Grandi magazzini nell’era del coronavirus: i dipendenti si sentono ignorati ed a rischio
Lo sfogo di una di loro: “Siamo tutto il giorno a contatto con la clientela e tocchiamo soldi. La “distanza sociale” non viene rispettata e a noi viene impedito di portare la mascherina. I grandi dirigenti si preoccupano solo degli incassi e dell’immagine: noi dipendenti non contiamo nulla! Chiediamo al governo di prendere subito misure più incisive
Nell’era del coronavirus, per chi lavora a diretto contatto con il pubblico, ad esempio alle casse dei grandi magazzini, la situazione è critica. La preoccupazione è tanta.
Una cassiera in un supermercato del Luganese ci racconta la sua angoscia: “I clienti non rispettano le regole, le righe rosse per mantenere le distanze vengono ignorate. Io mi sono permesso di farlo notare ad una signora e sono stata insultata. Troppi cittadini non hanno alcuna consapevolezza della situazione. Non tengono le necessarie distanze, non portano mascherine e vengono anche più volte al giorno per fare acquisti superflui. Ad esempio per comprare una lattina di birra! Se la gente non cambia abitudini al più presto, saremo messi peggio della Lombardia”.
Ma a scandalizzare la nostra interlocutrice è soprattutto il comportamento dei dirigenti. “Loro fanno le riunioni in skype per evitare il contagio. Però a noi, che siamo tutto il giorno e tutti i giorni a diretto contatto con il pubblico, viene proibito di indossare guanti e mascherine, per questione d’immagine! Lo trovo assolutamente scandaloso. La preoccupazione dei manager è quella che gli scaffali siano sempre pieni. Per noi dipendenti non spendono una parola! La nostra saluta non importa. Siamo dei numeri. Dobbiamo solo restare tranquilli, non creare problemi, ma come facciamo? Tocchiamo tutto il giorno soldi che sono passati nelle mani di tutti; ci sono clienti che quasi ci starnutiscono in faccia. Io ho dei figli piccoli, i miei genitori sono anziani, e non nascondo di essere angosciata. E questo vale anche per tante mie colleghe”.
“Vogliamo misure più drastiche”
Sul cosa bisognerebbe fare, la nostra interlocutrice non ha dubbi: “servono misure molto più incisive. E ovviamente serve che queste misure vengano osservate. L’Italia ha fatto meglio di noi, che stiamo cincischiando. Trovo scandaloso che non venga decretata la chiusura dei confini. Devono entrare solo i frontalieri indispensabili al settore sanitario. Pensando al mio ambito lavorativo: per i negozi servono disposizioni ben più stringenti. Ad esempio far entrare un numero massimo di clienti per volta, solo con mascherina, e fare in modo che le distanze vengano rispettate. Per noi, che lavoriamo a contatto con il pubblico, le mascherine ed i guanti dovrebbero essere obbligatori, non solo per proteggere noi, ma anche nell’interesse della clientela stessa! E’ inaudito che degli alti dirigenti, isolati al sicuro nei loro uffici o a beneficio del telelavoro, possano impedire a noi, che siamo al fronte dalla mattina alla sera, di prendere delle misure indispensabili a tutela della nostra salute. Noi veniamo messi in pericolo in nome del profitto, ed oltretutto, se vogliamo parlare di soldi, il nostro settore non sta soffrendo, diversamente da tanti altri! In più, ci sono anche clienti che protestano perché noi non indossiamo le mascherine: ma non è una scelta nostra, ci viene impedito!”
“Io spero – conclude la donna – che questo mio appello raggiunga chi può prendere delle decisioni. Perché occorre cambiare subito marcia se davvero si vuole rallentare il contagio. La gente deve capire che deve uscire di casa il meno possibile. Nei supermercati ci deve andare solo se è necessario, non per trascorrere il tempo! E c’è anche un altro messaggio che vorrei passasse: noi cassiere non ce la facciamo più ad andare avanti così!”.
Lorenzo Quadri