L’allegra combriccola sta “infesciando” gli indirizzi di posta elettronica dei Comuni

 

La Società di pubblica (in)utilità (SSUP) di questi tempi sta “infesciando” gli indirizzi di posta elettronica di vari Comuni. La società in questione è quell’organizzazione che, non avendo di meglio da fare, pretende di cambiare il nostro inno nazionale e di trasformarlo nell’ennesima ciofeca multikulti. Così, tanto per dare una mano alla casta spalancatrice di frontiere nella “sacra missione” della cancellazione della nostra identità.

La comunicazione ai municipi della Società di pubblica (in)utilità, come si sarà immaginato, riguarda proprio l’inno nazionale. L’allegro gruppetto invita le autorità locali a far cantare, in occasione del primo agosto, il salmo svizzero attuale, con però l’aggiunta di nuova strofa che fa così:

“Croce bianca: unità, campo rosso: libertà, simboli di pace e d’equità.

Forti se aiutiamo i deboli, servi della libertà, liberi.

Siamo aperti al mondo, siamo aperti al sogno:

la bandiera svizzera, segno della nostra libertà.”

 

Non ci vuole una grande fantasia per accorgersi che si tratta dell’ennesima truffa. Il tentativo di contrabbandare il solito mantra delle “aperture” perfino nell’inno nazionale è evidente.

“Arrivare dalla popolazione”?

La società di pubblica (in)utilità si premura di spiegare che: “Negli scorsi due anni alcuni rappresentanti dei comuni ci hanno chiesto se fosse possibile cantare il nuovo testo proposto prima della sua approvazione ufficiale. Sì, si può. Infatti, l’inno attuale è stato cantato per decenni in parallelo al vecchio inno (“Ci chiami o Patria”). Inoltre è dal 1894 che il Consiglio federale continua sottolineare che un inno deve arrivare dalla popolazione e non può essere dettato dall’alto”.

A parte che la storiella dei Comuni che avrebbero contattato la Società è una pietosa fregnaccia: è assai più probabile che i demolitori del salmo svizzero non se li sia filati nessuno. La storiella della nuova strofa che “arriverebbe dalla popolazione” la raccontate a qualcun altro. Popolazione un piffero: questo è l’ennesimo parto (aborto) dell’establishment internazionalista e multikulti.

Ed infatti nel Comitato di  sostegno (uella!) al nuovo inno troviamo tra gli altri: Manuele Bertoli (P$), Fulvio Caccia (PPD), Franco Cavalli (P$), Luigi Pedrazzini (PPD), Fabio Pedrina (P$) e Fulvio Pelli (PLR).

Segnatevi bene questi politicanti – ed i relativi partiti d’appartenenza. La partitocrazia del triciclo PLR-PPD-P$$, dopo aver spalancato le frontiere all’invasione, vorrebbe pure gettare nel water il salmo svizzero. Quello nuovo non deve parlare di Svizzera e men che meno deve citare Dio! Bisogna inneggiare al multikulti, all’integrazione, ai migranti, alle “aperture”!

Interessante poi notare che nell’era del “sa po’ mia!” – limitare l’immigrazione? “sa po’ mia!”; tutelare il mercato del lavoro ticinese dall’invasione da sud? “sa po’ mia!”; applicare la preferenza indigena? “sa po’ mia!” – si scopre che contribuire alla demolizione dell’identità svizzera rottamando perfino l’inno nazionale, invece,  “sa po’”! Che schifo, $ignori. Che schifo!

Avviso ai naviganti

C’è da sperare che, almeno in Ticino, nessuna autorità comunale sarà tanto stolta da aderire all’invito della Società di pubblica (in)utilità a  manomettere il salmo svizzero, ciò che equivarrebbe a prendere a pesci in faccia i propri concittadini.

Se però il prossimo Primo agosto le cose dovessero andare diversamente, poco ma sicuro che sul Mattinopubblicheremo i Comuni, con relativi sindaci, presi a tal punto dalla smania di “aperture” e multikulturalità da non arretrare nemmeno davanti allo stupro dell’inno nazionale.  Tutte informazioni utili in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.

Lorenzo Quadri