Frontalieri: ma tra i politicanti ticinesi c’è ancora chi crede ancora a Babbo Natale?

Quando si dice: parlare per dare aria ai denti! L’ufficio presidenziale del Gran Consiglio nelle scorse settimane ha incontrato la Commissione speciale della Regione Lombardia per i rapporti con la Confederazione. Recita una saggia massima: quando si vuole affossare un tema, si crea una “commissione”.

Siamo a fine 2019, ed ancora i rappresentanti del Cantone la menano con l’illusoria ratifica del famoso accordo sulla fiscalità dei frontalieri, datato 2015. Ossignùr.

Bisogna davvero essere un po’ duri di comprendonio per non rendersi conto che l’accordo in questione è morto e sepolto. Nessun governo italiano, di nessun colore, l’ha mai voluto attuare. La strategia (?) tricolore è chiara: agli svizzerotti facciamo tante promesse. Le mettiamo pure per iscritto. Sono così fessi che le prendono per buone e si aspettano che le manterremo. E intanto fanno i compiti e ci concedono tutto quello che vogliamo. Quando poi sarà il nostro turno di concedere… contrordine compagni! Improvvisamente spuntano gli ostacoli! Siamo mortificati!

I kompagni non firmano

La $inistra del Belpaese ha detto chiaro e tondo che l’accordo fiscale non si firma. Lo ha detto quando non era ancora al potere. Non c’è alcun motivo per ritenere che cambierà rotta adesso che ha ottenuto le cadreghe grazie ai noti inciuci di palazzo e contro la volontà popolare. E’ tuttavia nell’interesse dei vicini a sud continuare ad imboscare l’accordo nel cassetto, senza dichiararlo decaduto, e menare il can per l’aia, per tenere buoni gli svizzerotti. Per la serie: mica abbiamo detto di no, stiamo trattando…

Decretare il fallimento

E’ evidente, dunque, che adesso sta alla controparte elvetica prendere in mano la situazione. Si tratta di decretare che la trattativa per la modifica dell’imposizione dei frontalieri è fallita. E quindi la Convenzione del 1974 viene disdetta unilateralmente. Perché col fischio che il Ticino va avanti a versare “sine die” 84 milioni all’anno (in continua crescita) di ristorni dei frontalieri sulla base di una Convenzione superata dagli eventi e basata su presupposti che non esistono più da un pezzo (segreto bancario, rientro quotidiano dei frontalieri al domicilio, niente discriminazioni, eccetera).

Teatrino liblab

Si ricorderà che la Lega insiste da molti anni, anche a Berna, sul tema della disdetta della Convenzione. I camerieri dell’UE in Consiglio federale, però, non ne hanno mai voluto sapere. Perché non vogliono avere nessun tipo di “gabola” con il Belpaese. Di sicuro non vogliono averne  per il Ticino ultima ruota del carro. Il primo ad essere contrario alla disdetta è il ministro degli esteri PLR KrankenCassis (quello che va in giro a bullarsi che lui mai dirà “Switzerland first”).

Intanto il Lussemburgo…

Giova (uella) ricordare che prima delle elezioni cantonali, ad evidente scopo di marketing elettorale, in gran Consiglio l’ex partitone presentò un atto parlamentare che chiedeva la disdetta della Convenzione del 1974. Chi furono i primi a tirare il freno a mano? I deputati del PLR ticinese alle camere federali, ovviamente! Quando si dice il Buongoverno…

E c’è anche un’altra cosa che è prioritario ricordare. Il Lussemburgo, per i frontalieri attivi sul suo territorio, di ristorni versa ZERO. Quindi non pagare niente “sa po’”. Non si capisce allora per quale assurdo motivo gli svizzerotti dovrebbero invece essere gli unici a pagare per poi farsi prendere pure a pesci in faccia. Quindi: via la Convenzione del 1974 ed il Consiglio di Stato decida subito di bloccare i ristorni!

Lorenzo Quadri