Altro che segnalare alla SEL i leghisti che non vogliono fare i fabbricatori di svizzeri!
Uhhh, che pagüüüraaa!
Il presidente del Consiglio comunale di Lugano, il PPD Michele Malfanti, ha inviato di recente una richiesta d’intervento alla Sezione Enti Locali (SEL). Perché la SEL dovrebbe attivarsi? E contro chi?
La SEL, a mente del presidente del CC, dovrebbe sanzionare i 4 membri leghisti della Commissione delle petizioni – Gianmaria Bianchetti, Nicholas Marioli, Enea Petrini ed Omar Wicht – i quali da inizio settembre hanno deciso di non più partecipare alle sedute in cui si discute delle concessioni dell’attinenza comunale. Prendono invece regolarmente parte alle altre attività della Commissione.
Eh già: se qualcuno pensava che l’azione di protesta della Lega fosse un fuoco di paglia destinato a rientrare presto, ha fatto male i conti. Si va avanti ad oltranza! Le naturalizzazioni facili sono una realtà che va cambiata.
Il problema è l’attesa?
La partitocrazia fabbrica-svizzeri si preoccupa perché i candidati all’attinenza luganese a suo dire “attenderebbero troppo” prima di ottenere il passaporto rosso. Ad un certo punto, la Commissione delle petizioni ha pure introdotto le sedute doppie, per naturalizzare di più. Sembra quasi che la principale preoccupazione del legislativo luganese sia distribuire passaporti rossi. In questo periodo, poi.
Se i tempi d’attesa per ottenere l’attinenza comunale sono lunghi, il motivo è semplicemente che le richieste sono troppe. E’ qui che sta il problema. E’ una semplice questione di quantità. Chi è davvero motivato ad ottenere la cittadinanza elvetica, perché si sente svizzero, non si farà certo scoraggiare da qualche mese in più d’anticamera. Se invece i troppi aspiranti svizzeri di comodo perdono la pazienza, il problema è solo loro.
Invece di interpellare la SEL perché i membri leghisti della Commissione delle petizioni non ci stanno a rendersi complici della fabbrica di svizzeri, magari sarebbe il caso di interpellarla per mettere fine alla pratica delle naturalizzazioni facili di candidati non integrati. Come sappiamo, perfino persone che poi risultano essere sospettate di legami con l’estremismo islamico e che la Confederazione reputa un pericolo per la sicurezza nazionale, come il famoso imam di Viganello (a proposito: che fine ha fatto il dossier?) possono ottenere il passaporto rosso. Ed infatti l’imam oggi sarebbe cittadino elvetico, se non fossero intervenuti i servizi informativi federali.
Ricordiamoci che nel nostro Paese il primo attentato islamista con morto è stato messo a segno lo scorso settembre a Morges da un terrorista turco naturalizzato.
Nel senso contrario
Sarebbe bello se un qualche istanza ricorsuale mettesse fine alle naturalizzazioni facili. Invece gli interventi di questo tipo, quando ci sono, vanno nel senso opposto. Almeno per quanto attiene a Lugano, nei rari casi in cui un’attinenza comunale non viene concessa – e se in Consiglio comunale si trova una maggioranza contraria alla naturalizzazione, vuol dire che il caso è davvero eclatante – basta che il candidato la cui domanda è stata respinta impugni la decisione, che il servizio ricorsi del Consiglio di Stato puntualmente gli dà ragione! Magari è il caso che qualcuno ci “guardi dietro”: perché è ora di finirla di svilire il passaporto rosso. L’andazzo è deleterio per il futuro della Svizzera. Ai neosvizzeri di comodo, infatti, ben poco importa dell’indipendenza, della sovranità e delle peculiarità del nostro paese. Sono cose che neppure conoscono. Figuriamoci se sono interessati a conservarle. Quindi, costoro voteranno regolarmente per l’omologazione alla fallita UE e contro gli interessi nazionali.
Doppi passaporti in politica
Altra questione che deve tornare sul tavolo è quella dei doppi passaporti in generale, ma in prima linea in politica, ed in primissima linea in politica federale. Non sta né in cielo né in terra che ci siano deputati che occupano una cadrega nel parlamento di Berna con in tasca un passaporto straniero: quello del paese d’origine, che evidentemente considerano la loro vera patria. Ed il fatto è che di casi simili ce ne sono sempre di più. Specie nei ranghi ro$$overdi. Basti pensare che il nuovo copresidente del P$ svizzero Cedric Wermuth è un binazionale che vuole introdurre lo ius soli (ovvero: chi nasce in Svizzera diventa svizzero automaticamente) e pure rendere l’albanese ed il serbo croato lingue nazionali.
O ci diamo una mossa…
E’ chiaro che presupposto per l’elezione a determinate cariche deve essere il possesso del solo passaporto elvetico. Il naturalizzato che vuole mettersi in politica, dunque, fa il piacere di rinunciare alla cittadinanza del paese d’origine. In altri Stati funziona così. Perché da noi no? O ci diamo una mossa, o sarà troppo tardi.
Certo che se a Lugano il massimo che la partitocrazia riesce a produrre è la segnalazione alla SEL di chi non ci sta a rendersi complice della fabbrica di svizzeri, vuol dire che ormai il triciclo è andato completamente a male.
Lorenzo Quadri