Rachid Nekkaz annuncia un nuovo teatrino pro burqa a Locarno per il primo luglio
Ma il Consiglio federale non vuole dichiararlo “persona non grata”
Rachid Nekkaz, giustamente sconosciuto ai più, è un imprenditore (dice lui) algerino che da quattro anni paga le contravvenzioni alle donne che, in Francia, girano col burqa contravvenendo alla legge. Piccola ma significativa puntualizzazione: il Nekkaz non è franco-algerino, come in genere si sente dire, bensì algerino e basta: ha infatti rinunciato alla cittadinanza francese.
Il Nekkaz lo scorso 10 dicembre ha indetto in quel di Locarno, va da sé senza chiedere il necessario permesso, una sorta di conferenza all’aperto per contestare il divieto di burqa, votato dal 65% dei ticinesi, e per annunciare che si sarebbe fatto carico lui delle multe. Abbiamo quindi a che fare con un cittadino straniero, non residente in Svizzera, che arriva in casa nostra ed invita a violare le nostre leggi. Ma naturalmente gli svizzerotti devono farsi andar bene questo ed altro: mica vorremo passare per “chiusi e xenofobi”!
“Intellettuale moderato”?
Inutile dire che in dicembre l’algerino venne accolto a Locarno con il tappeto rosso (o quasi). Il municipale PLR Niccolò Salvioni ebbe a dichiarare che il Nekkaz è persona “intellettuale e moderata” e quindi è giusto dialogare con lui. Non è chiaro in che misura l’imprenditore (?) algerino sarebbe un “intellettuale”. In talune cerchie radikalchic, l’asticella per potersi fregiare di questa qualifica è molto bassa. O magari il signore algerino è un intellettuale perché racconta la fregnaccia di voler difendere le donne islamiche nell’ Occidente liberale dall’intollerabile – e “xenofobo”! – divieto di girare interamente sepolte sotto un pesante pastrano integrale, mentre allo stesso tempo se ne impipa delle donne musulmane oppresse nei loro paesi?
Inoltre c’è come il sospetto che se il Nekkaz, invece di invitare a violare il divieto di burqa, invitasse, ad esempio, a violare la norma penale contro il razzismo (il famoso articolo 261 bis) certamente non verrebbe definito dal municipale liblab di turno un “intellettuale ed un moderato”.
Sarebbe poi interessante sapere cosa succederebbe se un ticinese andasse in Algeria a contestarne le leggi: verrebbe accolto come un ospite di riguardo, oppure…?
Adesso il reato c’è
Adesso l’algerino pro-burqa ci riprova. Ha annunciato che il primo luglio, giorno d’entrata in vigore del divieto di burqa, tornerà ancora a Locarno (vista l’accoglienza trionfale riservatagli dal municipio tramite il suo esponente, come dargli torto?) per istigare alla violazione della nuova legge. Rispetto a sette mesi fa, c’è una differenza sostanziale. In dicembre il divieto di dissimulazione del viso non era ancora in vigore, per cui il Nekkaz poteva al massimo istigare a commettere un reato futuro. Il primo luglio, invece, il divieto sarà già effettivo. La legislazione antiburqa dichiara punibile anche la complicità o l’istigazione. Sarebbe quindi sorprendente – ma è noto che il mondo è pieno di sorprese – se una persona che dichiara di venire appositamente in Ticino per commettere un reato venisse di nuovo accolta come un ospite di riguardo, un ammirevole intellettuale moderato (Salvioni dixit) con le carte in regola per venire a calare la morale ai ticinesotti “chiusi e xenofobi”. Magari la polizia sarà presente; ma non già per impedire al Nekkaz di tenere il suo squallido teatrino, bensì per permettergli di farlo senza venire disturbato da qualche ticinesotto a cui non sta bene che l’algerino di turno venga in casa sua a sabotare le sue leggi.
Persona non grata
Si ricorderà che la prestazione invernale del Nekkaz era arrivata fino al Consiglio federale. Nel senso che chi scrive aveva chiesto al governo, tramite atto parlamentare, di dichiarare l’algerino persona non grata. Va da sé che la risposta è stata picche. Del resto, il Consiglio federale ha sempre avversato il divieto di burqa ticinese, fino a quando non si è dovuto piegare alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo che tutelava il divieto francese. Per cui, figuriamoci se avrebbe preso posizione in difesa della volontà popolare sgradita! Non sia mai! Anche qui c’è il sospetto che, se invece di istigare a violare la norma antiburqa, il Nekkaz istigasse alla violazione di quella antirazzismo, il Consiglio federale avrebbe assunto una posizione ben diversa.
E la recidiva?
L’annunciata performance del Nekkaz evidenzia però un problema, che era già stato sollevato, ma senza successo, dal promotore dell’iniziativa contro il velo integrale, il “Guastafeste” Giorgio Ghiringhelli. Se il danaroso imprenditore (?) algerino dovesse pagare tutte le multe, chi continua a girare in burqa non sborserebbe nulla di tasca propria. Quindi potrebbe andare avanti ad infrangere la legge per “farla” ai ticinesotti che si illudono di essere ancora un po’ padroni in casa loro. Per questo motivo, il Guastafeste suggeriva che nella legge d’applicazione antiburqa si prevedesse anche la possibilità, in caso di violazione recidiva, di condannare il (la) colpevole a svolgere lavori di pubblica utilità. La Commissione della Legislazione del Gran Consiglio non ha però ritenuto di dare seguito a questo saggio consiglio. Si è limitata a rimandare uregiatescamente ad un imprecisato futuro la valutazione su eventuali misure alternative alla multa. Beh, forse l’imprecisato futuro è già arrivato.
Lorenzo Quadri