Qual è l’obiettivo dello scempio? Aumentare gli utili? Oppure la licenza bancaria?
Lo smantellamento della rete postale incontra nuove resistenze dalla politica. E per fortuna che le incontra. Perché, se così non fosse, ci sarebbe davvero da chiedersi cosa ci sta a fare la politica. Il termine smantellamento non è certo un’esagerazione, bensì la descrizione di quello che i grandi manager postali progettano. Come noto infatti l’ex Gigante giallo vuole tagliare entro il 2020 circa 550 dei 1400 uffici postali.
Il malcontento è generalizzato. Perché questa volta non si vanno a colpire solo le solite sfigate regioni periferiche, che tanto non contano un tubo, bensì anche quelle che periferiche non sono per nulla. Improvvisamente gli zurighesi si sono visti chiudere gli uffici postali nel centro città. E non hanno gradito affatto: chi ha osato commettere il sacrilegio? Oltretutto è difficile nascondersi dietro la tesi che gli uffici in questione avessero poca utenza.
Delirio di onnipotenza?
Tanta arroganza postale è difficile da comprendere. Sembra proprio che i manager gialli siano affetti da delirio di onnipotenza. E che non si rendano nemmeno conto che la forza della Posta sta proprio nel suo radicamento nel territorio, che loro vogliono tagliare. E soprattutto, che non si rendano conto che non stanno azzoppando un’azienda qualsiasi. No, stanno devastando una tradizione svizzera; un pezzo della nazione.
I vertici della Posta se ne sbattono delle opposizioni. Sia comuni che cantoni sono del tutto impotenti davanti agli smantellamenti. Se inizialmente i manager dell’azienda pensavano di abbindolare qualche amministrazione comunale facendo balenare i vantaggi delle agenzie postali, il giochetto è durato poco. Il ragionamento era semplice: far apparire i comuni conniventi se non addirittura complici, per poi scaricare su di loro la responsabilità delle chiusure, mandandoli allo sbaraglio davanti ai propri cittadini. Qualcuno ingenuamente c’è cascato. Ma i comuni hanno imparato in fretta la lezione, e adesso più nessuno si fa turlupinare.
I Cantoni
Non sono messi meglio i Cantoni. A questo livello si muovono sia i parlamenti che i governi. I primi con iniziative cantonali. Ne ha fatta una anche il Ticino, ottenendo il sostegno di Ginevra e Vallese. I secondi convocando i responsabili del gigante giallo. Accade però che, a dimostrazione della coda di paglia dei vertici postali, agli incontri con i governi cantonali non ci vanno i numeri uno o due. Vengono mandati i quadri intermedi, che poi naturalmente si nascondono dietro le decisioni prese da altri. La macchina dello scaricabarile è attiva a pieno regime. Anche tra dirigenza e consiglio d’amministrazione della Posta, è tutto un rimpallo. Con l’intenzione di fare ai cittadini e agli esponenti politici il gioco delle tre carte.
Il vero scopo…
C’è da chiedersi quale sia l’obiettivo finale dei manager postali. Certamente massimizzare gli utili per la goduria del Consiglio federale che si trova poi delle entrate supplementari da utilizzare a piacimento. E’ infatti notizia recente che nel primo trimestre del 2017 la Posta ha realizzato un utile di 267 milioni di franchi, in aumento di 75 milioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Ma guadagnare sempre di più è un obiettivo fine a se stesso? C’è chi ritiene che in realtà il vero scopo della Posta sia ottenere la licenza bancaria dalla Finma, per poi poter andare a fare concorrenza alle banche cantonali disponendo della copertura della Confederazione. Questo sarebbe uno scenario totalmente negativo. I tagli dolorosi non servirebbero nemmeno per arrivare ad un risultato nell’interesse comune, ma solo per fare ulteriori danni. Le banche cantonali non hanno affatto bisogno della nuova concorrenza che la Posta mira a fare.
Conniventi o abbioccati?
A Berna qualcosa si muove, nel senso che le commissioni dei trasporti e delle telecomunicazioni di entrambe le Camere federali hanno presentato delle mozioni al governo chiedendo di rivedere i criteri che attualmente definiscono il servizio pubblico postale. Quelli in vigore, come ben si vede, permettono alla Posta di fare i propri interessi di saccoccia, impipandosene di tutto e tutti.
E qui ci si accorge che il Consiglio federale, malgrado rappresenti la proprietà della Posta, ciurla nel manico. Infatti, non ne vuole sapere di arginarla. L’intenzione del governo, e dunque in prima linea della ministra competente ossia la Doris uregiatta, è quindi quella di lasciare mano libera ai manager postali per smantellare, nell’ordine: un servizio pubblico, un datore di lavoro di primaria importanza ed un pezzo di nazione. Altre spiegazioni per la sua passività non ce ne sono. Se non quella dell’abbiocco perenne. Dunque c’è poco da stare allegri.
Lorenzo Quadri