Dal 2020 LA2 verrà spenta e confinata al web: e la programmazione sportiva in TV?
Ma guarda un po’. La RSI ha confermato che LA2 nel 2020 chiuderà i battenti. Nel senso che il secondo canale televisivo della RSI non esisterà più nella forma attuale ma verrà trasferito sul web con contenuti modificati.
Ciò significa che le dirette e gli approfondimenti sportivi attualmente in onda su LA2 non si potranno più vedere in TV ma solo sul computer o sui dispositivi mobili. (Della programmazione della seconda rete citiamo solo lo sport perché, se viene cancellato dal palinsesto qualche soporifero dibattito politico in cui intervengono sempre i soliti tromboni, non se ne accorge nessuno).
La novità naturalmente viene venduta (male) come un passo avanti (?), un adeguamento alle abitudini dei giovani. Il che è francamente ridicolo, perché i giovani la televisione “lineare” non la guardano proprio, e le cose non cambiano spostandola sul web.
Per il pubblico “diversamente giovane” – che poi è la grande maggioranza dell’utenza della RSI – quello che non smanetta sul tablet ma è tecnologicamente fermo al telecomando, si tratta invece di un chiaro smantellamento.
E qui viene in mente il modus operandi della Posta, che chiude 600 uffici postali dicendo che ci sono le app per telefonino, e tenta di spacciare l’operazione come “miglioramento del servizio”. Evidentemente prendere la gente per scema è il nuovo corso delle aziende pubbliche federali.
Più risorse, ma intanto si taglia
Chiamiamo dunque questi “miglioramenti del servizio”, questi “avvicinamenti al pubblico giovane”, con il loro nome: smantellamenti. E quello progettato in casa RSI ha l’aggravante di arrivare dopo che l’obbligo di pagare il canone radioTV è stato imposto anche a chi non ha né la radio né il televisore.
E cosa si diceva per giustificare la plateale ingiustizia dell’estensione dell’obbligo del pagamento del canone più caro d’Europa anche a chi non ha né radio né TV? Si diceva che la SSR ha bisogno di tante risorse perché deve garantire un’offerta equivalente nelle tre regioni linguistiche.
Ohibò. Ma quindi, se l’offerta deve essere “equivalente nelle tre regioni linguistiche”, anche nella Svizzera tedesca ed in Romandia ci saranno canali che verranno chiusi e deportati sul web? Risposta del direttore della RSI kompagno Maurizio Canetta: No, ciò accade solo alla RSI perché quest’ultima dispone di meno mezzi.
Offerta meno “equivalente”?
Qui i conti non tornano: si sta forse smontando proprio quell’ “offerta equivalente” usata come pretesto per giustificare nel 2015 il canone obbligatorio per tutti, ed adesso il rifiuto dell’iniziativa No Billag? L’ “offerta equivalente” su cui si sono montati ettolitri di panna sta forse diventando sempre meno equivalente? Gli utenti della SSR, per parafrase Orwell, sono tutti uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri?
Non è che ci hanno raccontato – e ci stanno tuttora raccontando – un sacco di fregnacce?
E il canone?
In casa RSI si prospetta di tagliare sull’offerta. Dal 2020 chi non ha computer o tablet o altro non vedrà più le dirette sportive. Addio derby hockeistico Lugano-Ambrì, tanto per fare un esempio. Per molti utenti non si tratta di un taglio di poco conto.
Visto che l’offerta diminuisce, è ovvio che bisogna diminuire anche il canone. Da questo non si scappa. O si pensa di prendere i cittadini per i fondelli all’infinito?
Lorenzo Quadri