La guerra dei rottamatori della Svizzera contro la Civica

La scorsa settimana, in occasione della conferenza di fine anno scolastico, il direttore del DECS kompagno Manuele Bertoli  ha precisato di essere contrario ad ogni aumento della griglia oraria. Ohibò, perché sollevare questo tema? Evidentemente il riferimento è all’iniziativa popolare generica per l’insegnamento della Civica a scuola. Un’iniziativa, promossa da un comitato interpartitico, ed appoggiata dalla Lega, che i radiko-$inistri vedono come il fumo negli occhi e tentano quindi in ogni modo di ostacolare. La citata iniziativa chiede che la Civica diventi una materia d’insegnamento con tanto di valutazione. La valutazione è una condizione imprescindibile. Non c’è bisogno di una laurea in pedagogia per sapere che niente valutazione uguale niente studio e di conseguenza niente apprendimento.

Civica vs insegnamento religioso
Al proposito Bertoli sta notoriamente tentando di contrapporre la civica all’insegnamento religioso, ed ha sottoposto ai promotori tale ipotesi. Eh già: non volendo né l’uno né l’altro, il direttore del DECS tenta di metterli collisione di modo che si neutralizzino a vicenda.
Ha pure minacciato, il direttore del DECS, di far invalidare l’iniziativa popolare con qualche cavillo legale: a dimostrazione della considerazione di cui godono i diritti popolari in certa parte politica. Ovvio: i diritti popolari da anni impediscono l’ingresso della Svizzera nella fallita Unione europea, ingresso anelato dai kompagni che sono ancora fermi all’internazionale socialista.
 Il disprezzo della $inistra nei confronti dei diritti popolari  si è ben palesato dopo il votazione del 9 febbraio. Ossia: quella votazione bisogna rifarla perché i cittadini sono scemi e non capiscono. Nel frattempo  però i kompagni hanno abbassato le orecchie; e di ripetere la votazione non parlano più. Perché, evidentemente, sanno benissimo che l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa” riscuoterebbe ancora più consensi.

Multikulti
La levata di scudi da parte dei vertici del DECS nei confronti dell’insegnamento della civica non è difficile da spiegare. E’ chiaro che chi, come Bertoli, ha inneggiato alla nazionale svizzera multikulturale con toni da romanzetto d’appendice ottocentesco (ma com’è bello, dice Bertoli, che gli stranieri siano in maggioranza, speriamo che anche in tutta la Svizzera gli stranieri diventino la maggioranza in nome della multikulturalità, che bella l’immigrazione scriteriata senza alcun limite) non può che essere contrario alla proposta. Da notare, piccola parentesi, che il popolo ticinese ha plebiscitato il freno all’immigrazione. Ma il presidente di turno del governo, con le sue dichiarazioni, prende la volontà popolare a pesci in faccia.

Adesione all’UE
Chi vuole la rottamazione della Svizzera, della sua autonomia, della sua sovranità, non può che opporsi all’insegnamento della civica. Meglio mantenere le giovani generazioni nell’ignoranza di quelle specificità elvetiche che si vogliono smontare. Una rottamazione che ha il bieco obiettivo di renderci sempre più eurocompatibili. E quindi per poterci portare nella fallita Unione europea. Il che equivarrebbe – lo capiscono anche i paracarri – alla fine della Svizzera.
E’ il caso di ricordare che il P$, partito di Manuele Bertoli e dei vertici della scuola,  vuole l’adesione all’UE e l’abolizione dell’esercito.
Non ci vuole molta fantasia per immaginare che l’azione di boicotaggio nei confronti dell’insegnamento della civica per motivi ideologici da parte di chi vuole rottamare la Svizzera è destinata a continuare; e al proposito se ne sentiranno di tutti i colori. Ben oltre quella che è la portata dell’iniziativa in sé. Perché la questione è di principio.
E’ evidente che i vertici politici della scuola pubblica vogliono a tutti i costi evitare infiltrazioni che non vadano nella direzione che vorrebbero loro: internazionalismo, frontiere spalancate, multikulturalità completamente fallita, politikamente korretto. Ma è ora che questo pensiero unico venga scardinato dalla scuola pubblica. Che è di tutti. E non dei troppi pseudoeducatori di $inistra che fanno politica in classe e dei loro conniventi responsabili politici.
Lorenzo Quadri