La recente visita lampo in Ticino della ministra del 5% Widmer Schlumpf ha reso evidente che la questione ticinese rimane in alto mare.

A maggior ragione se si pensa a quanto sfacciatamente dichiarato dalla ministra in carica senza i voti: ossia che il Ticino non deve avere troppe pretese.

Ma il Ticino non ha troppe pretese. Il Ticino pretende che le sue caratteristiche vengano tenute nella considerazione che meritano, cosa che non è mai stata fatta. Questo non è troppo. Questo è il minimo. E se la ministra del 5% ritiene che sia troppo, che si dimetta e lasci il posto a qualcuno di più meritevole. E magari che, diversamente da lei, rappresenti una fetta consistente di cittadini – e non i tre gatti che votano il suo partitino.

Testa sotto la sabbia

Per oltre un decennio, la Confederazione, che contro la volontà dei ticinesi ha sottoscritto la devastante libera circolazione delle persone, ha ignorato tutti i segnali d’allarme provenienti da sud delle Alpi. Pur di non doverne prendere atto, si è trincerata dietro le statistiche taroccate della SECO. Di tutto e di più, per poter venire a dire che “non è vero che”.

Berna si è nascosta dietro la panzana delle misure d’accompagnamento alla devastante libera circolazione delle persone. Misure che notoriamente costituiscono cerotti sulla gamba di legno: se così non fosse, da Bruxelles gli eurofalliti avrebbero protestato. E la Svizzera, si sa, pur non essendo stato membro, è l’unica nazione a dare un peso a tali proteste. A darglielo malgrado non ce l’abbiamo affatto. Perché biechi burocrati come Durrao Barroso, tanto per fare un nome, contano come il due di briscola.

Il Consiglio federale si è sempre comportato come se il nostro Paese fosse parte dell’UE. Peggio: come se i suoi datori di lavoro fossero gli eurofalliti, e non i cittadini svizzeri.

Le alternative ci sono

Era chiaro che negare la realtà invocando le statistiche taroccate della SECO non era una tattica in grado di funzionare a lungo. Evidentemente i Consiglieri federali hanno fatto i conti senza l’oste. Credevano, a furia di ripetere – e far ripetere dall’informazione di regime  – fregnacce sulla necessità di “aprirsi all’UE”, di essere riusciti a fare il lavaggio del cervello ai cittadini. Di essere riusciti, cioè, a convincere gli svizzeri ad accettare di stare sempre peggio in nome del servilismo nei confronti degli eurofalliti:  poiché, a sentir loro, non ci sarebbero alternative.

Così, mentre gli stessi Stati membri manifestavano sempre maggiore insofferenza nei confronti di una costruzione europea fatta da burocrati privi di qualsiasi straccio di legittimazione popolare, la Svizzera, tramite un governo assolutamente incapace di difendere gli interessi del paese, continuava ad obbedire ossequiosa.

 A Berna i sette scienziati credevano che i cittadini non fossero in grado di alzare la testa. Pensavano che avrebbero accettato di stare sempre peggio nel nome di accordi bilaterali che hanno devastato il nostro mercato del lavoro e la nostra sicurezza. Hanno sbagliato di grosso. Adesso il loro compito è difficile. E lo crediamo bene. Invece di opporsi agli eurobalivi ne hanno sempre accettato i Diktat. Senza far passare a Bruxelles il messaggio che in Svizzera il popolo è sovrano e quindi con un voto è in grado di disfare quanto fatto, male, dal suo governo.

Adesso proprio questo è accaduto. E allora bisogna che finalmente la volontà popolare venga eseguita.

Il popolo comanda il CF

Il Ticino, contrariamente a quanto ha detto la ministra del 5% – che, come i suoi amici eurofalliti, non ha uno straccio di legittimità democratica (chi si assomiglia si piglia) – non ha affatto pretese eccessive. Il Ticino vuole che la decisione popolare del 9 febbraio venga messa in esecuzione quanto prima. Quindi frontalieri e padroncini vanno contingentati e la preferenza dei residenti nelle assunzioni deve diventare, o meglio tornare ad essere, realtà.

Il popolo è il capo dei sette scienziati di Berna. Non il contrario. La Consigliera federale non eletta si ficchi in testa che siamo noi a comandare lei e non viceversa. Altro che pretese eccessive!

Lorenzo Quadri