Pazienti di Campione, ma non solo: c’è forse un trattato internazionale da rivedere?
Mazzoleni (Lega): “Ritengo ci siano dei margini di risparmio, il Ticino deve attivarsi con Berna”
L’accesso alle cure ticinesi da parte di pazienti di Campione d’Italia ha più volte tenuto banco sia su queste colonne, che in atti parlamentari della Lega: a Bellinzona così come a Berna.
Le relazioni tra l’enclave e gli enti pubblici elvetici sono infatti troppo spesso improntate alla mungitura degli svizzerotti.
Si ricorda ad esempio la vicenda – sollevata a più riprese da chi scrive in Consiglio nazionale – dei dipendenti licenziati dal Casinò di Campione, rispettivamente dal Comune, residenti in Ticino (in genere con permesso B) che ricevevano la rendita di disoccupazione svizzera malgrado non avessero mai versato i contributi. Rendita che, a seguito della particolare composizione degli stipendi dell’enclave, in certi casi era addirittura superiore alla paga che i beneficiari incassavano quando lavoravano: circostanza, questa, che il Consiglio federale ha confermato.
Lo stop
La copertura dei costi sanitari dei cittadini di Campione che si fanno curare in Ticino ha dato adito ad una diatriba tra il Comune e la Regione Lombardia. Ad un certo punto, nel novembre del 2021, la Regione Lombardia aveva bloccato ai campionesi l’accesso al sistema sanitario ticinese. Questo dopo essersi accorta che, per il periodo tra il 2004 ed il 2018, a tale capitolo aveva dovuto sborsare la bellezza di 91 milioni di euro; andata a battere cassa presso il Comune, la Regione si era scontrata con un njet (è peraltro evidente che il Comune non dispone di una somma del genere).
Istituzione comune LAMal
Dopo varie traversie, agli abitanti di Campione è stato di nuovo concesso di curarsi in Ticino. Lo scorso maggio il Tribunale amministrativo regionale (TAR) della Lombardia ha stabilito che ai campionesi si applica l’accordo italo-svizzero del gennaio 2005. In base a questo accordo, i costi delle prestazioni sanitarie di cui usufruiscono in Svizzera cittadini residenti in Italia vengono assunti in via provvisoria dall’Istituzione comune LAMAL. Detta Istituzione, con sede ad Olten, venne creata nell’ambito degli accordi tra Svizzera ed UE “per garantire l’accesso alle prestazioni sanitarie UE/AELS da parte di cittadini residenti in Svizzera e per garantire ai cittadini residenti nell’UE/AELS l’accesso alle prestazioni sanitarie svizzere”.
“Risposta incompleta”
Pochi giorni dopo la citata sentenza del TAR della Lombardia ed alla luce di quanto essa ha stabilito, il deputato leghista Alessandro Mazzoleni – che di professione è avvocato specializzato in diritto delle assicurazioni sociali – ha inoltrato un’interrogazione al CdS. Obiettivo: ricevere chiarimenti a proposito dei costi che l’accesso dei campionesi alla nostra sanità potrebbe provocare ai ticinesi.
La risposta governativa è arrivata nelle scorse settimane. Il CdS assicura che l’Istituzione comune LAMal copre integralmente la spesa delle prestazioni sanitarie erogate ai campionesi; sicché il Ticino non rischia nulla. Una risposta che Mazzoleni giudica incompleta: “Il governo non tiene in considerazione che, seppur coperti dall’Istituzione comune LAMal, i costi generati dai pazienti di Campione vanno ad aumentare la spesa sanitaria ticinese: di conseguenza contribuiscono ad aumentare i premi di cassa malati applicati in Ticino”.
Il raggio si allarga
Il problema a questo punto non riguarda solo Campione, bensì tutti i cittadini stranieri i cui costi sono coperti dall’Istituzione comune LAMal. “Il CdS cita l’accordo italo-svizzero del 2005 – osserva Mazzoleni – ma sarebbe interessante approfondirne i termini. Così come la Svizzera ha firmato un accordo con l’Italia, sicuramente ne ha sottoscritti di analoghi anche con la Francia e con la Germania. Il contenuto è il medesimo, o cambia da Paese a Paese? Quali ripercussioni hanno questi accordi sui costi sanitari nelle tre regioni della Svizzera? Come influisce, su questi costi, l’elevatissima concentrazione di frontalieri in Ticino, che non si ritrova in nessun’altra parte della Confederazione? L’accordo italo-svizzero è del 2005, ossia di 18 anni fa. Non sarebbe opportuno che venisse verificato e se del caso rinegoziato, dato che nel frattempo in Ticino sono esplosi sia i premi di cassa malati che il numero dei frontalieri?”. “Ritengo verosimile – prosegue il granconsigliere leghista – che in quest’ambito esistano dei margini di risparmio: se è così, vanno sfruttati integralmente prima di prendere delle misure per contenere la spesa sanitaria che andranno poi ad influire sulla qualità delle cure erogate ai ticinesi. Come ad esempio la moratoria dei medici in alcune specializzazioni decisa di recente dal CdS”.
Tutte questioni che per ora rimangono sul tavolo: la Lega si premurerà di sollevarle con atti parlamentari anche a livello federale. “Intanto – conclude Mazzoleni – lascia l’amaro in bocca che il CdS, nelle sue risposte, non si ponga nemmeno il tema di una revisione dell’accordo italo-svizzero, quando a sollecitarla dovrebbe essere proprio il Ticino”.
Morosi stranieri: basta!
Nella risposta all’interrogazione sui costi della sanità campionese emerge anche un dato degno di nota (che non riguarda Campione). Ossia il costo per i morosi di cassa malati che finisce carico del Cantone, e dunque dei contribuenti. Negli ultimi 10 anni, si parla di ben 162 milioni di franchi.
Il governicchio afferma di non essere in grado di distinguere tra svizzeri e stranieri “poiché il dato della nazionalità non viene fornito dagli assicuratori malattia”.
Ora, lo scoperto dell’assicurato moroso nei confronti della Cassa malati finisce (per l’85% dell’ammontare) a carico del Cantone dopo una procedura esecutiva sfociata in un atto di carenza beni. Che, stando così le cose, non sia possibile per l’amministrazione cantonale rilevare la nazionalità del moroso pare dunque piuttosto bizzarro.
Se però si ipotizza che, a livello cantonale, la ripartizione dei morosi di cassa malati tra svizzeri e stranieri sia analoga a quella dei beneficiari di prestazioni assistenziali (60% svizzeri, 40% stranieri, il che significa una chiara sovrarappresentazione di questi ultimi) si può stimare che, dei 162 milioni di spesa complessiva per morosi, 65 siano generati da stranieri. Qui sì che si sono dei margini di risparmio! Ripetiamo per l’ennesima volta: sugli stranieri in assistenza occorre tagliare, e alla grande!
Lorenzo Quadri