9 febbraio gettato nel water e le statistiche farlocche della SECO sull’occupazione

9 febbraio 2017: giorno che avrebbe dovuto segnare la fine della devastante libera circolazione senza limiti e l’inizio di una nuova era. Anche e soprattutto per quel che riguarda l’occupazione ed il mercato del lavoro. Invece il 9 febbraio 2017 suggella la fine dei diritti popolari in Svizzera. Che lo scorso dicembre a Berna sono stati vergognosamente calpestati dal triciclo PLR-P$$-PPD e partitini di contorno.

Le frottole della SECO

E proprio lo scorso giovedì 9 febbraio, ma tu guarda i casi della vita, la SECO se ne è uscita con una delle sue improbabili statistiche. Dalla quale emerge che in Svizzera la disoccupazione è aumentata rispetto a 12 mesi fa. Anche in Ticino la disoccupazione risulta in crescita dello 0,1% tra dicembre 2016 e gennaio 2017. Ma naturalmente per i pubblicisti della Segreteria di Stato per l’economia “l’è tüt a posct”. Del resto l’ha ormai capito anche il Gigi di Viganello che la SECO serve solo a fare propaganda pro-UE e pro-libera circolazione, con i soldi dei contribuenti (100 milioni all’anno).

Sempre peggio

Secondo la SECO, attualmente il tasso di disoccupazione in questo sempre meno ridente Cantone sarebbe “solo” del 4%, ovvero lo 0,2% in meno rispetto al gennaio del 2016. La media nazionale è del 3.7%. Quindi il Ticino sarebbe sopra solo dello 0.3%. Uella! Peccato che dai dati ILO, che vengono usati internazionalmente, emerga come al solito un’altra storia. E meglio:

  • nel terzo trimestre del 2016 in Ticino la disoccupazione ILO è stata del 6.9%. Quindi stiamo parlando di quasi il doppio (!) della percentuale strombazzata dagli spalancatori di frontiere della SECO. La Lombardia risultava invece al 6.7%…
  • Sempre nel terzo trimestre del 2016, la disoccupazione ILO in Svizzera era del 4.8%. Sicché il divario tra il Ticino e la media nazionale è di oltre il 2%; altro che dello 0.3% della SECO.
  • Nel terzo trimestre del 2015, la disoccupazione ILO in Ticino era del 6.8%. Sicché rispetto ad un anno fa c’è stata una crescita. E non certo un calo, come vorrebbe raccontarci la SECO.

L’invasione da sud

Già che ci siamo, aggiungiamo qualche dato in relazione all’invasione da sud che da anni il Ticino subisce. Quella che al più tardi lo scorso giovedì avrebbe dovuto essere arginata. Invece andrà avanti ad imperversare ad oltranza, grazie alla partitocrazia. Gli elettori se ne ricordino quando gli sguatteri di Bruxelles che hanno gettato nel water il 9 febbraio torneranno a mettere fuori il faccione per accattare voti.

– Nel 2016 i lavoratori notificati (ovvero padroncini e distaccati) sono stati 26’516, contro i 25’576 dell’anno precedente. Nel 2006 erano 8’785 (sic!).

  • Le giornate di lavoro svolte dai notificati sono state 708’670 nel 2016, contro le 665’184 del 2015 e le 289’741 del 2006.
  • Nel terzo trimestre 2016 i frontalieri attivi in Ticino erano 62’246. Nel secondo trimestre erano invece 62’171. Ohibò: come mai la stampa di regime, sempre pronta a spiattellare titoloni in prima pagina ad ogni calo di un paio di unità, non ha nulla da dire al proposito?
  • Ancora più interessante il dato dei frontalieri nel settore terziario, ovvero quello in cui si sostituiscono ai residenti. Siamo passati dai 37’912 del terzo trimestre 2015 ai 38’072 del secondo trimestre 2016 ai 38’336 del terzo trimestre 2016. Quindi la crescita continua, e alla grande! E con essa il soppiantamento ed il dumping salariale. Ma naturalmente la stampa di regime… citus mutus!
  • Nel 2000, quindi non nell’antichità classica, i frontalieri nel terziario erano circa 10mila mentre oggi sono quasi 40mila. Ormai siamo vicini alla quadruplicazione!
  • E poi qualcuno ha ancora il coraggio di dire che non è in atto alcuna invasione da sud, ma quando mai, sono tutte balle della Lega populista e razzista?

I suicidi

E’ quindi evidente che il nostro mercato del lavoro è andato a ramengo. E sempre per una strana casualità nei giorni scorsi è stata pubblicata dai giornali italiani una notizia di cronaca molto triste, poi ripresa anche dal Mattinonline e da LiberaTV: un trentenne di Udine si è suicidato perché non aveva lavoro ed era stufo di ricevere porte in faccia. Qualche esponente della partitocrazia spalancatrice di frontiere pensa forse che episodi del genere non succedano anche in Ticino? Qui c’è qualcuno – parecchi qualcuno – che farebbe meglio a farsi un esame di coscienza. Altro che scrivere post lacrimevoli sul drammatico evento e poi propagandare la libera circolazione! Vero kompagno Canetta direttore della RSI?

Lorenzo Quadri