Rapina a Molinazzo di Monteggio: qualcuno non ha capito da che parte sorge il sole

Uhhhh, che pagüüüüraaa! Adesso la vicina Penisola pretende di comandare in casa in nostra. Vaneggia di poter influire sui dispositivi di sicurezza che il Ticino mette in atto a difesa della propria popolazione. Il casus belli, si ricorderà, è stato una tentata rapina avvenuta a Molinazzo di Monteggio. I malviventi, ma tu guarda i casi della vita, erano entrati dal Belpaese. Sicché la polizia cantonale ha messo in atto il necessario dispositivo di sicurezza. Ciò ha comportato la chiusura serale della dogana di Ponte Tresa, generando colonne. Apriti cielo: il sindaco di Lavena Ponte Tresa è sbroccato contro il nostro Cantone, farneticando di frontalieri tenuti in ostaggio. E dimenticandosi, come di consueto, che tanti suoi concittadini hanno la pagnotta solo grazie al Ticino. E dimenticandosi anche che esiste una cosa chiamata “sovranità nazionale”.

La Regione approva

Le sbroccate del sindaco sono sfociate nell’ennesimo inutile atto parlamentare in Regione Lombardia. A presentarlo, politicanti che – è ovvio – sono in fregola di visibilità presso l’interessante bacino elettorale dei frontalieri. Lo scorso martedì sera la  Regione Lombardia ha approvato l’atto parlamentare in questione. Esso chiede di sollecitare l’intervento di Roma per “chiedere spiegazioni alla Confederazione elvetica (sull’accaduto) e una disciplina condivisa e regolamentata in presenza di situazioni simili”.

Uhhhh, che pagüüüüraaaa!

Si chiuderà ancora

Qui qualcuno non ha capito da che parte sorge il sole. Le misure di sicurezza più adeguate in caso di rapina sul nostro territorio ad opera di delinquenti transfrontalieri le decide il Ticino da solo. Senza che il Belpaese ed i suoi politicanti abbiano da fare un cip. La Penisola non ha nessunissima facoltà di mettere il becco nella gestione della sicurezza del nostro territorio. La Regione Lombardia, Roma, Bruxelles, il Sistema solare e la Via Lattea possono dire quello che vogliono: questa realtà non cambia di una virgola. Se si verificheranno altri casi come quello della tentata rapina di Molinazzo di Monteggio, le frontiere verranno nuovamente chiuse. Eccome che verranno chiuse. Per tutto il tempo che sarà necessario.

E se, a causa dei provvedimenti di sicurezza che l’autorità ticinese adotterà – unilateralmente ed a proprio insindacabile giudizio –  i frontalieri dovranno stare in coda, se ne faranno una ragione. In caso contrario, possono sempre trovarsi un lavoro in patria, evitando così di dover varcare il confine quotidianamente. Del resto tanti ticinesi stanno in colonna in casa propria, ogni santo giorno, a causa dell’invasione di auto con targhe azzurre, che ha portato al collasso la nostra viabilità.

Due righe al Pirellone?

Sarebbe a questo punto consigliabile che il governo ticinese – senza perderci troppo tempo perché il caso non merita – mandasse due righe alla Regione Lombardia ribadendole un concetto di estrema semplicità. Ossia che non comanda in casa nostra. E ricordandole, inoltre, che il Ticino, grazie al quale almeno 200mila italiani della fascia di confine hanno la pagnotta sul tavolo (frontalieri, padroncini e rispettive famiglie) pretende di venire trattato con rispetto. In nessuna circostanza tollererà che chi gli deve tutto si permetta di criminalizzarlo. In caso contrario, prenderà – ovviamente in maniera unilaterale – le contromisure che riterrà più opportune.

Se del caso…

Ora, è ben probabile che Roma metterà la richiesta della Regione Lombardia in un cassetto, e lì la lascerà. Se però dovesse darvi un qualche seguito, ad esempio scrivendo a Berna, è certo che la kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga si schiererà all’istante dalla parte della Penisola e contro il Ticino. In questo caso, comunque, si tratterà semplicemente di mandare a quel (bel)paese solo i vicini a sud, ma anche la kompagna Simonetta. Che mai ha posso paglia per sostenere il nostro Cantone.

Lorenzo Quadri