A chi crede di “far scena” con le opinioni del professore universitario amico, è il caso di ricordare che per ogni parere giuridico che dice Bianco, se ne possono raccogliere 10 che dicono Nero
Ma guarda un po’: il portale antileghista Ticinonline ed il correlato quotidiano 20 Minuti (che alcuni maligni soprannominano la Novella 2000 dei poveri) tornano a montare la panna sul divieto di burqa; divieto plebiscitato dal popolo ticinese ma in urto con i Diktat della $inistra progressista (?) politikamente korretta e multikulturale.
Il modus operandi è sempre quello che abbiamo visto dopo il 9 febbraio: intimidire e denigrare il popolo bestia che ha osato dare torto all’area radikal-chic-$inistrorsa-politikamente korretta: perché notoriamente quell’area detiene la Verità e quindi chi non si accoda è, come minimo, un becero populista e razzista.
Evidentemente qualcuno che crede che andare ad interpellare il professore universitario amico chiedendogli un parere sulla costituzionalità o anticostituzionalità dell’iniziativa antiburqa sia un grande scoop, addirittura da prima pagina. Con tutto il rispetto per l’accademico interpellato, si tratta della solita “raccolta di cicche”: perché per un parere giuridico che dice A se ne possono trovare in un batter d’occhio dieci che dicono B.
La storiella della presunta anticostituzionalità è stata ormai avanzata in tutte le salse a scopo intimidatorio e denigratorio. Ma l’iniziativa “antiburqa” non può violare la libertà di religione dal momento che il burqa non risponde ad alcuna prescrizione religiosa. E’ proprio il contrario: è il burqa a violare la nostra Costituzione dal momento che costituisce la negazione e il rifiuto dei principi fondanti di uno Stato di diritto occidentale. E’ dunque evidente che chi obbliga altri (altre) ad indossare il burqa (perché non ci si venga a raccontare la storiella della libera scelta…) non è integrato né integrabile; e quindi non è adatto a vivere in Ticino.
Quanto alle signore elvetiche convertite all’Islam che indossano il burqa di propria spontanea volontà, siano coerenti e si trasferiscano in quei Paesi che si fondano proprio sulle regole tribali e di sottomissione della donna che dimostrano di condividere. Perché è troppo facile sostenere certi principi standosene comodamente in Svizzera…
Comunque, la garanzia costituzionale all’articolo antiburqa la devono dare le Camere federali, e vogliamo proprio vedere i deputati che si schiereranno contro il voto popolare ticinese (scontata l’opposizione della $inistra, che peraltro vorrebbe far rifare anche il voto del 9 febbraio perché, a parere dei kompagni, gli svizzeri sono scemi e votano senza capire). Della volontà popolare, secondo costoro, va fatto strame in nome del politikamente korretto e della strada spianata alla multikulturalità (completamente fallita). Perché “bisogna aprirsi” a chi rifiuta le nostre regole per venire ad imporci le sue in casa nostra; perché difendere la nostra identità, e le conquiste di secoli di lotta, è cosa da beceri populisti e razzisti.
Che tristezza questa $inistra (e dintorni) allo sbando – da anni non ne azzecca più una – che tenta di difendere il diritto di opprimere le donne e oltretutto con argomenti che non sono nemmeno di sinistra… Ma l’importante è denigrare sempre e comunque il popolo bestia che vota “sbagliato”. Se non votasse del tutto, secondo lorsignori, sarebbe meglio: non vi ricorda la mentalità degli eurofalliti nel cui novero i kompagni insistono nel volerci portare? Chi s’assomiglia…
Lorenzo Quadri