Lotta al terrorismo islamico: altro che blaterare di regole lesive dei diritti umani
Con i temi in votazione il prossimo 13 giugno c’è di che sbizzarrirsi. Tra i vari oggetti federali figura anche la nuova Legge contro il terrorismo. La questione fino a poco tempo fa non suscitava soverchio interesse mediatico. Fino a quando un gruppo di ex procuratori pubblici di $inistra ha pensato bene di mettersi a strillare contro l’opuscolo informativo, definendolo farlocco e chiedendo nientemeno che di annullare la votazione.
Eh già: visto che questi ex magistrati, contrari alla nuova Legge sul terrorismo, sanno che rischiano di beccarsi dalle urne una memorabile asfaltatura, tentano di impedire la votazione. Del resto, sono gli stessi che volevano rifare il “maledetto voto” del 9 febbraio 2014…
Legge blanda
Non si capisce come sia possibile opporsi alla nuova leggina antiterrorismo, che è all’acqua di rose. Del resto, se non lo fosse, la partitocrazia multikulti sotto le cupole federali non l’avrebbe certo approvata. I soldatini bernesi del triciclo sono ossessionati dal mantra del “non discriminare”. Mai avrebbero accettato qualcosa di anche solo vagamente non conforme a tale sacro dogma. Come infatti ha dichiarato l’ex procuratore pubblico ex P$ Jacques Ducry dalle colonne del giornale di servizio del partito delle tasse (LaRegione), la legge è “fin troppo garantista”. Eppurei contrari straparlano di violazioni dei diritti umani. Del resto, i contrari sono gli stessi che affermano che “sa po’ mia” espellere un terrorista islamico straniero se costui si troverebbe in pericolo nel paese d’origine.
Interventi preventivi
La legge permette d’intervenire preventivamente in caso di minaccia terroristica. E in Svizzera, come afferma il Servizio delle attività informative della Confederella (non il Mattino populista e razzista) la minaccia terroristica è elevata. Niente di strano: “grazie” all’assistenza sociale facile ai migranti economici, combinata con le frontiere spalancate, gli estremisti islamici possono stabilirsi in da noi e mettersi allegramente a carico del nostro Stato sociale. Così possono passare la propria giornata a radicalizzare, mentre il solito sfigato contribuente gli paga le rendite!
Già da tempo la Lega solleva il problema a livello federale. Ma naturalmente il governicchio bernese si è sempre rifiutato di intervenire. Idem la partitocrazia triciclata in parlamento.
Minaccia concreta
In Svizzera la minaccia terroristica non è solo astratta. Come sappiamo il rischio si è già concretizzato. Questo a Morges (dove c’è pure scappato il morto) ed a Lugano. Gli attentatori erano noti per i loro contatti con ambienti legati alla jihad. Si sapeva che costituivano un pericolo. Però erano liberi di andare dove volevano.
La nuova leggina in votazione il 13 giugno rende possibili delle misure preventive proprio in casi simili. Si tratta soprattutto di misure che limitano (di poco, che ben s’intenda) la libertà di movimento. Si va dall’imposizione di partecipare a dei colloqui al divieto di avere contatti con determinate persone (ad esempio collegate ad ambienti terroristici); dall’obbligo di presentarsi regolarmente presso una determinata autorità agli arresti domiciliari. Quest’ultimo provvedimento è riservato ai casi più gravi, quelli in cui misure più lievi si sono dimostrate inefficaci, e deve adempiere ad una lunga serie di requisiti. Inoltre va sempreapprovato dal giudice dei provvedimenti coercitivi.
Tutte le misure hanno una durata limitata e contro ciascuna di essaè possibile interporre ricorso presso il Tribunale amministrativo federale. Vale, come sempre, il famoso principio della proporzionalità.
Bisogna fare anche altro
Si tratta quindi di tutelare la sicurezza pubblica da persone pericolose che, guarda caso, spesso e volentieri – trattandosi di potenziali terroristi islamici – arrivano da “altre culture”. Prendere dei provvedimenti per ridurre il rischio che queste persone rappresentano è il minimo. Ed i provvedimenti contenuti nella nuova legge antiterrorismo sono davvero all’acqua di rose. Oltretutto, le nuove misure comporterebbero un benvenuto effetto deterrente nei confronti degli islamisti che intendono stabilire la propria base in Svizzera.
E’ chiaro: occorrerebbe fare anche parecchio altro. Ma è innegabile che la nuova leggina antiterrorismo sia un passo nella direzione giusta. Il fatto che venga avversata dagli immigrazionistidella gauche-caviar parla a suo favore. Il bello è che costoro sono poi gli stessi che sostenevano ad oltranza lo sciagurato lockdowndeciso dal governicchio federale, che ha privato onesti cittadini di elementari diritti costituzionali. Ma evidentemente i $inistrati dei diritti dei cittadini se ne impipano. La priorità sono le libertà degliislamisti pericolosi che ci siamo messi in casa a seguito di una politica migratoria scriteriata. Applausi a scena aperta!
Lorenzo Quadri