Come spesso accade, i nodi vengono al pettine e dimostrano che ancora una volta, l’ennesima, la Lega e il Mattino avevano ragione.

Sergio Ermotti, CEO di UBS, nelle sue dichiarazioni dello scorso fine settimana non l’ha mandata molto a dire: da quattro anni, ha detto Ermotti, è in corso una guerra economica contro la piazza finanziaria elvetica da parte di Stati e banche straniere. L’obiettivo è quello di impossessarsi di una fetta – il più possibile grossa – dei capitali stranieri gestiti dalla piazza elvetica, che il CEO di UBS cifra a 2200 miliardi  di Fr (che non sono noccioline).

Siamo quindi in guerra. Ed era ora che qualcuno del ramo lo confermasse senza troppi giri di parole, concordando con quello che da tempo dice la Lega (altro che “balle populiste e razziste”).

In effetti, la guerra economica contro la Svizzera è cominciata assai prima, con la vicenda dell’oro ebraico: la questione morale era, come sempre, una  foglia di fico per nascondere interessi di tutt’altro genere. E non certo legati a questioni belliche.

 

25mila posti di lavoro

La guerra economica contro la Svizzera non sarà senza conseguenze. Ermotti in questo senso ha confermato le previsioni fatte le scorse settimane dal suo predecessore Oswald Grübel: la piazza finanziaria elvetica lascerà sul campo almeno 20-25mila posti di lavoro.

Con la differenza però che sotto la direzione Grübel UBS, con certi comportamenti, ha prestato il fianco ai nemici della Svizzera, sicché l’ex CEO non è molto nella condizione di pontificare.

Siamo in guerra, ma il Consiglio federale e il parlamento invece di reagire hanno ceduto su tutta la linea, alzando bandiera bianca ancora prima che il “nemico” facesse a tempo a fare cip. La calata di braghe è stata immediata e su tutta la linea. Come se non bastasse, si calano le braghe davanti a Stati falliti, vedi il caso dell’Unione europea.

 

Ubbidire ad un’UE fallita

Proprio così: l’Unione europea è fallita, la stessa Europa ha ormai imboccato, e da un pezzo, la strada del tramonto. Non è più in grado di creare lavoro per i suoi cittadini, non ha più il controllo sulle frontiere, è invasa da moltitudini di finti rifugiati in arrivo dal Nordafrica, ad alto tasso di criminalità. Metà degli Stati membri è sull’orlo del fallimento o è già fallita. Nei pressi delle principali capitali si sono create Banlieues impenetrabili, da terzo mondo. E’ chiaro che siamo alla frutta. Il sipario sta per calare.

E il governo elvetico ancora ubbidisce agli ordini di un’Europa fallita, in una clamorosa corsa al cedimento ad oltranza – e a catena. Si cede sulle percentuali di liberatoria con uno stato: giocoforza si deve cedere con tutti gli altri. L’europarlamento (istituzione di nullafacenti strapagati con benefits da mille e una notte, finanziati con i soldi di cittadini che non sanno più da che parte voltarsi per arrivare a fine mese) adesso farfuglia di scambi automatici. Poco ma sicuro, il Consiglio federale è pronto ad alzare bandiera bianca anche su questo, seguito pecorescamente dai partiti $torici e, di conseguenza, dal parlamento.

 

L’internazionale comunista

Non solo è uno scandalo che l’autorità politica svizzera, dopo che i suoi cittadini hanno lavorato duro per decenni per costruire il paese, adesso lo svenda cedendo alle pressioni di Stati falliti.

Ancora più scandaloso è che si prospetti la perdita di 25mila posti di lavoro sulla piazza finanziaria svizzera, senza che nessuno faccia un cip. Peggio: la $inistra, che ormai non ne azzecca una nemmeno per sbaglio, da un lato finge di scaldarsi per ogni ristrutturazione, dall’altro è assolutamente d’accordo di buttare a mare 25mila posti di lavoro nella piazza finanziaria. Anzi, sull’altare dell’ubbidienza ad oltranza ad un’UE fallita ne vorrebbe distruggere ancora di più, passando direttamente allo scambio automatico d’informazioni. Ennesima dimostrazione che questa parte politica non si è mai mossa dall’internazionale comunista. Anche quando tenta di darsi una patina di apparente “moderazione”.

Urge un referendum che spazzi via la politica finora praticata dal Consiglio federale, ciò che dovrebbe di conseguenza portare alle dimissioni chi l’ha praticata e promossa, ossia la ministra del 5% Eveline Widmer Schlumpf, che peraltro siede in Consiglio federale senza alcuna legittimazione.

 

Mr.Dati

Fa poi sorridere, amaramente, la presa di posizione, sempre nei giorni scorsi, di Mr. Dati, ossia l’ex consigliere nazionale dei Verdi Hanspeter Thür, il quale “difende al 100% il segreto bancario, quale espressione di un principio fondamentale dello Stato di diritto elvetico, ossia la protezione della sfera privata di cui fa parte anche quella finanziaria”. Ineccepibile nei contenuti, meno per quel che riguarda la tempistica. Dov’eri fino adesso, Mr Dati ex Consigliere nazionale verde? A contare i girini negli stagni?

Lorenzo Quadri