Perché il presunto calo della disoccupazione (calcolato in base ad indicatori taroccati) non viene messo in relazione con l’esplosione dei casi d’assistenza?

 

E ti pareva se i produttori seriali di statistiche taroccate della SECO non se ne uscivano a dire che anche in Ticino la disoccupazione è in calo, che il tasso di senza lavoro in giungo è sceso di 0,2 punti percentuali dal 3.5% al 3.3%, e via snocciolando numeri e tabelle. L’obiettivo di questo esercizio è fin troppo manifesto: tentare di far credere che sul fronte del lavoro “tout va bien, madame la Marquise”, che non c’è alcuna emergenza, e che quindi la devastante libera circolazione delle persone senza limiti è una figata pazzesca: sicché sabotare il “maledetto voto” del 9 febbraio è cosa buona e giusta.

 

Problemi? Ma quando mai!

Naturalmente le statistiche della SECO sull’occupazione fanno il paio con le sue recenti esternazioni, che datano solo di un paio di settimane fa, in base alle quali il dumping salariale in Ticino “non è un grosso problema”. E comunque, secondo la direttrice Marie Gabrielle Ineichen Fleisch Serbelloni Mazzanti Viendalmare, la colpa per la situazione occupazionale nel nostro Cantone è del Ticino stesso che “non prende in mano la situazione”.

Eh certo: ci sono segretarie frontaliere pagate 9 Fr lordi all’ora –  ultima scoperta del sindacato OCST – però il dumping salariale “non è un problema”. Quanto al non prendere in mano la situazione: è evidente che negli ultimi 8 anni, il DFE targato PLR non ha fatto un tubo a tutela del mercato del lavoro ticinese. Tuttavia a congelare il potenziamento delle misure accompagnatorie alla devastante libera circolazione delle persone non è stato certo il Ticino. E’ stato il consiglio federale. E più precisamente il ministro dell’Economia, ancora PLR, Johann Schneider Ammann. Che è poi il capo di Madame Marie Gabrielle.

 

Njet al potenziamento

Ed è stato sempre il Consiglio federale a dire njet a proposte incisive a tutela del mercato del lavoro ticinese: ad esempio lo “scambio automatico d’informazioni” sulle notifiche dei padroncini. Questo scambio di informazioni permetterebbe al fisco italiano di identificare evasori a migliaia, dal momento che i padroncini lavorano tutti in nero. Però secondo la kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga,  trasmettere al fisco italiano l’elenco delle notifiche “sa po’ mia”. Ohibò, ma la Svizzera – ed in prima linea i kompagni – non montavano la panna sulla necessità di combattere l’evasione fiscale e con questa storiella hanno sfasciato la piazza finanziaria? Però l’evasione fiscale dei padroncini non è un problema? Anche l’evasione fiscale è a due velocità? C’è quella buona e quella cattiva?

 

Indicatori farlocchi

Tornando all’ultima statistica  farlocca della SECO sulla disoccupazione, ovviamente allestita a scopo propagandistico pro devastante libera circolazione delle persone: si sa benissimo che queste statistiche si basano su indicatori che non sono rappresentativi della realtà. Se infatti, come è il caso, una persona che lavora un’ora alla settimana risulta occupata, è chiaro che poi i conti non tornano. Inoltre nelle statistiche della disoccupazione non figurano i senza lavoro che sono stati rifilati all’assistenza o all’AI, quelli che seguono programmi d’inserimento professionale, i giovani parcheggiati in una qualche scuola, chi semplicemente ha rinunciato a lavorare (ad esempio perché in famiglia c’è  già un reddito, del marito o della moglie, e ci si arrangia con quello) e così via.

 

E l’assistenza?

Si va a strombazzare che il tasso di disoccupazione diminuisce, però lo si fa in perfetta malafede, per ingannare i cittadini. Infatti non si dice che il numero delle persone in assistenza è letteralmente esploso e continua a crescere. Le persone in assistenza in questo ridente e solatìo Cantone sono quasi 8500: 1000 in più rispetto al luglio del 2013. In cinque anni la crescita è stata del 40% e la tendenza è sempre al rialzo. E ricordiamoci che, grazie alle deleterie politiche della ministra del 5% Widmer Schlumpf, ci deve ancora arrivare addosso la scoppola dello smantellamento della piazza finanziaria, con conseguente massiccia perdita di posti di lavoro.

Ed è anche perfettamente inutile venirci a raccontare storielle rassicuranti sull’aumento dei posti di lavoro in Ticino. Può anche darsi che aumentino, il problema è che i frontalieri aumentano a ritmo ben più rapido. Ciò vuol dire che nuovi posti di lavoro creati in Ticino non vanno a vantaggio dei residenti: essi, al contrario, si trovano sempre più tagliati fuori. Vanno a vantaggio dei frontalieri.

 

Rapporti-alibi

Cominciamo ad averne “piene le scuffie” che i signori della SECO, naturalmente tutti scienziati, tentino maldestramente di dipingere scenari rosei, su mandato dei padroni del Consiglio federale, pensando, in questo modo, di prendere in giro i ticinesi. E non solo. E’ ovvio che questi rapporti taroccati servono al Consiglio federale (capo della SECO) come alibi per continuare a fregarsene del mercato del lavoro ticinese devastato: “ma le statistiche dicono che… per cui non servono misure particolari”: è il bieco ritornello che a Berna si sente ormai da anni.

E, tanto per una volta, ci troviamo d’accordo con l’ex presidente P$ Saverio Lurati, che nelle scorse settimane ha scritto: “sarebbe il caso di delocalizzare questi inetti della SECO per un mese in Ticino” affinché si rendano conto della reale situazione del nostro Cantone.

Altro che starsene barricati in un comodo ufficio bernese sotto il condizionatore che soffia e il bicchierone di the freddo sulla scrivania, con lauto stipendio e posto di lavoro garantito fino alla pensione, a giochicchiare con le statistiche e ad autoerotizzarsi cerebralmente con i grafici pensando di prendere per il lato B chi il lavoro non ce l’ha perché il Ticino, per colpa della libera circolazione delle persone, è diventato – Corriere di Como dixit – la “valvola di sfogo della crisi occupazionale lombarda”.

Lorenzo Quadri