Lo dicono anche gli italiani; eppure gli svizzerotti continuano a farsi infinocchiare
Negli scorsi mesi in occasione del suo esordio si era molto parlato, anche alle nostre latitudini, del mensile gratuito “Il Frontaliere” distribuito al confine e destinato, appunto, ai frontalieri.
Dopo il primo lancio – con tanto di polemiche con il Mattino – le acque attorno a questa pubblicazione si sono assai calmate. Almeno da questa parte del confine, è calato il silenzio. Ma Il Frontaliere c’è ancora e sull’ultimo numero propone un articolo a proposito del famigerato accordo sulla fiscalità dei frontalieri. L’articolo è interessante in quanto esprime il punto di vista d’oltreramina sull’annosa faccenda. Ebbene, il titolo è eloquente: “l’accordo fiscale diventa carta straccia”.
Sostanzialmente quello che il Mattino ha sempre sostenuto. L’accordo fiscale infatti non vedrà mai la luce perché l’Italia non lo vuole. Quindi si arrampica sui vetri alla ricerca di scuse per menare per il naso gli svizzerotti. I quali, come da copione, si fanno infinocchiare ogni volta. A marzo, poi, a Roma cambierà il governo. E, con esso, cambieranno integralmente le carte in tavola.
La conferma
Ebbene il Frontaliere sull’ultimo numero dice in sostanza la stessa cosa.
Secondo il mensile, l’accordo fiscale è carta straccia perché L’Italia sta andando alle elezioni, “e non è da escludere un cambio di maggioranza”. Ma anche perché il Belpaese, nella sua ricerca di pretesti per non concludere il trattato, ha sempre tirato in ballo presunti ostacoli elvetici alla devastante libera circolazione delle persone.
Peccato che la libera circolazione con la fiscalità dei frontalieri c’entri come i cavoli a merenda. L’attuale accordo fiscale, con relativi ristorni, risale infatti al 1974; se i due temi fossero in qualche modo legati, sarebbe giunto al capolinea al più tardi nel 2004, con la caduta della preferenza indigena.
Si attaccheranno all’iniziativa?
Adesso il Frontaliere, probabilmente senza nemmeno sbagliare troppo, ipotizza la prossima mossa italica per bloccare il nuovo accordo: i vicini a sud si attaccheranno al lancio dell’iniziativa popolare contro la devastante libera circolazione delle persone, “e – scrive il mensile – l’intesa sulla riforma del sistema di tassazione dei frontalieri diventerà carta straccia”.
Interessante poi il finale dell’articolo, che conferma in pieno quanto da tempo appare su queste colonne: “Le forze politiche del Belpaese potranno rassicurare i loro elettori-frontalieri sul mantenimento dello stato quo”; traduzione: le politica italiana è ostaggio dei frontalieri e dei loro ingiustificati privilegi fiscali.
E infine: “anche i comuni di frontiera dormiranno sonni più tranquilli, senza la paura di vedersi cancellati dalla sera alla mattina i preziosissimi ristorni, soldi con i quali si curano ogni anno le ferite della parte corrente dei bilanci”.
E’ davvero incredibile che…
Et voilà, svizzerotti fessi serviti di barba e capelli! I ristorni vengono utilizzati per tappare i buchi di gestione corrente. Le opere infrastrutturali di interesse comune italo-svizzero restano sulla carta – o nemmeno su quella. Se le vogliono, i ticinesotti devono aprire il borsello e pagarle loro; anche su suolo italico: vedi ad esempio i park &ride senza i quali il nuovo trenino dei puffi Stabio-Arcisate, per il quale abbiamo già pagato quasi 200 milioni di Fr, è inesorabilmente votato al fallimento. E questo al di là delle prime fantozziane settimane di esercizio della nuova tratta.
E’ davvero incredibile che, in questa situazione, in Consiglio di Stato non si trovi un terzo “ministro” disposto ad unirsi ai due leghisti formando così una maggioranza per bloccare il versamento dei ristorni. Tanto, cosa c’è da perdere? Il nuovo accordo sulla fiscalità dei permessi G è morto e sepolto. Lo dicono anche gli italiani.
Lorenzo Quadri