Cure a domicilio, piccoli Spitex ed infermieri privati: il Cantone deve agire

La scorsa settimana, la Conferenza dei presidenti dei 6 servizi ticinesi di assistenza e cure a domicilio d’interesse pubblico (SACD) ha lanciato l’allarme su un tema che il Mattino “coltiva” già da un po’: l’esplosione incontrollata dei costi nel settore, appunto, delle cure a domicilio. Esplosione provocata dai piccoli servizi privati (Spitex) e dagli infermieri indipendenti. I quali – non per remenarla sempre, ma è un dato di fatto – non di rado hanno “targhe azzurre”.

Diciamo i piccoli Spitex privati perché quelli più grandi, per requisiti richiesti e controlli ai quali sono sottoposti, sono assimilabili a dei SACD d’interesse pubblico. Rimane comunque una sostanziale differenza: i SACD sono tenuti ad offrire le proprie prestazioni a tutti i pazienti, non possono quindi rifiutare quelli più difficili da gestire o anche da raggiungere (zone discoste). Per i privati vige invece la libertà di contrarre, e dunque di selezionare l’utenza più interessante. Ed essendo imprese commerciali possono ovviamente fare utili, a differenza delle organizzazioni pubbliche.

Percentuali allucinanti

L’esplosione dei piccoli Spitex privati e degli infermieri indipendenti – sia per numero, che per ore di prestazioni erogate – non è spiegabile solo con l’invecchiamento della popolazione. 

Riportiamo un paio di cifre che abbiamo pubblicato alcune settimane fa (repetita iuvant), limitandoci a quelle più significative. 

Nel 2018, per le prestazioni erogate dagli Spitex privati, in Ticino l’ente pubblico spendeva 3.6 milioni. Nel 2023 la cifra è salita a circa 12 milioni: in 5 anni l’aumento è stato di quasi il 230%. 

Per gli infermieri indipendenti, siamo passati dagli 1,8 milioni del 2018 agli oltre 6.8 nel 2023, con una crescita del 266%.

Per i SACD nel 2018 si spendevano 30.6 milioni, contro i  35.2 del 2023: quindi un aumento del 15.1%. Una simile percentuale può essere considerata ragionevole; le altre due no. 

Ci sono poi i servizi d’appoggio (trasporti, centri diurni, pasti a domicilio, eccetera). Anche nel loro caso, la spesa a carico dello Stato si è impennata: era di 19 milioni nel 2018, è di 38.5 nel 2023, con una crescita vicina al 102%.

La mungitura di Lugano

E’ quindi manifesto che le uscite stanno galoppando fuori controllo. E il conto lo paga il contribuente.

In prima linea quello di Lugano. 

In Ticino il settore anziani è infatti finanziato per il 20% dal Cantone e per l’80% dai Comuni. I vari meccanismi perequativi fanno sì che il contributo complessivo della città di Lugano diventi circa uguale a quello del Cantone. Per il 2023, esso ammonta a 60 milioni di franchi. Nel 2018 erano 40: in soli 5 anni, l’incremento è stato di ben 20 milioni. E questi soldi ce li mette il contribuente luganese! 

Effetti sui premi di cassa malati

A pagare non è però solo lo Stato, ma pure le casse malati. Anche i costi a carico di queste ultime esplodono. E gli assicuratori malattia, inutile precisarlo, si rifanno sui cittadini, semplicemente aumentando i premi. 

Pertanto, se i premi di cassa malati in Ticino schizzano di continuo verso l’alto, uno dei motivi è anche l’impennata del numero dei piccoli Spitex privati e degli infermieri indipendenti, e delle prestazioni da essi erogate. In media il settore privato fornisce ad ogni utente oltre il doppio delle ore dei SACD pubblici: i conti non tornano. 

Non siamo ovviamente contrari all’iniziativa privata. Ma qui si tratta di privati finanziati tramite le imposte ed i premi di cassa malati. 

E siamo anche davanti ad una moltiplicazione della spesa che non trova alcuna giustificazione oggettiva: pertanto il Cantone deve intervenire. Ad esempio, come suggerisce la Conferenza dei presidenti dei SACD, tramite delle moratorie.

Chi non fa i compiti

Nel settore anziani, la principale voce di spesa sono… le case per anziani. Per il 2023 l’ente pubblico contribuirà a coprirne i costi con 194 milioni di franchi (il resto ce lo mettono gli ospiti – con le rette – e le casse malati). 

Le residenze per anziani della città di Lugano sono gestite dall’ente LIS, e risultano le meno costose in assoluto. Il motivo sono le economie di scala. Anche i residenti ne traggono vantaggio: le rette massime sono le più basse del Cantone. 

La scorsa settimana è stata inaugurata ufficialmente, dopo i lavori di ristrutturazione, la casa Centro l’Orizzonte di Colla. Si tratta di una struttura piccola (42 posti) e situata in una regione discosta: gestita da sola, sarebbe chiaramente ineconomica. Ma la gestione in rete con le altre case anziani cittadine permette di abbassare i costi in modo importante: ad esempio grazie a servizi condivisi, acquisti centralizzati, eccetera. 

Sono tante le strutture che potrebbero mettersi in rete. C’è però chi si rifiuta di farlo. E quindi sceglie di proposito di costare di più. Ma non è normale che lo Stato continui a finanziare con soldi pubblici questo genere di scelte. 

Per Lugano, poi, al danno si aggiunge la beffa. Infatti, le sue case per anziani contribuiscono ad abbassare i costi globali del settore a livello cantonale. Però la città si trova a finanziare le diseconomie altrui. 

E’ chiaro che così non si va avanti.

Lorenzo Quadri