1° maggio: anche quest’anno sarà il solito festival dell’ipocrisia autocelebrativa

Oggi Primo maggio ricorre la festa del lavoro. Ma da parecchi anni a questa parte da festeggiare rimane ben poco. La partitocrazia non si sogna di mettere un freno alla devastante libera circolazione delle persone da lei voluta. I numeri dell’invasione da sud li conosciamo: 75mila frontalieri in continuo aumento, più svariate migliaia di padroncini (e sono solo le cifre dichiarate, manca il nero).

Di recente è poi stato confermato che i salari ticinesi sono i più bassi della Svizzera. E la “forchetta” con il resto del Paese si allarga sempre più. In questo sfigatissimo Cantone la maggior parte dei lavoratori è straniera. A causa delle frontiere spalancate, il Ticino assomiglia sempre più ad una provincia lombarda e sempre meno ad un Cantone svizzero: è la legge fisica dei vasi comunicanti. La Lega ed il Mattino lo avevano previsto già vent’anni fa. Ma naturalmente erano tutte balle populiste. Ricordate le affermazioni dell’allora presidente PLR Fulvio Pelli secondo cui “con la libera circolazione delle persone, i nostri giovani potranno lavorare a Milano”?

Per questa situazione disastrosa possiamo ringraziare il Triciclo. $inistrati ro$$overdi in primis. Intanto la ministra di giustizia liblab Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) davanti al Parlatoio federale afferma, a proposito del numero di frontalieri presenti sul nostro territorio, che il Ticino è “vittima del suo successo”. Dunque per i politicanti dell’ex partitone l’invasione da sud sarebbe “un successo”. Ma avanti, votateli…

Telelavoro

La pandemia di stramaledetto virus cinese – ennesimo frutto avvelenato della globalizzazione e della libera circolazione – oltre ai noti disastri economici ha accelerato in modo esponenziale la diffusione del telelavoro. Telelavoro significa ulteriore delocalizzazione di impieghi. Per telelavorare non serve essere sul territorio. Lo si può tranquillamente fare dall’Italia a paghe italiane, o dalla Romania a paghe rumene. Per l’occupazione in Ticino sarà un altro disastro. Ma la casta si esalta per la “digitalizzazione”.

Allo sbando

Poi è arrivata la guerra in Ucraina con l’impennata dei costi dell’energia e delle materie prime. Ne deriveranno fallimenti aziendali e dunque perdita di impieghi. Il governicchio federale allo sbando ha pensato bene di peggiorare la situazione. Per slinguazzare i suoi padroni dell’UE, si è supinamente accodato alle loro sanzioni contro la Russia (guerra economica). Senza però avere la più pallida idea delle ripercussioni (effetto boomerang) che esse avranno sull’economia e sul lavoro in Svizzera. Traduzione: altri impieghi a ramengo per decisione politica!

Potere d’acquisto?

La $inistra climatista ed immigrazionista, dopo aver sfasciato il nostro mercato del lavoro a suon di frontiere spalancate rendendo i ticinesi sempre più poveri, adesso strumentalizza la guerra in Ucraina per imporre col ricatto morale “svolte verdi” dai costi miliardari, che graveranno sulle spalle dei contribuenti. In particolare dei meno abbienti. Altro che “difendere il potere d’acquisto”! Ma da chi, come il P$, sogna di aumentare le tasse ai ticinesi per quasi un quarto di MILIARDO all’anno, cosa ci si aspettava?

Per non farsi mancare niente, i kompagni Verdi-anguria esultano per l’impennata del prezzo della benzina (e dell’olio combustibile, e quindi degli affitti). Ed il governicchio federale ronfa. Per contro altri Stati, a partire dal Belpaese, sono intervenuti tempestivamente sulla fiscalità che grava il carburante, per alleviare il salasso ai cittadini. Berna peggio di Roma.

Pure i profughi

Visto che il mercato del lavoro ticinese non era già abbastanza compromesso (eufemismo), adesso ci si mette anche l’afflusso epocale di profughi ucraini con permesso S, e dunque con facoltà di lavorare. E’ evidente che lavoreranno a scapito dei residenti, magari a paghe inferiori.  Se si vuole che i rifugiati ucraini si mantengano con un’occupazione, allora bisogna bloccare il rilascio di nuovi permessi G e B. In Ticino di impieghi per tutti non ce ne sono. Quelli tagliati fuori sono sempre gli “indigeni”, che cercano un lavoro da mesi o anni, e adesso si vedono superati anche dai profughi!

Intanto per l’anno prossimo già si annuncia l’ennesima stangata (ingiustificata) sui premi di cassa malati, e le cifre ipotizzate non tengono ancora conti dei costi sanitari generati dai rifugiati ucraini.

Meglio nascondersi

I troppi sindacalisti e politicanti triciclati (kompagni in primis) – spesso e volentieri le due categorie si coprono – che oggi non mancheranno di salire sul pulpito cianciando di lavoro e di reddito dei cittadini, farebbero meglio a non farsi nemmeno vedere. Perché la situazione attuale l’hanno creata loro; mica il Gigi di Viganello. E, imbesuiti dall’ideologia internazionalista, immigrazionista e sovranofoba, non si sognano di rimediare.

Lorenzo Quadri