Intanto si scopre che lo sparatore “svizzero” è in realtà un ex asilante naturalizzato malgrado i precedenti penali
Come volevasi dimostrare: a Menznau (Lucerna) un folle apre il fuoco nella mensa della ditta per cui lavora, uccidendo due persone e ferendone sette. E subito la tragedia viene strumentalizzata in funzione politica. E tra gli strumentalizzatori fa bella (o piuttosto brutta) mostra di sé la solita radiotelevisione di cosiddetto servizio pubblico.
Come antipasto: viene divulgata la notizia che lo sparatore sarebbe “un cittadino svizzero di 42 anni”. Strano, quando si tratta di indicare la nazionalità dei delinquenti stranieri, si assiste spesso e volentieri ad una malcelata reticenza. Gli atti parlamentari mirati ad ottenere sistematicamente nelle comunicazioni ufficiali l’indicazione della nazionalità degli autori di reati vengono respinti in virtù del politikamente korretto… o forse ci sono cose che è meglio non dire?
Poi si scopre che, ma tu guarda i casi della vita, lo sparatore svizzero tanto svizzero non è. Infatti si tratta di un ex asilante kosovaro-albanese naturalizzato. Non solo: naturalizzato malgrado i precedenti penali – condanna per banditismo nel 1998 – che avrebbero dovuto portare all’espulsione, altro che passaporto rosso!
Dribblare il voto popolare
Ovviamente, poi, la sparatoria serve a dare nuovamente la stura al dibattito sulle armi in Svizzera. L’obiettivo del dibattito è sempre lo stesso: colpire le armi legalmente detenute dai cittadini, per poi colpire, in questo modo, l’esercito di milizia, il principio stesso della milizia ed i valori fondanti – e non eurocompatibili – della Svizzera. Naturalmente infischiandosene bellamente del fatto che la custodia dell’arma d’ordinanza a domicilio è stata riconfermata “a furor di popolo” due anni fa, nel febbraio 2011.
Ecco perché la $inistra si lancia a capofitto nella diatriba ed ecco perché la RSI, notoriamente schierata, fa la stessa cosa.
Da notare che l’ex asilante kosovaro si è procurato illegalmente l’arma utilizzata per la strage. Ma di questo agli strumentalizzatori non pare importare granché.
E, sempre per la serie “ma tu guarda i casi della vita”, quello attuale non è un periodo qualunque, ma è un momento particolare per l’esercito di milizia elvetico. Infatti ancora quest’anno i cittadini saranno chiamati alle urne sull’iniziativa che chiede di abolire l’esercito di milizia. Il tempo vola ed inoltre tutti sanno che per vincere una votazione occorre muoversi per tempo, preparare il terreno. E non svegliarsi all’ultimo momento.
Così ecco che la $inistra scende in campo per suonare la consueta manfrina sulla necessità di disarmare gli onesti cittadini (non certo i delinquenti) mettendo al bando le armi legalmente detenute. Ed inventandosi nessi causali del tutto inesistenti tra atti criminali e armi in circolazione quando i dati statistici dimostrano proprio il contrario, ossia che laddove i cittadini onesti sono stati disarmati la criminalità imperversa, potendo contare su bersagli non in grado di difendersi. Inoltre, solo una minoranza dei reati violenti viene commesso tramite armi da fuoco: di conseguenza, molto più coerente sarebbe allora proibire i coltelli (obbligatorie posate in plastica).
Colpendo l’arma d’ordinanza si vuole colpire l’esercito in vista della votazione popolare. Ciò spiega la robusta discesa in campo della televisione di servizio pubblico a supporto della solita parte politica. Solo così si giustifica la scelta della Rete uno di andare ad interpellare, sulla strage di Menznau, il consigliere nazionale Verde vodese (!) Christian van Singer (su cui stendiamo un velo pietoso).
Avendo ormai sovraesposto Marina Carobbio interpellandola un giorno sì e l’altro pure, con la scusa che è l’unica socialista ticinese a Berna (strano, quando Attilio Bignasca era l’unico esponente ticinese del gruppo Lega-Udc mica veniva interpellato di continuo, anzi), pur di dare la parola sempre alla stessa parte politica, la radioTV di presunto servizio pubblico è costretta ad andare a pescare fuori Cantone.
Certo è che nei prossimi mesi le strumentalizzazioni con l’obiettivo di colpire l’esercito di milizia e con esso il concetto stesso di “svizzeritudine”, che va mortificato e denigrato per renderci sempre più eurocompatibili, si sprecheranno.
Lorenzo Quadri