Coronavirus, l’appello dall’Engadina ai turisti ed ai proprietari di case di vacanza
L’amministratrice del gruppo Facebook “SOS Engadina”: “Turisti, non rifugiatevi da noi, tornate a casa! I contagi si moltiplicano anche qui, e se vi ammalate il nostro piccolo ospedale non vi potrà curare perché la capacità è ridottissima”
La scorsa domenica abbiamo riferito della situazione in Engadina, dove fino ad una settimana fa la vita ed il turismo sembravano scorrere come se l’emergenza coronavirus riguardasse un altro pianeta. Ristoranti, negozi e stazioni sciistiche erano presi d’assalto. Ed intanto, il virus si diffondeva inesorabilmente.
Poi è arrivato il giro di vite del governo grigionese, oltre che di quello federale. Ma la situazione rimane insostenibile e gli abitanti sono preoccupati. Susanna Giani Bergonzio, ticinese trasferita da anni in Engadina, ha creato il gruppo Facebook “SOS Engadina. Vogliamo trasparenza e coerenza. Stop coronavirus!” che in pochi giorni ha totalizzato svariate centinaia di iscrizioni.
“Sono molto preoccupata per quello che sta accadendo – spiega Susanna Giani – qui è ancora pieno di turisti che fanno la spesa tranquillamente e passeggiano in gruppo, senza preoccuparsi del contagio. E di turisti stranieri facoltosi ne continuano ad arrivare: i jet privati atterranno numerosi all’aeroporto di Samedan. Nei giorni scorsi si sono rifugiate qui molte persone provenienti non solo dalla Svizzera, ma anche dall’Italia, dalla Germania, dal Principato di Monaco, eccetera. Questi villeggianti si trovano ora nelle loro residenze secondarie e troppi si comportano come se questa fosse un’isola felice, non toccata dal virus. Intendiamoci, sono ben consapevole dell’importanza del turismo per la nostra valle: noi viviamo di turismo. Però credo sia giunto il momento di invitare i non residenti a lasciare l’Engadina. La situazione di pericolo è evidente. Sui social continuo ad imbattermi in post con foto delle nostre località corredate da hashtag come “No Corona”, “Healthy Mountain” (Montagna sana) e slogan analoghi. E’ sbagliatissimo. I contagi ci sono anche qui, eccome, favoriti da comportamenti irresponsabili di chi si crede al sicuro. Tanti turisti si sono contagiati qui. Ma noi abbiamo solo un piccolo ospedale a Samedan, con capacità ridottissima. Chi si ammala in Engadina rischia concretamente di non poter accedere alle cure, e la presenza massiccia di turisti che alloggiano in appartamenti in affitto o nelle loro case di vacanza aggrava la situazione. Vorremmo che il nostro Cantone e la Confederazione si occupassero di questo problema che per noi è davvero vitale”.
Da qui l’accorato appello di Susanna: “Esorto quei ticinesi che hanno una residenza secondaria in Engadina e che magari pensavano di trasferirvisi per le prossime settimane approfittando anche della chiusura delle scuole, a non farlo! Non solo nell’interesse degli abitanti del posto, ma per il loro stesso bene. Rimanendo in Ticino, se vi ammalate avete la possibilità di farvi ospedalizzare. Qui, invece, in ospedale non ci sono i posti necessari”.
Lorenzo Quadri