Cappellate alla griglia

I deliri politikamente korretti e woke imperversano anche alle nostre latitudini. Il WWF, non avendo niente di meglio da fare, ha pensato “bene” di mettersi a starnazzare perché, nella stagione delle grigliate, la carne verrebbe pubblicizzata troppo e con sconti eccessivi rispetto a quanto previsto per le alternative vegane. Secondo i grandi intellettuali del WWF, le grigliate sarebbero “un’abitudine di altri tempi”. Ma che vadano a scopare il mare!

Questi esagitati animalisti, così come pure i climatisti (le due categorie si coprono), pretendono di rieducarci a suon di ricatti morali e di cancellare le nostre abitudini, per sostituirle con quelle che piacciono a loro. Del resto, anche la sciagurata Legge divoratrice di elettricità (c’è tempo ancora fino a mezzogiorno per votare NO!) mira a ridurre il consumo di carne del 70%, con tutte le conseguenze del caso per il nostro settore agroalimentare e per i prodotti tipici del territorio. Prodotti che certi esaltati vorrebbero semplicemente cancellare. Perché, secondo costoro, dovremmo ridurci a mangiare tofu ed insetti.

Il WWF, se voleva guadagnare qualche punto, avrebbe fatto meglio a non protestare contro degli sconti: ma del resto gli animalisti da salotto urbano e con il borsello rigonfio non hanno certo bisogno delle “azioni” dei grandi magazzini per riempirsi il carrello della spesa.

Dopo la sbroccata del WWF, l’invito è quello a moltiplicare costine, bratwurst e cervelat sulle griglie estive!

Ma, in materia di cappellate, il WWF è in buona compagnia. Nei giorni scorsi, infatti, la Frisco ha deciso di togliere dalla scatola dei gelati Winnetou la caratteristica immagine dell’omonimo indiano, per “tenere conto dei cambiamenti sociali”.

Sicché, secondo questi tamberla, il disegnino di un Pellerossa (si può ancora scrivere “Pellerossa”?) potrebbe “offendere” qualcuno. Che livello.

Non si rendono neppure conto, i maghi del marketing woke, che con le loro pensate del piffero indispettiscono la clientela abituale. Un po’ come quei pozzi di scienza che hanno voluto censurare i moretti.

Anche nel caso Frisco, visto che di ingrassare aziende che praticano la politichetta woke non se ne parla nemmeno, l’invito è di acquistare i gelati di altri produttori. Per fortuna, le alternative non mancano.

Lorenzo Quadri