Da due settimane in Ticino e nella fascia di confine italiana, si parla solo di Lega.

Venerdì la Prealpina di Varese si è lanciata in un’ennesima, ritrita intemerata contro il nostro movimento – e anche contro il sottoscritto – firmata dal caporedattore Vincenzo Coronetti, politicamente ondivago ($ocialista platealmente convertitosi a Forza Italia), che al momento approfitta di un vuoto di potere creatosi all’interno del quotidiano varesino.

L’abbiamo detto e ripetuto mille volte: è insostenibile che in Ticino ci siano 20mila residenti che non trovano un lavoro – compresi giovani laureati! – e 50mila frontalieri in continuo aumento; ed in aumento proprio in quei settori come il terziario, in cui la forza lavoro ticinese basta e avanza a coprire le richieste del mercato. Quindi il numero dei frontalieri deve venire contingentato. E lo stesso deve avvenire con i padroncini.

La Lega dei Ticinesi, come dice il nome, difende gli interessi dei ticinesi in Ticino. I quali, quando sono alla ricerca di un posto di lavoro, devono avere la precedenza rispetto a chi arriva dal Belpaese. Se cittadini italiani della fascia di confine non trovano lavoro in Italia, e di conseguenza devono venire in Ticino a portare via il lavoro ai residenti, non è certo colpa della Lega né del Ticino; la colpa è semmai delle autorità italiane. E sia chiaro che la Lega dei Ticinesi non ce l’ha con i frontalieri in sé: è normale che chi non trova lavoro in casa propria, vada a cercarlo altrove. La Lega dei Ticinesi non può però accettare che questo accada – come da anni sta accadendo – a scapito dei ticinesi. Nel 2010 nel nostro Cantone sono stati creati 3000 nuovi posti di lavoro. Il numero dei frontalieri è cresciuto di 3000 unità. Il tasso di disoccupazione tra i residenti è cresciuto. Possiamo tollerare questa situazione? Noi diciamo chiaramente di no. Di conseguenza, dovranno giocoforza andarci di mezzo frontalieri, padroncini, ecc. Ci spiace per loro ma, se il loro paese non è in grado di farli lavorare, la colpa non è di sicuro né del Ticino né della Lega. Noi ci preoccupiamo che i ticinesi abbiano lavoro in Ticino. Coronetti, in un prossimo “fondo”, chieda piuttosto al suo governo perché 50mila cittadini italiani della fascia di confine non hanno lavoro in Italia.

Fa poi specie che l’editorialista della Prealpina per le sue elucubrazioni debba andare ad agganciarsi ad un’interrogazione del sottoscritto sui lavori sulla tratta svizzera della Stabio-Arcisate: un’interrogazione che, con i rapporti italo-svizzeri, c’entra come i cavoli a merenda. La prossima volta che il buon Coronetti vuole tirarmi in ballo per presunti atti politici anti-italiani (in realtà si tratta di atti politici pro-ticinesi, ma evidentemente la differenza gli sfugge) è pregato di contattarmi prima: gli potrò indicare una mezza quintalata di miei atti parlamentari più idonei alla sua bisogna di quello impropriamente tirato in ballo. Ad esempio, potrei segnargli che sono stato il primo a sollevare davanti al Consiglio di Stato, con un’interrogazione del 20 aprile 2007, la questione degli spropositati ristorni all’Italia delle imposte alla fonte prelevate ai frontalieri (da notare che per i pochi “frontalieri al contrario”, alla Svizzera non viene ristornato un centesimo).

Fuori posto in maniera quasi agghiacciante la conclusione dello scritto di Coronetti: ovvero «questi comportamenti, le campagne di “bala i ratt”, gli insulti e le minacce rischiano solo di inasprire i rapporti dopo anni di buon vicinato e di civile convivenza. Ne vale la pena?».

Una domanda al caporedattore della Prealpina: mai sentito parlare di scudi Tremonti, di Fiscovelox, di liste nere italiane, di spioni della guardia di finanza mandati a Chiasso e a Lugano, di decreti antisvizzeri (l’ultimo oggetto di intervento da parte dell’UE)? Se c’è qualcuno che ha guastato i rapporti di buon vicinato, questo qualcuno è solo e soltanto la controparte italiana. In quest’ambito il Ticino e la Svizzera hanno semmai la colpa gravissima di aver (finora) dormito; di non aver mai preso delle contromisure nei confronti di questi veri e propri atti di guerriglia economica, abbandonando la piazza economica e finanziaria ai loro destini.

Adesso è ora di cominciare. O magari qualcuno, al di là del confine, pensava di poter andare avanti all’infinito con l’andazzo inaugurato da Tremonti e questo sulla linea di pensiero di quel capo del personale frontaliere che eludeva allegramente le leggi ticinesi perché, testuale, «tanto gli svizzeri sono fessi e non si accorgono di niente»?

 Lorenzo Quadri