L’improvvisa scomparsa di Marco Borradori ha colpito Lugano ed il Ticino come un fulmine a ciel sereno. Ancora oggi, a quasi tre settimane di distanza dal tragico evento, si fatica a capacitarsene. Con la sua lunga e sfavillante carriera politica (protagonista da tre decenni) e la sua presenza costante tra la gente, Marco era considerato alla stregua di una realtà immutabile: di quelle che, di certo, non possono venire a mancare da un giorno all’altro.
Proporzioni mai viste
L’enorme cordoglio popolare, le lunghe code alla camera ardente, la fiaccolata davanti al municipio, le petizioni per intitolare allo scomparso sindaco una piazza, una strada, il nuovo stadio, hannodimostrato come Marco fosse apprezzato al di là delle posizioni politiche.
Un lutto collettivo di queste proporzioni non si era mai visto in Ticino, e nemmeno in Svizzera.
Alla cerimonia funebre presso lo stadio di Cornaredo sarebbero state presenti almeno il doppio delle persone, se la Confederellaed il governicchio non avessero imposto all’ultimo momento il tampone o il certificato covid, mentre i $inistrati hanno fatto di tutto per spingere la gente a stare a casa: bisognava ad ogni costo evitare che l’odiato leghista ricevesse il tributo popolare che si era guadagnato sul campo! C’è chi non rinuncia alla politichettanemmeno davanti alla morte improvvisa di un personaggio benvoluto come Marco Borradori.
Gli avvoltoi
Era tuttavia ovvio che lo squallore dei soliti noti non sarebbe certo scomparso come per incanto. Si è così assistito alla fiera dei tapiniche, in costante fregola di visibilità, hanno cavalcato il dramma per gonfiarsi l’ego e mettersi in mostra sui troppi media che infesciano questo sfigatissimo Cantone, millantando inesistenti familiarità con il compianto sindaco.
Non poteva mancare il nutrito stormo di avvoltoi della partitocrazia e della stampa di regime: quelli che sono corsi a profetizzare il disastro della Lega dopo–Borradori. Dimenticandosi, ma guarda un po’, che la Lega è già sopravvissuta alla morte del Nano, del ConteZio, di Flavio Maspoli, di Michele Barra, di Giorgio Salvadé e di altri ancora. Di certo non darà ai suoi numerosi ed incattiviti odiatori (“hater”) alcuna soddisfazione. Questa è una promessa; ed è anche quello che Marco avrebbe voluto.
Facce di lamiera
La cosa più urtante è però stata la faccia di lamiera di taluni soggetti ed organizzazioni.
Politicanti, partiti, giornalai ed altri figuri che hanno spalato palta sul sindaco fino al giorno del suo decesso, che l’hanno denunciato penalmente e trattato in pubblico e sui media da delinquente, bugiardo ed incapace, si sono dimostrati privi perfino di quel minimo di dignità necessaria, nella tragica circostanza, a tacere e a stare a casa. Lorsignori, senza vergogna alcuna, hanno pensato “bene” di portare in piazza la propria ributtante ipocrisia: si sono pavoneggiati alla camera ardente, hanno fatto le prefiche allo stadio, e c’è chi si è spinto fino a pubblicare annunci funebri (vero Verdi-anguria? Vero kompagni?). Sarebbe il colmo se al funerale avesse partecipato anche qualcuno dei cifoli che cifolavano in piazza Riforma il Primo Agosto: visto che al peggio non c’è limite, non dubitiamo che possa essere accaduto.
La foga di apparire e l’illusione di essere “qualcuno” (?) gioca brutti scherzi. Marco Borradori era un signore: dovunque andasse,faceva bella figura. Certi personaggetti, invece, hanno un solo modo per non sfigurare: non mostrarsi. Purtroppo, non ci arrivano.