Nei Grigioni abolito il requisito della cittadinanza svizzera per gli aspiranti agenti

Il Canton Grigioni in alcuni campi può fungere da esempio. Per dirne una: da quelle parti per i migranti economici non è così facile attaccarsi alla mammella dello Stato sociale. Tuttavia, in materia di forze dell’ordine, a  Coira hanno toppato alla grande. Il Grigioni è infatti diventato il quinto Cantone – dopo Basilea Città, Svitto, Neuchâtel e Giura – a revocare il requisito formale della cittadinanza svizzera per le assunzioni in polizia. D’ora in poi, dunque, sarà sufficiente il permesso di domicilio (permesso C). Il motivo ufficiale è il bisogno (?) di allargare il bacino di reclutamento degli agenti. Sembra proprio  il classico pretesto di comodo, volto a mascherare l’ennesima iniziativa all’insegna della svendita della Svizzera nel nome del pensiero unico politikamente korretto.

Un pretesto

Infatti nel Canton Grigioni gli stranieri sono – sia in termini assoluti, che in termini percentuali – assai meno che altrove. In Ticino essi costituiscono oltre il 30% della popolazione. Nei Grigioni si fermano al 19%: 38mila su 200mila abitanti. Quelli con permesso C sono poi solo una parte di questi 19mila. All’interno di questa parte, bisogna trovare gli aspiranti poliziotti con tutti i requisiti necessari. Non si tratta certo di folle oceaniche. C’è quindi da dubitare che il bacino cui attingere le future forze dell’ordine si ampli in modo così significativo da giustificare la rottamazione di un requisito fondamentale come quello della cittadinanza svizzera!

Speriamo che i politicanti grigionesi non intendano raccontare la fregnaccia che tra i giovani con passaporto rosso gli interessati ad entrare nelle forze dell’ordine non si trovano, mentre invece tra gli stranieri abbondano.

Comandanti stranieri?

Per chi si occupa della sicurezza, compresa quella nazionale, la cittadinanza elvetica – e quindi il legame con la patria – non è un optional. I futuri poliziotti stranieri del Canton Grigioni dovranno svolgere le stesse mansioni dei colleghi svizzeri: altrimenti sarebbe “discriminazione”. Lo stesso vale per le possibilità di carriera. Quindi in futuro nei Grigioni (come pure negli altri 4 Cantoni citati sopra) il comandante della polizia cantonale potrebbe non essere cittadino elvetico. Bella roba!

Del resto, la “voglia matta” di sminuire la portata del passaporto rosso pare inarrestabile. La casta multikulti e sovranofoba lo vuole ridurre a pezzo di carta senza valore. Grazie, Triciclo!

Bella roba!

Il comandante dell’esercito, tale Thomas Süssli (Thomas chi?), quello che sogna le esercitazioni congiunte con la NATO (!), pensava di aprire l’armata svizzera agli stranieri. Con il bel risultato che un domani a decidere della sicurezza della Confederazione potrebbero essere ufficiali stranieri; magari col passaporto di Paesi ostili. Poi ha dovuto fare retromarcia. Ma è lampante che qui si sta davvero perdendo il patàn. Altro che abolire il requisito del passaporto rosso per entrare in polizia. Esso dovrebbe, al contrario, tornare ad essere obbligatorio per tutti i posti statali. Perché gli svizzeri, in casa loro, devono avere dei “vantaggi competitivi”, anche occupazionali, rispetto agli ultimi arrivati. Il solo diritto di voto non basta; tanto più che i $inistrati lo vorrebbero conferire pure ai migranti non integrabili in arrivo da altre kulture!

Anche per i politicanti…

E’ chiaro però che il difetto sta nel manico. Cioè in chi scrive le regole. Ovvero nei politicanti. Chi fa politica nelle istituzioni è il primo a dover avere un solo passaporto. Ma oggi non è così. Nei governicchi dei Cantoni siedono Consiglieri di Stato dalla cittadinanza multipla. Nel parlatoio federale, idem; specialmente tra le fila della gauche-caviar. Teoricamente, anche nel governicchio federale potrebbero sedere ministri con più passaporti! A quando un presidente della Confederazione svizzero solo per metà, o magari per un terzo?

Se  le leggi le fanno politicanti di origine straniera che non si sentono nemmeno abbastanza svizzeri per rinunciare al passaporto d’origine, è scontato che la svendita della nazione sia all’ordine del giorno. L’abolizione del requisito della cittadinanza elvetica per accedere alla polizia rientra chiaramente in questa casistica. Sarebbe bello – per quanto, ne siamo consapevoli, poco compatibile con il federalismo – che la Confederazione vietasse ai Cantoni di commettere una simile cappellata.

Negli anni scorsi la Lega aveva già chiesto, tramite mozione a Berna, che almeno i politicanti federali fossero tenuti ad avere solo il passaporto rosso. In altri paesi, ad esempio in Australia, è così. “Naturalmente” la proposta è stata bocciata dalla partitocrazia. Ma è chiaro che torneremo alla carica!

#votalegaoiltriciclotifrega

 

Lorenzo Quadri