Casta, stop alle fregnacce sulla “patria in pericolo” (uella!) per colpa del No Billag
La propaganda di regime della TV di Stato contro la “criminale” iniziativa No Billag ha ormai raggiunto livelli insopportabili. Da notare che questa propaganda di regime su un tema posto in votazione popolare, e sul quale la RSI dovrebbe di conseguenza mantenere l’equidistanza, è pagata con i nostri soldi. Un motivo in più per votare Sì a No Billag il 4 marzo.
L’isteria collettiva della casta, che mai aveva toccato simili apici, nemmeno su temi molto più importanti – perché, va detto chiaramente, le sorti del Paese non dipendono in nessun modo da quelle del canone più caro d’Europa – ha una sola spiegazione. L’establishment, che da anni perde terreno (i cittadini sono sempre meno disposti a farsi turlupinare), sbrocca perché vede minacciato il proprio centro di propaganda e di conservazione del potere, finanziato col canone. Questo è il vero problema. Il “servizio pubblico” è solo uno specchietto per le allodole. Idem la preoccupazione per i posti di lavoro alla TV di Stato. La casta ha devastato il mercato del lavoro ticinese con la libera circolazione delle persone; la casta ha calato le braghe sul segreto bancario, provocando la perdita di quasi 3000 impieghi solo nelle banche ticinesi; la casta appoggia gli smantellamenti postali e la relativa cancellazione di migliaia di posti; e gli esempi potrebbero continuare. Quindi, che la casta non tenti di spacciarsi per paladina dell’occupazione: perché non se la beve nemmeno il Gigi di Viganello. Semplicemente, i vertici della TV di Stato e la partitocrazia si servono dei dipendenti della RSI come di scudi umani per contrastare il No Billag.
Populismi da tre e una cicca
Visto che i sedicenti Amici della RSI, ma guarda un po’ capitanati dal Prof Baranzini ospite fisso nei faraonici studi di Comano, oltre ad avere dalla loro parte la partitocrazia e la stampa di regime al gran completo (solo il Mattino, infatti, sostiene l’iniziativa No Billag) , hanno soldi da spendere, proliferano gli striscioni (quanti abusivi?), gli adesivi attaccati a cartelli e pali della luce (questi sono tutti abusivi; e i costi di pulizia chi li copre? Il solito sfigato contribuente?), le inserzioni di tenore apocalittico sui giornali. Ultimamente sono arrivati anche i volantini a tutti i fuochi ad infesciare le bucalettere dei ticinesi. I quali, di questa isterica campagna di votazione, ne hanno da tempo piene le scuffie.
Nei volantini, oltre ai soliti scenari catastrofisti, si arriva a riesumare la defunta Radiomonteceneri. Ohibò. Il tema della votazione è il futuro, la digitalizzazione, i giovani (e non solo) che non guardano più la TV. E questi amici della RSI tentano di fare populismo da tre e una cicca tirando fuori dalla tomba il passato remoto. La prossima mossa sarà proporre la reintroduzione delle carrozze con i cavalli?
Queste campagne “nostalgia” mirano, evidentemente, al pubblico anziano. Ma dimenticano di proposito tutti gli anziani che, nel corso degli anni, sono stati tiranneggiati con metodi da STASI dagli ispettori della Billag. E dimenticano anche quegli anziani che tirano la cinghia, che magari non ascolano la radio e/o non guardano la televisione, ma sono costretti a pagare lo stesso la pesante tassa pro-SSR. E, con la nuova legge, a pagarla per intero. Perché non ci sarà più il canone solo per la radio o solo per la televisione.
Il campus da 100 milioni
La TV di Stato dispone di troppi soldi grazie al canone più caro d’Europa. Di conseguenza, per spenderli tutti, si è gonfiata come una rana. Il concetto di “servizio pubblico” è stato stiracchiato al di là di ogni decenza. Spacciare per “servizio pubblico” i quiz scopiazzati dalla Vicina Penisola e con concorrenti frontalieri è vergognoso. Pretendere, in generale, che l’intrattenimento mediatico sia un “servizio pubblico” equivale a sostenere che tra i compiti fondamentali dello Stato c’è quello di rincoglionire i cittadini.
E come la mettiamo con il famoso campus da 100 milioni (!) – praticamente la piramide di Cheope – che la RSI vorrebbe costruire a Comano e sul quale, chissà come mai, da quando è iniziata la campagna contro la “criminale” iniziativa No Billag è calato un improvviso (e assai sospetto) silenzio? Se queste dimostrazioni di megalomania, anche edilizia, non sono la conferma dei quintali di grasso che cola…
Ipermediatizzazione deleteria
Il fatto che la RSI si sia gonfiata come una rana ha anche un’altra conseguenza negativa: l’ ipermediatizzazione della politica ticinese. E questo fenomeno danneggia il paese, poiché stimola i troppi politicanti con l’ego a mongolfiera a cercare continuamente le telecamere. Per riempire i palinsesti, la TV di Stato si arrampica sui vetri inventandosi dibattiti sul nulla, cui naturalmente vengono invitati sempre i soliti tromboni. I quali adesso ringraziano difendendo con furia degna di miglior causa l’emittente che gli permette di farsi campagna elettorale con i soldi del canone.
E cosa dire del fatto che, praticamente alla fine di ogni seduta, i membri della Commissione della gestione del Gran Consiglio trovano il codazzo dei giornalisti RSI ad attenderli? Una simile spettacolarizzazione, grottesca e profondamente antisvizzera, esiste solo in Ticino. Non si trova in nessun altro Cantone. E poi ci si chiede come mai da noi vige un clima di campagna elettorale permanente?
Paragoni campati in aria
Pagare il canone più caro d’Europa anche se non si guarda la SSR, nel 2018 non è più accettabile. Costringere la gente a pagare a caro prezzo un servizio che non usa, è aberrante e lesivo della libertà personale. Le associazioni a tutela dei consumatori dovrebbero essere le prime ad insorgere; ma naturalmente, visto che si tratta di succursali del P$, invece del consumatore difendono la TV di $inistra. L’argomento spesso e volentieri invocato dai contrari al No Billag per giustificare che chi NON consuma deve pagare comunque, è risibile. Dicono lorsignori: anche chi non ha figli contribuisce a finanziare le scuole sebbene non ne usufruisca. Il paragone non sta in piedi. Le scuole, la sicurezza, le strade,… sono tutti dei servizi indispensabili alla collettività. La TV di Stato, invece, fa parte del superfluo. Si può stare benissimo senza.
A sentire i dibattiti e le innumerevoli prese di posizione sull’iniziativa No Billag, tutti sembrano consapevoli della necessità per la SSR di riformarsi, di ridimensionarsi e di costare meno. Ma attenzione: se il 4 marzo l’iniziativa No Billag dovesse venire asfaltata, questi buoni propositi finiranno nel water già il lunedì mattina successivo. Per cui: tutti a votare SI’!
Lorenzo Quadri