Ma il Consiglio federale continua a porgere l’altra guancia: la nostra

La piazza finanziaria elvetica, frutto di decenni di lavoro di chi è venuto prima di noi, è una componente essenziale del nostro benessere, o di quello che ne resta.
Da circa quattro anni la piazza finanziaria svizzera è sotto il fuoco incrociato di paesi stranieri in bancarotta, incapaci di far pagare le imposte ai propri concittadini. Anche perché la corruzione e la mala gestione imperante in questi paesi ne ha fatto schizzare la fiscalità a livelli stellari. Ma naturalmente costoro non si pongono alcun problema nel montare in cattedra a moraleggiare contro la Svizzera. E un governo federale dalla debolezza vergognosa, anche perché filoeuropeista e questo contro la volontà della popolazione, accetta di prendere lezioni da paesi stranieri bancarottieri per colpa propria.
Invece di difendere la propria piazza finanziaria, i posti di lavoro e le entrate fiscali da essa generata, la politica elvetica ha calato sempre più le braghe, in una spirale discendente che, ben lungi dal soddisfare chi si è lanciato all’assalto della diligenza elvetica, ne ha solo alimentato ulteriormente gli appetiti.
In sostanza, la Svizzera continua a cedere in un’orgia di autofustigazione moraleggiante di stampo politikamente korretto. E chi ne beneficia, ben lungi dal ringraziare, continua a trattare il nostro Paese a pesci in faccia. Senza che da parte nostra qualcuno si sogni di reagire. E mica vorremo rischiare di venire tacciati di razzismo e xenofobia…
Dopo l’Italia e la Germania (mentre da Berlino si dice di voler concludere accordi fiscali, vari Länder continuano imperterriti ad acquistare CD bancari rubati) adesso arriva la Spagna, ormai messa come la Grecia.
La Spagna ha di recente rifiutato alla Svizzera l’estradizione di Hervé Falciani, che ha rubato decine di migliaia di dati bancari, con l’argomentazione che quanto fatto da Falciani secondo la legge spagnola non costituisce reato.
Non che l’argomento di Madrid sia privo di senso. Ma chi usa questi argomenti deve poi aspettarsi che anche la controparte faccia la stessa cosa.
Quindi, poiché in Svizzera esiste il segreto bancario, ad ogni e qualsiasi richiesta d’informazione da parte di organizzazioni sovranazionali non elette da nessuno o di Stati esteri falliti e/o ipocriti (come gli USA che hanno al loro interno il Delaware ossia la prima lavatrice di denaro del mondo) bisogna rispondere picche. Non si molla nemmeno uno straccio d’informazione. Invece il Consiglio federale autorizza illegalmente trasmissioni di informazioni e poi modifica a posteriori, con la complicità di tutti partiti tranne Lega ed Udc, la base legale a giustificazione del proprio operato.
La Spagna ha quindi solo da azzardarsi a presentare qualsivoglia richiesta alla Svizzera che si vedrà ripagata con la stessa moneta. La volontà spagnola di colpire il nostro paese con uno schiaffo politico camuffato sotto l’apparenza delle procedure corrette è manifesta. Addirittura plateale lo è, poi, nella petizione  di tale organizzazione Transparency now, lanciata a margine della sentenza di Madrid sul caso Falciani.
La petizione, con monumentale ignoranza ed indecente ipocrisia, definisce la Svizzera «capitale mondiale del sistema dei paradisi fiscali che facilitano la corruzione e l’evasione fiscale». Questa è, semplicemente, da denuncia penale. E come la mettiamo, tanto per citare alcuni esempi con le strane isolette nella Manica, con la piazza londinese (che dovrebbero trovarsi nell’UE), con il Delaware, con Hong Kong, Singapore e compagnia bella? La Svizzera, nella foga di calare le braghe, ha sfasciato il proprio segreto bancario ed ecco come viene ricompensata. E il Consiglio federale non ha nulla da dire in merito a simili farneticazioni? I cittadini elvetici sono d’accordo che il loro paese venga insultato senza alcuna reazione da parte dell’autorità?
Lorenzo Quadri