Nuova misura punitiva a danno dell’utenza. Ma la kompagna Sommaruga pensa alle ecotasse
La direzione della Posta è cambiata. Al posto della Susanna “un milione all’anno” Ruoff, giubilata a seguito dello scandalo dei sussidi che Autopostale ha truffato alla Confederella, è arrivato il Roberto Cirillo (non patrizio di Corticiasca e nemmeno di Gurtnellen). La grande capa è cambiata, la musica però è sempre la stessa. Ed infatti l’ultima pensata del Fu Gigante Giallo è di quelle che gridano vendetta. La Posta ha annunciato, come se niente fudesse, che dal prossimo primo luglio chi effettua i pagamenti allo sportello verrà pesantemente gravato di ulteriori costi. Una vera e propria mazzata. E a beccarsela sarà quella clientela, in genere anziana, che non ha dimestichezza con i pagamenti on-line, o che – a torto o a ragione – non si fida di questi sistemi. Non si fida perché da un lato la sicurezza non è garantita, dall’altro non lo è nemmeno la privacy.
Il disegno è chiaro
Però i manager postali fanno di tutto e di più per forzare l’utenza a spostarsi sull’online, penalizzando pesantemente nel borsello chi vuole rimanere ancorato alla tradizione. Il che è particolarmente riprovevole, dato che queste persone “tradizionaliste” sono spesso anziane. Ed a metterle in difficoltà per ingrassarsi le saccocce è un’azienda statale. Il disegno è chiaro. I “magnager” postali vogliono svuotare artificialmente gli uffici postali per poi avere la scusa per chiuderli dicendo che l’affluenza è insufficiente. Invece di offrire un servizio pubblico, lorsignori vogliono mettere i cittadini al proprio servizio.
Come se “niente fudesse”
E’ forse il caso di ricordare che la Posta non si trova nella condizione di dover risparmiare per sopravvivere. Ogni anno registra utili per centinaia di milioni di franchetti. Nel 2018 (che non è stato un anno brillante) erano 405. In altre annate la cifra era doppia. Se gli uffici postali sono in passivo, questi passivi vengono ampiamente compensati da altri settori d’attività. Il Parlamento ha più volte stabilito che le forsennate chiusure di uffici postali, “ovviamente” accompagnate dalla cancellazione di posti di lavoro, dovevano cessare. Ma la Posta va avanti come se niente fudesse. E i camerieri dell’UE in Consiglio federale, conniventi, ronfano.
Lo scopo della Posta non è fare utili che poi finiscono nel calderone delle casse della Confederella e vengono usati per regali all’estero o per mantenere finti rifugiati. La Posta deve offrire un servizio ai cittadini-utenti-consumatori. Invece non lo sta facendo.
La kompagna Sommaruga ronfa?
E chi è la Consigliera federale competente per i servizi postali? Risposta: è la ministra del devono entrare tutti, kompagna Simonetta Sommaruga. La signora è stata direttora della Fondazione per la protezione dei consumatori dal 1993 al 2000, e presidenta della medesima Fondazione dal 2000 al 2010. Visti i precedenti professionali, la kompagna Simonetta dovrebbe essere sensibile alle istanze (uella) dei consumatori. E allora, perché sta a guardare davanti allo scellerato aumento tariffale deciso dalla Posta per chi effettua pagamenti allo sportello? Forse che la sua unica priorità è vessare gli automobilisti e rapinare i cittadini con nuove tasse e balzelli in nome dell’isterismo climatico? Se ne deve dedurre che il P$$ ed i suoi esponenti istituzionali condividono gli smantellamenti dei servizi postali e la penalizzazione dei consumatori anziani?
La Lega si muove
Intanto la Lega dei Ticinesi, tramite chi scrive, non ha mancato di farsi sentire, presentando una mozione al Consiglio federale in cui chiede al governicchio bernese di attivarsi presso l’ex Gigante Giallo affinché desista dall’ennesima boiata annunciata!
Lorenzo Quadri