Per la serie “chi l’avrebbe mai detto”, la Svizzera, quanto a criminalità, non è più un’isola felice ma, per quel che riguarda furti ed aggressioni, ha raggiunto i livelli dell’Unione europea. E’ il risultato, reso noto nei giorni scorsi, di un sondaggio commissionato dalla Conferenza dei comandanti delle polizie cantonali. 20 anni fa le cose stavano ben diversamente: il tasso di criminalità elvetico era il più basso d’Europa.

Non che ci volessero dei grandi studi per arrivare alle conclusioni sopra indicate. La realtà è sotto gli occhi di tutti. Ma se a dire che la criminalità è aumentata è la Lega e il Mattino, la risposta ufficiale è che non è vero niente, che le statistiche dimostrano che ai tempi dei Visigoti la situazione era peggiore di quella attuale, che sono tutte frottole della Lega populista e razzista. Invece adesso a dire che abbiamo perso il nostro status di isola sicura, di cui andavamo giustamente orgogliosi, è la conferenza dei comandanti della polizia. Un altro pezzo di “svizzeritudine” se ne è andato: è stato buttato nella cloaca delle “aperture” politikamente korrette.

 

Frontiere aperte uguale delinquenza

Cosa è successo, infatti, negli ultimi 20 anni? E’ fin troppo ovvio. E’ successo che si sono spalancate le frontiere, ed ecco i risultati. I nostri standard si sono abbassati al livello europeo. E di certo non è un caso se nel 1990, quando il tasso di criminalità elvetico era il più basso d’Europa, gli stranieri in Svizzera erano il 16%, mentre oggi sono il 22%.

Contemporaneamente uno studio SUVA indica che  negli ultimi 15 anni tra i giovani c’è stato un marcato aumento delle lesioni dovute ad episodi di violenza: il loro numero è triplicato.

Anche qui ci vorrebbe già un bel coraggio ad asserire che le frontiere spalancate non c’entrano! Ma naturalmente i giovani stranieri violenti sono un’invenzione della Lega populista, razzista e pure breivikiana.

E’ invece chiaro, ed ora statisticamente dimostrato, che frontiere aperta ed aumento della criminalità sul  nostro territorio vanno di pari passo.

 

Oscar alla tolla

Il colmo è che a redigere, per conto dei comandanti delle polizie cantonali, lo studio sull’aumento della criminalità, è stato il professor Killias: il quale, fino a qualche anno fa, dall’alto della sua “scienza” sosteneva addirittura che, con la libera circolazione delle persone, la criminalità sarebbe diminuita. E’ successo invece l’esatto contrario, ed è proprio lo studio Killias a smentire le teorie Killias. Un Oscar alla faccia di tolla a questo punto ci starebbe tutto.

Il fatto poi che non si abbia il coraggio di mettere apertamente a raffronto i due grafici, quello del numero di stranieri in Svizzera e quello del numero di furti ed aggressioni, la dice lunga. Evidentemente non si vuole ammettere che i razzisti, populisti e xenofobi avevano ragione. Del resto neppure nello studio SUVA sulla violenza giovanile “stranamente” si fa cenno a delle nazionalità.

 

Giro di vite

Lo studio dei comandanti delle polizie cantonali non ci dice in realtà nulla che già non sapessimo. E’ però la prova provata che vent’anni di politica migratoria scriteriata hanno sfasciato la nostra sicurezza, abbassandola a livelli europei. E’ la prova che, per l’ennesima volta, la Lega ed il Mattino avevano ragione. Altro che venirci a dire che “immigrazione uguale ricchezza”!

Adesso, solo un deciso giro di vite alla politica migratoria può cambiare la situazione sul fronte della criminalità, come pure per quel che attiene al mondo del lavoro.

 

Ciliegina sulla torta

Come ciliegina sulla torta, a dar ragione alla Lega e al Mattino ha provveduto, ai microfoni della RSI, anche il comandante della polizia della Città di Berna, che, commentando il dato sull’aumento della criminalità degli ultimi anni, ha dichiarato che, per combattere questo fenomeno, ci vuole più polizia sul territorio: ma le procedure sempre più cervellotiche hanno tolto agenti dal terreno, ossia da dove servono, per metterli negli uffici a produrre scartoffie inutili. I risultati si pagano, e doppiamente: non solo infatti ci sono meno agenti sul territorio, ma le procedure macchinose servono a tutelare i delinquenti.

Lorenzo Quadri