L’abbandono del nucleare metterebbe la Svizzera nella palta: è corretto ripensarci
Ohibò, secondo Magdalena Martullo Blocher, figlia di Christoph,vicepresidenta del gruppo Ems-Chemie nonché consigliera nazionale Udc, bisogna costruire una nuova centrale atomica in Svizzera ed occorre prolungare di 10 anni la durata di quelle già in esercizio, che dunque dovrebbero rimanere operative 60 anni e non 50.
Attualmente le centrali atomiche attive in Svizzera sono 4: Beznau I e II, Leibstadt e Gösgen. Senza un prolungamento della loro durata d’esercizio, tutte chiuderanno al più tardi nel 2035. Di conseguenza alla Svizzera mancherà oltre un terzo della produzione di elettricità indigena.
Magdalena ha ragione
Martullo Blocher, che non è proprio l’ultima arrivata, ha ragione. La Svizzera rischia in effetti il deficit energetico per correre dietro a paturnie ideologiche politikamente korrette. In più la casta, come ben sappiamo, punta sulla mobilità elettrica: quindi auto elettriche, bus elettrici, biciclette elettriche, trotinette elettrici, tricicli elettrici, e così via. I balivi di Bruxelles vogliono vietare la messa in commercio di vetture a benzina a partire dal 2035. Non serve un premio Nobel per la fisica per immaginare cosa succede se il consumo aumenta e la produzione diminuisce. Ovviamente,succede che non c’è elettricità a sufficienza. Quindi, altro che automobili elettriche: blackout e carri trainati dai cavalli!
Decisioni tafazziane
L’uscita della Svizzera dal nucleare è stata decisa sull’onda emotiva del disastro di Fukushima, dovuto ad un terremoto e ad un maremoto: fenomeni difficilmente riproducibili alle nostre latitudini, soprattutto il secondo.
E’ ormai appurato che il populismo ro$$overde, davanti al quale il sedicente “centro” PLR-PPD cala sistematicamente le braghe,porta solo a decisioni tafazziane. Vedi la ciofeca Via Sicura. Vedi gli sciagurati ecobalzelli, per fortuna bocciati in votazione popolare (ma, fosse stato per il triciclo…).
Lo stesso Giappone, dopo un periodo di stop post-Fukushima, non solo ha riavviato le sue centrali atomiche, ma ne vuole realizzare di nuove. La strategia energetica giapponese del 2018 prevede in effetti di mantenere al 20-22% la quota del nucleare sul totale della produzione nazionale.
Blackout e burocrazia
In Svizzera, il solare e le fonti rinnovabili non saranno in grado di coprire l’ammanco provocato dallo spegnimento dell’atomo (che è un’energia pulita). Per sopperire all’energia atomica che ci verrà a mancare, servirebbero quasi 6000 turbine eoliche. Oggi ce ne sono una quarantina. Ed i primi ad opporsi a tali impianti sono proprio gli ambientalisti, corrente animalista, poiché le eliche giganti sono mortali per gli uccelli e deturpano il paesaggio: del resto, quelle piazzate sul Gottardo di certo non sono un bel vedere.
La strategia energetica 2050 senza nucleare porterà:
Sempre più succubi?
L’ovvio risultato dell’uscita dal nucleare sarà dunque quello di rendere la Svizzera sempre più dipendente da elettricità prodotta all’estero; in particolare nell’UE. Dipendente significa ricattabile. Ma uno degli obiettivi prioritari della politica elvetica deve essere quello di diventare meno dipendente dalla DisUnione europea. Perché i balivi di Bruxelles abusano biecamente degli accordi commerciali per poi imporci le loro leggi ed i loro giudici stranieri. Del resto nelle trattative, per fortuna interrotte, sullo sconcio accordo quadro istituzionale, anche l’approvvigionamento elettrico era un tema.
Se a pensar male si commette peccato ma ci si azzecca quasi sempre, non vorremmo che il “disegnino” della casta euroturbofosse di questo tipo:
1) si crea il nuovo fabbisogno di elettricità
2) l’energia necessaria manca; e quindi
3) si svende la Svizzera alla fallita UE in cambio della corrente raccontando al popolazzo che “non c‘è alternativa, è ineluttabile”.
Nel mondo
Martullo Blocher, per quanto ci riguarda, ha detto una cosa giusta. Tanto più che a livello mondiale il nucleare non è affatto in fase di smantellamento. La Cina prevede di realizzare 44 nuove centrali, la Russia 24 e l’India 14. Sono solo alcuni esempi.
Una cosa è certa: la Svizzera, a maggior ragione in tempo di crisi nera, non può permettersi di correre dietro alle paturnie dei Verdi-anguria: ai loro vertici (?) ci sono studenti a vita, completamente disconnessi dalla realtà, e che pensano di poter mungere all’infinito i soldi degli altri.
Lorenzo Quadri