Il Gigante giallo assume informatici a Lisbona. Per kompagni e $indakati l’è tüt a posct
Recitando il solito, sempre meno credibile, mantra della “penuria”, l’ex regia federale mira a risparmiare sugli stipendi. Mentre i camerieri bernesi di Bruxelles fanno finta di niente. Ovviamente l’interpellanza leghista è già partita
Ah beh, questa ci mancava! Ma la Posta, in passato uno dei simboli della Svizzera, ci sta prendendo per il lato B? Nei giorni scorsi, il fu Gigante giallo ha annunciato, tramite logorroico comunicato stampa, che procederà ad una massiccia delocalizzazione del settore informatico in Portogallo, a Lisbona. Lì la Posta intende assumere, nel medio termine (!), 120 specialisti IT (Information Technology: uella). Naturalmente la scusa addotta è sempre la stessa: la presunta “penuria” di personale qualificato in Svizzera.
Il mantra della “penuria” – declinato in svariate salse – sta diventando il coperchio per tutte le pentole. Il pretesto per giustificare ogni sorta di cappellata. Possibile che in Svizzera ci sia “penuria” di tutto?
E poi: mica ci dicevano che la devastante libera circolazione delle persone sarebbe servita a combattere la “penuria” di manodopera specializzata? E adesso, dopo oltre vent’anni di frontiere spalancate ed un aumento della popolazione del 21%, ancora c’è “penuria” di personale? Vuol dire che la libera circolazione ha portato qui solo immigrati che NON rispondono alle necessità del Paese! Quindi: ABOLIRE!
Un milione all’anno… per cosa?
Nei numerosi incontri tra i vertici della Posta e la commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del consiglio nazionale, il tema della “penuria” di informatici e della delocalizzazione in Portogallo non è mai emerso. Oltretutto, il fu Gigante giallo non è nemmeno in grado di spiegare in modo decente la propria posizione. Si nasconde genericamente dietro la digitalizzazione del mercato ed i pensionamenti previsti nei prossimi anni. E il CEO della Posta, ovvero il buon Roberto Cirillo (non patrizio di Corticiasca), se ne accorge adesso che ci saranno dei pensionamenti e che la digitalizzazione avanza? Non lo sapeva prima? Viene pagato un milione all’anno per cosa? Per creare occupazione a Lisbona?
Precedente deleterio
Nel suo comunicato, la Posta parla di 120 collaboratori e collaboratrici del settore informatico che verranno assunti sul medio termine a Lisbona. Chiaramente, la cifra è pompata nel tentativo di giustificare l’ingiustificabile. I vertici del Gigante Giallo vorrebbero farci credere che in tutta la Svizzera non si trova qualche decina di informatici e nemmeno dall’oggi al domani ma, appunto, sul medio termine? Siamo seri. Per non parlare della storiella dei portoghesi “altamente formati” (più formati degli svizzerotti gnucchi) e con una cultura del lavoro simile alla nostra. A noi risulta che le migliori università si trovino in Svizzera e non in Portogallo. E’ chiaro che qui siamo davanti ad una delocalizzazione a tutti gli effetti, dettata da convenienza economica (stipendi più bassi). Ed è inquietante che a compiere questo passo sia un’ex regia federale come la Posta, in passato tra i simboli del Paese. Si sta creando un pericoloso precedente. Sia per altri ambiti (adesso la Posta delocalizza l’informatica in Portogallo; e domani?) che per altre aziende (para)pubbliche.
Per non parlare del pessimo esempio che l’incresciosa vicenda portoghese sta dando all’economia privata. Se il settore pubblico è il primo ad aprire “centri di sviluppo” all’estero con personale straniero, è evidente che gli imprenditori “con scarsa sensibilità sociale” si sentiranno ancora più legittimati ad impiparsene alla grande del mercato del lavoro locale.
Sempre peggio
La mattanza di uffici postali evidentemente non bastava. E neppure ridurre sempre più i servizi al cittadino-utente. In patria la Posta continua a tagliare “come se niente fudesse”. Adesso arrivano anche le delocalizzazioni in Portogallo di settori cosiddetti altamente qualificati. Senza dimenticare che incombe pure lo spettro del telelavoro. E’ evidente che per telelavorare non serve essere sul territorio per cui… avanti con l’assunzione di stranieri residenti all’estero, ovviamente a paghe estere, da far lavorare da casa! Come scritto più volte su queste colonne il telelavoro, che la partitocrazia insiste stoltamente nel magnificare, segnerà lo sfacelo definitivo dell’occupazione in Ticino.
Campa cavallo
Per maggiormente evidenziare la presa per il lato B, la Posta ha dichiarato che entro il 2030 intende creare 200 impieghi nel settore IT in Svizzera. Campa cavallo che l’erba cresce! Il 2030 è lontanissimo. Il mondo può cambiare nel giro di pochi mesi. La guerra in Ucraina e la pandemia di stramaledetto virus cinese ce l’hanno insegnato. Però gli svizzerotti dovrebbero starsene buoni e bersi promesse relative ad un remoto futuro, mentre nel presente vengono sontuosamente infinocchiati?
La mossa della Posta è deleteria anche per l’immagine internazionale della Svizzera. La Confederella con le sue top università non sarebbe in grado di formare un pugno di informatici per la Posta? Ossignùr!
Grazie, kompagni!
Ecco le belle performance della Posta a conduzione $ocialista: smantellamenti e delocalizzazioni. Eh già: il presidente del CdA del fu Gigante giallo è il kompagno Christian Levrat, già presidente nazionale del partito $ocialista, piazzato alla Posta per meriti partitici dalla ministra “di riferimento”: ovvero la kompagna Simonetta “Penuria” Sommaruga, pure lei P$. Grazie $inistrati! Ricordiamocene alle prossime elezioni! E chissà come mai i $indakati ro$$i non s’indignano per la delocalizzazione in Portogallo di impieghi “ad alto valore aggiunto”, ed anzi dichiarano che l’è tüt a posct”? Forse perché tra kompagni non ci si pesta la coda a vicenda? Se la stessa mossa l’avesse compiuta un’azienda privata e non infeudata ai $ocialisti, quanto scommettiamo che i $indakalisti si sarebbero messi immediatamente a strillare al massimo dei decibel? Come sempre a $inistra: due pesi e due misure!
Lorenzo Quadri