Ticino Eldorado dei clandestini

Intanto un asilante respinto, ben lungi dall’andarsene, è riuscito a rimanere in Svizzera e a totalizzarvi il record di 450 denuncie

Ma chi l’avrebbe mai detto. Dalla vicina ed ex amica Penisola il fuggi-fuggi è ormai generalizzato. Non solo l’emigrazione degli italiani è cresciuta del 30% nel corso del 2012, ma il Ticino è diventata la meta cui mira – grazie anche ad un efficace passa-parola – un numero sempre crescente di clandestini. Non è certo una sorpresa. Almeno, non per noi. Per altri, invece, erano tutte panzane della Lega populista e razzista. Un po’ come il soppiantamento dei ticinesi da parte dei frontalieri nelle assunzioni. Un dramma con cui in periodo elettorale i partiti $torici, con incredibile faccia di tolla, si riempiono la bocca, dimenticandosi di proposito che la libera circolazione l’hanno voluta loro.
Va da sé che il 15 aprile si assisterà al rientro nei ranghi. E la Lega verrà lasciata sola a battersi contro le devastanti conseguenze della libera circolazione delle persone e delle frontiere spalancate.

Cifre raddoppiate
Per noi non è certo una sorpresa apprendere che siamo l’Eldorado dei clandestini che lasciano l’Italia per fiondarsi in Ticino. Tuttavia, vederselo spiattellare nero su bianco sulle pagine de Il Giorno, come accaduto nei giorni scorsi, fa comunque un certo effetto.
Fatto sta che nell’arco del 2012 il numero di soggiorni illegali in Ticino è raddoppiato, passando da 3800 a 7500. Quanto alle richieste di asilo presentate nel nostro Cantone, sono passate, nello stesso periodo, da 3000 a 6000: quindi raddoppio anche qui.
L’attrattività della Svizzera è data dalla generosità del nostro Stato sociale (pagato da noi) nei confronti dei finti rifugiati, ma anche dall’efficienza delle procedure. Infatti la rapidità (relativa) dell’evasione della domanda d’asilo permette al sedicente rifugiato se accolto di installarsi comodamente, se respinto di ripresentare altrove la domanda. In Italia invece il richiedente l’asilo rimane a lungo in un limbo durante il quale si trova allo sbando, affidato alle strutture di carità o lasciato in mezzo alla strada. Ma naturalmente solo gli svizzerotti vengono accusati di razzismo da patetici organi sopranazionali e i nostri Consiglieri federali, invece di mandarli a fare un bagno o altro, si cospargono il capo di cenere.

Norme aggirate
Molto meglio, dunque, per il clandestino approdato in Italia, puntare direttamente sugli svizzerotti.
Accade così quel che racconta un conoscente rientrato in treno da Milano nei giorni scorsi: sul convoglio c’era un nutrito gruppetto di sedicenti asilanti, tutti ben vestiti e con trolley e zainetti come se andassero in vacanza. In dogana si sono fatti prendere in consegna dalle guardie di confine, che li hanno accompagnati al centro di Chiasso.
In casi del genere, dove è evidente che il finto rifugiato arriva dall’Italia, dovrebbe in teoria scattare la riammissione immediata nel Belpaese (accordi di Dublino). E’ tuttavia chiaro che il sistema non funziona, altrimenti non ci sarebbero così tanti asilanti ad entrare in Svizzera da sud in modo così plateale. I più scrupolosi comunque sanno bene come fare per impedire che possa venire dimostrato dove si trovavano prima di varcare i nostri confini. 
 
Il finto asilante da 450 denuncie
E’ ovvio quindi che il nostro status europeo di Eldorado dei clandestini (per usare la definizione de Il Giorno) deve venire modificato, da qui la necessità di inasprimenti.
Altrettanto ovvio è che mica tutti i finti asilanti respinti lasciano il paese. Il Blick, poco sospetto di essere un giornale leghista (nelle redazioni Ringier non viene assunto nessuno che sia contrario all’ingresso della Svizzera nella fallimentare UE) ha di recente riportato la vicenda di un asilante algerino respinto che, ben lungi dal tornare a casa propria, è rimasto da noi dove è riuscito a totalizzare ben 450 denunce, ridendosela della giustizia svizzera che doveva sempre rilasciarlo, né poteva rimpatriarlo nel paese d’origine causa accordi internazionali a colabrodo.
Nel settembre 2011 il finto asilante in questione – secondo i kompagni ovviamente un povero perseguitato politico – è partito per il Belgio per poi rientrare in Svizzera un anno e qualche mese dopo! Perché evidentemente il nostro paese è il paradiso europeo per i finti rifugiati. Da allora si trova in carcere preventivo, naturalmente sempre a spese nostre.
Lorenzo Quadri