Le mestruazioni sono il nuovo pretesto per mungere sussidi e privilegi
Qui si sta veramente perdendo il patàn (o il patòn). Il governicchio cantonale ha pensato bene di inventarsi un progetto pilota che prevede la distribuzione gratuita di assorbenti nelle scuole ticinesi. La richiesta in tal senso era stata avanzata dalla gioventù $ocialista. Quella che si era premurata di sottolineare che “la maggioranza delle persone con mestruazioni sono donne”.Ancora non abbiamo ricevuto informazioni a proposito degli uomini con mestruazioni.
Certo che se la priorità della scuola ro$$a ticinese è la distribuzione gratuita di assorbenti igienici, vuol dire che siamo proprio alla frutta. Si tratta, certo, di prodotti necessari. Embè? Mica sono gli unici. Perché allora non distribuire gratuitamente pannoloni agli anziani incontinenti? O pannolini per i bimbi piccoli?
Oppure, se si vuole restare nell’ambito scolastico: forse che le mutande non sono (almeno per ora, in futuro non sappiamo) altrettanto indispensabili di quel che ci sta sotto? Le ragazze potranno presentarsi in classe con gli assorbenti, ma senza le mutandine? O in futuro verranno istallati nelle scuole anche dei distributori di slip e boxer?
Nel contempo – curiosa coincidenza – viene annunciato che in quel di Milano si terrà, udite udite, il primo festival mondiale del mestruo. Sì, del mestruo. Perché evidentemente è questo il problema principale della metropoli lombarda: il mestruo. Mica la delinquenza o la disoccupazione.
Che il governicchio cantonale dia seguito a richieste strampalate come la distribuzione gratuita di assorbenti a scuola, è l’ennesima dimostrazione di asservimento alle pretese dell’ideologia “gender”sempre più isterica ed arrogante, e del femminismo ro$$overdetalebano ed androfobo. Oltretutto orientati non già alla parità, ma all’ulteriore, perpetua mungitura di prestazioni statali, pagate dai contribuenti.
In passato le mestruazioni erano considerate un inconveniente da superare con una pastiglietta. Oggi vanno ostentate per ottenere sussidi e trattamenti privilegiati. E hanno il coraggio di chiamarlo progresso.
Lorenzo Quadri