Inutile che la direzione dell’azienda cerchi di delegittimare le critiche: lorsignori hanno preteso di farsi finanziare da un’imposta ma pensano di poter ridurre al silenzio chi è costretto a pagare?
In casa RSI cominciano a suonare i campanelli d’allarme. La scorsa settimane Mediapulse ha fornito i dati dell’audience dei primi sei mesi del 2015. Si scopre che le reti RSI perdono complessivamente 5.7 punti percentuali, passando da 35.5% a 29.8%. Anche SRF e RTS sono scese, ma di tre punti percentuali circa. Il calo della RSI è stato dunque del doppio rispetto a quello delle “consorelle”.
Un mese fa, per contro, la RSI è stata sonoramente bocciata dai cittadini ticinesi, che hanno detto njet al canone obbligatorio per tutti – che è poi altro non è se non una nuova imposta.
Inceppamento?
Dunque sembra proprio che l’ingranaggio si stia inceppando. La pretesa della SSR di farsi finanziare tramite un’imposta ha certamente esasperato gli animi. Pretendendo di far pagare il canone (più caro d’Europa) anche a chi non vuole o non può disporre di apparecchi di ricezione si è andati troppo in là. Oltretutto sarebbe opportuno rendersi conto che non si può prima vendere il principio di causalità come se fosse il dogma universale e poi quando fa comodo fare retromarcia per far pagare tutti “senza giusta causa”.
Giusto per non farsi mancare niente, il nuovo sistema lo si è pure voluto imporre a suon di ricatti: in caso di No ci sarebbe andato di mezzo il Ticino, la coesione nazionale, l’italianità, e chi più ne ha più ne metta. Perché, per meglio spaventare i cittadini, prima della chiamata alle urne la votazione è stata caricata di ogni sorta di significati extra. Una decisione su un modello (sbagliato) di riscossione del canone è diventata una decisione sui massimi sistemi. Ma i ticinesi non ci sono cascati.
Si relativizza
Fa quindi uno strano effetto vedere che dalle pagine del Corrierone del Ticino di mercoledì il presidente della CORSI Gigio Pedrazzini fa inversione di marcia, dichiarando che si è votato su un nuovo sistema di percezione del canone. Interessante notare come anche la caduta degli ascolti venga relativizzata. In fondo sono solo “uno tra tanti” elementi di giudizio. Ohibò. Se gli ascolti invece di scendere fossero saliti, scommettiamo che si sarebbe venduto il risultato come un grande trionfo, altro che relativizzare…?
Establishment schierato
Ma a fare ancora più specie è la lamentela da parte del presidente della CORSI che nessuno difenderebbe la RSI dagli attacchi (?). A noi risulta invece che tutti i partiti, tranne Lega ed Udc, si siano schierati, anche il 14 giugno, pro-RSI. Idem la totalità della stampa, tranne il Mattino. Perfino il Procuratore generale John Noseda, prima della votazione sul canone obbligatorio, si è prodotto in un’invasione di campo (alla faccia della separazione dei poteri) naturalmente a sostegno della causa radiotelevisiva.
Il problema è che la RSI è stata mazzuolata dai cittadini non perché abbandonata dall’apparato, ma malgrado la difesa ad oltranza da parte dell’apparato. E il problema è che dopo la batosta del 14 giugno a Comano e a Besso non è cambiato nulla. Perché l’azienda è impermeabile ad ogni critica sul servizio offerto. Il Consiglio del pubblico e l’ombudsman sono delle semplici foglie di fico. L’obiettivo è far credere che lo spettatore abbia voce in capitolo. La vera funzione è, invece, dare ragione all’emittente sempre e comunque, in una continua orgia di autocertificazione. Del resto il Consiglio del pubblico fallisce già nella sua composizione. Dovrebbe per definizione rappresentare “il pubblico”. Quindi le varie sensibilità politiche e sociali dal paese. Invece rappresenta solo quelle dell’azienda, dato il plateale sbilanciamento verso sinistra, mentre la Lega viene di proposito tagliata fuori.
Scaricati dal cittadino
L’unica “facoltà” rimasta allo spettatore è quella di non accendere il televisore o di cambiare canale, pagando comunque il canone più alto d’Europa. E da un mese continua a pagarlo anche se butta via la TV. Al contrari di quel che sembra credere il presidente della CORSI Gigio Pedrazzini, non è certo il mondo “politico, economico e culturale” ad aver scaricato la RSI. E’ il comune cittadino. Magari perché è stufo di sorbirsi propaganda europeista spacciata per servizio pubblico? Ma a Comano e a Besso nemmeno ci si chiede cosa stia succedendo. Figuriamoci, il problema non esiste. Il consiglio del pubblico certifica che “l’è tüt a posct”. L’audience? E’ un elemento irrilevante. E comunque è tutta colpa dei populisti e razzisti della Lega e del Mattino.
Lorenzo Quadri