Il divario tra i salari in Ticino e quelli nel resto della Svizzera cresce sempre più

Quando si dice “le scoperte epocali”! Dall’ultimo rapporto dell’UST, Ufficio federale di statistica, emerge che il Ticino ha i salari più bassi di tutta la Svizzera. Per scoprirlo non ci voleva un premio Nobel per l’economia. Non solo in questo sfigatissimo Cantone i salari sono inferiori ma – e questo va ribadito ad oltranza – il divario con il resto della Svizzera continua a crescere. Il motivo è evidente: l’invasione da sud voluta dalla partitocrazia!

Numeri eloquenti

Le cifre dell’UST non lasciano spazio a dubbi. In Ticino la remunerazione mediana è di 5546 franchi al mese. Tutte le altre regioni sono ben oltre i 6000 Fr, con un picco di 7113 a Zurigo. La mediana svizzera è di 6665 franchi mensili.

Per remunerazione mediana si intende che metà dei salari sono superiori questa cifra e metà sono inferiori; non si tratta quindi della remunerazione media.

Le cifre di cui sopra riguardano l’insieme degli stipendi: quindi sia quelli pubblici che quelli privati.

Come detto il divario continua a crescere. Nel 2008 lo scarto tra il Ticino ed il resto della Svizzera era di 857 Fr al mese. Adesso siamo a 1158.

Inquietante il paragone con la Svizzera orientale, che era la regione più vicina a noi per salari. La differenza del 2008 era di 485 Fr al mese, quella del 2020 di 865. Non è un raddoppio, ma poco ci manca.

Sempre meno svizzeri

Il Ticino rimane dunque sempre più indietro rispetto al resto della Confederella. Il nostro Cantone è sempre più lombardo e sempre meno svizzero! “Grazie” alle frontiere spalancate volute dalla partitocrazia, la maggioranza dei lavoratori presenti in Ticino non è svizzera. I soli  frontalieri sono 75mila (quelli dichiarati) ovvero quasi un terzo dei lavoratori totali. 10 anni fa i frontalieri erano poco più del 20% degli occupati in Ticino. I nuovi frontalieri non arrivano nei settori tradizionali (industria, edilizia) in cui la presenza di permessi G rimane più o meno stabile nel tempo. L’esplosione si registra nel settore terziario, dove non c’è alcuna carenza di manodopera residente.

Da ricordare, e la stima è sicuramente prudenziale, che in Ticino in media il salario dei frontalieri è inferiore del 25% rispetto a quello dei residenti. Differenze del genere non esistono da nessun’altra parte del Paese. Non esistono in Romandia e men che meno in Svizzera tedesca. Lì i frontalieri, oltre ad essere una percentuale bassissima, a volte guadagnano addirittura di più dei residenti (profili altamente specializzati). Pertanto non generano pressione al ribasso sugli stipendi locali (il famigerato dumping, per il parlamenticchio cantonale “dömping”).

Misure-ciofeca

Questa situazione rovinosa, in continuo peggioramento, si verifica malgrado la CIOFECA denominata “preferenza indigena light” sia in vigore ormai da quasi quattro anni. E i camerieri dell’UE in Consiglio federale hanno ancora il coraggio di blaterare che in questo sfigatissimo Cantone “l’è tüt posct” poiché c’è la preferenza indigena light?

Non solo: il disastro avviene malgrado i contratti normali di lavoro – quelli che stabiliscono dei salari minimi vincolanti nei settori in cui si riscontrano ripetute offerte di paghe al di sotto di quelle usuali – in Ticino siano ben 20, contro i 10 a livello nazionale.

Traduzione: sia la preferenza indigena light che le misure accompagnatorie sono cerotti sulla gamba di legno! La si pianti, dunque, di raccontare che è possibile salvare il lavoro in Ticino mediante gli strumenti a disposizione: perché è una fonchiata solenne! O la libera circolazione senza limiti viene “rivista” (eufemismo) o il Cantone va a ramengo. Poi ci si chiede come mai i giovani partono? E che nessun $inistrato venga a blaterare che all’ “emigrazione di massa” dei giovani ticinesi si rimedia con l’offerta kulturale alternativa, perché gli ridiamo in faccia!

Perequazione

Oltretutto, l’invasione da sud voluta dalla partitocrazia (ma avanti, votatela…) penalizza il Ticino anche nella perequazione finanziaria. Senza entrare nel dettaglio, “gli è che” attualmente la Confederella applica ai frontalieri un fattore di ponderazione del 75%. Il  risultato è che il nostro Cantone a causa dei troppi frontalieri risulta sulla carta più ricco che nella realtà. Quindi riceve meno soldi da Berna.

Ma si rendono conto…?

Alla pressione al ribasso sui salari provocata dalla libera circolazione andrà a sommarsi, poco ma sicuro, l’ulteriore distorsione generata dall’afflusso massiccio di profughi ucraini con permesso S. Essi potranno lavorare. Quindi potranno venire assunti da datori di lavoro “con scarsa responsabilità sociale” a scapito degli svizzeri e con paghe inferiori.

Domanda da un milione: c’è qualche politicante triciclato o giornalaio che si renda conto di cosa significa per i ticinesi la combinazione di:

  • Devastante libera circolazione delle persone senza limiti;
  • Crisi economica da stramaledetto virus cinese, con conseguenti fallimenti aziendali e perdita di posti di lavoro;
  • Crisi economia da guerra in Ucraina con conseguenti fallimenti aziendali e perdita di posti di lavoro;
  • Contraccolpi delle sanzioni alla Russia per le aziende, in particolare impennata dei costi delle materie prime, con conseguenti fallimenti aziendali e perdita di posti di lavoro;
  • Impennata del costo della vita per i cittadini (benzina, riscaldamento, energia, altri generi di prima necessità);
  • Afflusso epocale di rifugiati ucraini la cui presenza in Ticino, se non sarà davvero temporanea, si trasformerà in una bomba demografica con pesanti conseguenze sul mercato del lavoro e sulla spesa sociosanitaria;
  • Aumento miliardario della spesa pubblica per la cosiddetta “svolta energetica verde” (pro saccoccia), voluta dal Triciclo rintronato dal climatismo “à la page”;

Qualcuno se ne rende conto?

O sono tutti imbesuiti dal politikamente korretto e dall’immigrazionismo ad oltranza?

Lorenzo Quadri