Eh beh, era chiaro che sarebbe andata a finire così. Il ministro dell’interno $ocialista, Alain Berset, propone la sua riforma pensionistica. Ancora una volta, riforma risulta essere un modo elegante per dire “tagli” e meglio: pensione a 65 anni per tutti, aumento dell’IVA al 10%, tagli sempre del 10% alle rendite LPP.
Adesso aspettiamo di vedere le arrampicate sui vetri dei kompagni nel tentativo di giustificare il loro ministro.
Al di là di questo, la proposta del kompagno Berset suscita alcune domandine facili facili.
Ad esempio:
1) Non solo la $inistra, ma l’intero arco costituzionale del politikamente korretto e della multikulturalità, SECO compresa, ama ripetere ad oltranza che l’immigrazione, oltre ad essere “uguale ricchezza” (sic) è necessaria per finanziare le nostre pensioni. L’immigrazione in regime di libera circolazione delle persone ha preso un andazzo del tutto scriteriato, in un decennio sono arrivati 700mila immigrati (l’equivalente di due Cantoni Ticino) eppure bisogna (?) tagliare sulle pensioni. Ma come? Vuoi vedere che non è vero che gli immigrati finanziano le nostre pensioni? Ed infatti è proprio così, e ci sono studi che dimostrano che gli immigrati, troppi dei quali non lavorano, di pensioni non finanziano neppure le loro, figuriamoci le nostre.
2) L’IVA è ormai diventata (assieme agli automobilisti) la mucca da mungere in ogni occasione. Servono soldi per le ferrovie? Aumentiamo l’IVA. Per finanziare l’AVS? Aumentiamo l’IVA. E via elencando. Per i signori del “tassa e spendi”, continuare a dopare l’IVA ha due vantaggi, uno pratico ed uno ideologico. Quello pratico: il prelievo fiscale tramite aumento dell’IVA risulta spalmato e quindi il contribuente sul momento se ne accorge meno. Se ne rende conto quando tira le somme, ma ormai è troppo tardi. Si dice (non provateci!) che, se si mette un rospo in una pentola piena d’acqua e la si scalda a fuoco lento, il rospo rimane bollito vivo senza accorgersene. Il principio è lo stesso.
Quello ideologico: più l’IVA sale, più ci avviciniamo all’UE.
3) Andare a penalizzare fiscalmente i consumi in periodo di crisi economica non pare una scelta particolarmente intelligente.
4) Soprattutto, prima che il Consiglio federale si sogni anche solo di presentare al parlamento una proposta di tagli alle pensioni, vogliamo sapere:
– quanto è stato tagliato sugli aiuti all’estero?
– Quanto è stato tagliato sui finti asilanti?
– Quanto è stato tagliato sui contributi di coesione alla fallita UE?
– Quanto è stato tagliato agli immigrati nello Stato sociale?
– Quanto è stato tagliato alla kultura senza pubblico?
Visto che, come c’è da sospettare, alle voci suindicate di tagli non ne sono stati proprio fatti, da AVS e da secondo pilastro non si taglia un centesimo.
5) Studi federali ammettono che esiste un problema di povertà tra le persone anziane (problema sempre negato in Ticino dai partiti $torici per non dover dare ragione alla Lega che chiede la Tredicesima AVS per gli anziani di condizione economica modesta). La povertà tra gli anziani la si risolve tagliando sulle pensioni?
Mistero della riforma AVS del kompagno Berset!
Lorenzo Quadri