In quanto finto rifugiato, il 19enne algerino non doveva neppure essere in Svizzera

Ci aspettiamo una condanna esemplare nei confronti dell’autore dell’aggressione all’arma bianca avvenuta all’alba della scorsa domenica in Via al Forte, in centro Lugano. Ed il giovane criminale straniero va mandato a scontare la pena nelle galere del paese d’origine! Altro che mantenerlo nelle nostre confortevoli carceri simili ad alberghi

Com’erano già i mantra degli spalancatori di frontiere? “Immigrazione uguale ricchezza”? I migranti economici sono delle “risorse da integrare”? Costoro “devono entrare e devono restare tutti”?

Nelle prime ore della scorsa domenica mattina a Lugano, fuori da una discoteca in Via al Forte, una 20enne domiciliata nella regione è stata accoltellata da un asilante algerino di 19 anni, riportando lesioni al mento e all’avambraccio. L’assalitore sarebbe diventato violento perché la ragazza, all’interno del locale, avrebbe respinto le sue avance.

Le lesioni riportate dalla vittima non sono gravi. Ma c’è motivo di credere che ciò sia dovuto a semplice fortuna. Ed infatti le ipotesi di reato a carico del finto rifugiato algerino comprendono il tentato omicidio.

Ma come: i giovani stranieri violenti non erano tutta una balla della Lega populista e razzista?

Conti che non tornano

Chiaramente ci sono parecchie cose che non tornano in questa brutta storia. La prima è la presenza stessa dell’aggressore in Ticino. Poiché in Algeria non è in corso alcuna guerra, il giovane in questione è un migrante economico. Pertanto, andava rimandato per direttissima al natìo paesello.

Magari, invece di organizzare conferenze-flop sull’Ucraina per gonfiarsi l’ego, il “medico italiano” (cit. Corriere della Sera) del PLR farebbe bene ad occuparsi – assieme alla sua collega di governicchio e di partito Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS), ministra di Giustizia – degli accordi di riammissione con i paesi d’origine dei finti rifugiati. In particolare quando questi paesi sono “poco propensi” a riprendersi i loro connazionali; ed è il caso appunto dell’Algeria.

E potrebbe pure, sempre in tandem con la Ka-Ka-eS, fare sì che la Svizzera segua la via tracciata da Boris Johnson e mandi gli asilanti in appositi centri realizzati in Africa.

In appartamento?

Il finto rifugiato – accoltellatore di via al Forte, si legge sui media, soggiorna nel Bellinzonese. Anche a tal proposito sarebbe utile saperne di più. Da quanto tempo costui si trova in Ticino? Quanto è già costato all’ente pubblico?

E ancora: se l’aggressore alloggia in un centro per asilanti, cosa ci faceva a Lugano alle tre di notte? Non ci sono degli orari per il rientro? Se invece vivesse per conto proprio, ci troveremmo davanti all’ennesimo flop della politica degli “asilanti in appartamento” voluta dal P$. Un tipo di gestione che fa perdere ogni controllo su queste persone e sulle loro attività (magari illegali). Vedi il fenomeno dello spaccio negli appartamenti.

Quali controlli?

C’è anche un altro quesito che ci piacerebbe venisse chiarito: quello relativo al coltello. Se il finto rifugiato, come si legge sui giornali, aveva approcciato la ragazza dentro la discoteca, e l’ha poi aggredita all’esterno, vuol dire aveva già il coltello con sé quando è entrato nel locale notturno. Ma allora, cosa controllano i servizi di sicurezza, se i clienti possono entrare armati?

Scontare la pena in Algeria

Non serve precisare che, nei confronti dell’accoltellatore algerino, ci aspettiamo venga pronunciata una condanna esemplare. Qui c’è un soggetto che abusa dell’ospitalità degli svizzerotti ed in più commette reati della massima gravità. Se perfino in una situazione del genere a spuntarla fosse il buonismo-coglionismo, ciò sarebbe un’ulteriore, deleteria conferma che la nostra giustizia è inflessibile solo con gli sfigati automobilisti!

Come se non bastasse, al danno si aggiungerà la beffa. Nel caso il finto rifugiato venisse condannato ad una pena detentiva da scontare – e ci mancherebbe che non fosse così – le spese di carcerazione finiranno ancora una volta sul groppone del contribuente. Ma questi soggetti vanno spediti per direttissima nelle galere del paese d’origine; altro che mantenerli nelle nostre prigioni simili ad alberghi, con menù a scelta e sale fitness!

Inoltre, visto che la polizia cantonale dispone di fior di portavoce, periodicamente – ad esempio due volte al mese – sarebbe assai opportuno che divulgasse il resoconto dei reati commessi in Ticino e la nazionalità dei presunti autori. Nel caso si trattasse di cittadini svizzeri, va indicato se essi sono davvero tali o se invece trattasi di beneficiari di naturalizzazioni facili. O forse qualcuno, magari a $inistra, è contrario alla trasparenza?

Silenzi imbarazzanti

Come c’era da attendersi, gli spalancatori di frontiere passano all’acqua bassa davanti all’ennesimo reato violento commesso da un asilante. Fosse stato un ticinese ad accoltellare un richiedente l’asilo, poco ma sicuro che i $inistrati, con la stampa di regime al seguito (R$I in testa), starebbero già montando la panna sul “razzismo”.

Degno di nota anche il silenzio tombale delle femministe r$$overdi davanti ad una ragazza aggredita a coltellate.

Se il crimine fosse stato commesso da un ticinese invece che da un migrante economico in arrivo da “altre culture”, le femministe ro$$overdi starebbero già strillando alla violenza di genere, al tentato femminicidio, eccetera. Già fioccherebbero atti parlamentari gravidi di accuse allo Stato di “non fare abbastanza” (?) e farciti di richieste di potenziamento della già elefantesca amministrazione cantonale.

Ma visto che l’accoltellatore è un asilante algerino, uno di quelli che arrivano qui grazie alle frontiere spalancate volute anche dalle femministe ro$$overdi immigrazioniste… citus mutus! Lo stesso silenzio tombale cui si è assistito a proposito delle aggressioni sessiste e razziste di Peschiera del Garda ad opera di gruppi di giovani africani.

Come mai le sedicenti femministe di $inistra – quelle che addirittura difendono il burqa, però si scandalizzano per le “tutine da ginnastica sessualizzanti” – non chiedono che venga impedito l’arrivo in Svizzera di finti rifugiati “che non rispettano le donne” (cit. Simonetta Sommaruga) e che anzi costituiscono un pericolo per le medesime?

Femminismo a corrente alternata?

Lorenzo Quadri