La triste vicenda dell’orso M 13 ha tenuto banco in questi giorni causando indignazione generale. Infatti non è chiaro perché il plantigrado non potesse venire trasferito altrove invece che abbattuto.
Spiace naturalmente per la sorte dell’animale, ma l’escalation che ne è seguita non può che lasciare perplessi. Anche perché c’è lo sgradevole sospetto che il vero movente non sia la sorte di M13, ma la propria visibilità mediatica.
Cominciando dall’inizio: che Pierre Rusconi, consigliere nazionale di un partito giustamente patriottico, l’Udc, se ne esca pubblicamente con un “Svizzera di M”, deve venire deplorato. Un rappresentante del Popolo nel parlamento federale non si può permettere di insultare il Paese che è chiamato a rappresentare. Tanto più che la denigrazione della Svizzera è ormai stata fatta entrare a forza nella nostra mentalità dai fautori del politikamente korretto.
Forze politiche come la Lega e l’Udc devono combattere questo andazzo. Un andazzo che ha lo scopo ben preciso di svilire le nostre specificità e la nostra identità, per giustificare la nostra trasformazione in calderone multikulturale e l’ingresso nella fallimentare unione europea.
Alimentare sentimenti antisvizzeri, oltretutto per una vicenda del genere, è quanto di più sbagliato si possa fare. D’altra parte, che il granconsigliere e sindaco Plr di Biasca Jean François Dominé pretenda addirittura le dimissioni di Rusconi per l’improvvida sortita, è altrettanto fuori posto. Questo sì che è degrado della politica: attaccarsi strumentalmente ad una frase sballata per boicottare l’avversario, invece di confrontarsi sul piano delle idee e delle proposte per il futuro del Paese. Forse perché i partiti storici non hanno né idee né proposte ma, come ben si vede in queste settimane, solo un chiodo fisso: mettere i bastoni tra le ruote alla Lega dei Ticinesi. Per non rischiare di perdere posizioni di potere. Per non dover “dividere la torta”.
Montare casi mediatici su esternazioni dettate dall’emozione del momento dimostra peraltro che il nostro territorio è ormai saturo di media cartacei ed elettronici che non sanno come riempire le pagine. Una situazione su cui, ovviamente, c’è chi ci marcia.
Parla l’ex lacchè di Gheddafi
Ma la vicenda è ben lungi dal chiudersi, perché ecco che la triste fine dell’orso varca i confini nazionali, ed un ex ministro degli esteri italiano in manco di visibilità coglie al volo l’occasione per farsi promotore di una petizione antisvizzera. Che al signor Frattini, già segnalatosi quando era in servizio per le sortite contro il nostro Paese, del povero orso non gliene potrebbe fregare di meno, è palese. Ma cosa non si fa per un quarto d’ora di celebrità. Soprattutto quando, dopo un periodo sotto i riflettori, si è ricaduti, contro la propria volontà, nell’anonimato.
In nessun caso tuttavia si possono tollerare gli insulti alla Svizzera e agli Svizzeri che alcuni firmatari della petizione si sono sentiti autorizzati a profferire. Sia costoro che in particolare il signor ex ministro in manco di visibilità mediatica, già lacché di Gheddafi, faranno bene a volare basso, perché 1) abbiamo sicuramente più argomenti noi per fare petizioni anti-italiane (black list illegali, spioni fiscali, ecc ) che loro per farne di anti-svizzere.
Ricordiamo che il solo Ticino dà da mangiare a 56mila frontalieri e che le notifiche di 90 giorni sono esplose a quota 21mila (a danno dell’economia locale).
Quindi, se da sud pensano di andare avanti di questo passo, noi cominciamo a chiudere le frontiere con l’Italia per un paio di giorni, tanto per vedere l’effetto che fa.
Lorenzo Quadri