Basta regalare miliardi a destra e a manca e poi far tirare la cinghia agli svizzerotti!
Per il secondo anno consecutivo, i conti dell’AVS sono in rosso. Il risultato negativo è di 579 milioni di franchetti, contro i 320 milioni dell’anno precedente, mentre nel 2013 c’era ancora un utile di 14 milioni di Fr.
Il motivo principale del deficit è l’invecchiamento della popolazione, che ovviamente era previsto e prevedibile. E, tra l’altro, che non ci si venga a raccontare la fetecchiata dell’ “immigrazione uguale ricchezza” perché gli stranieri contribuirebbero a pagare le prestazioni sociali agli svizzeri, visto che si tratta di balla manifesta. Sempre più immigrati arrivano per ricongiungimento familiare e non lavorano.
Calma e gesso
Visto che l’invecchiamento della popolazione non è quel che si dice una sorpresa, per garantire in futuro l’equilibrio finanziario dell’AVS il Consiglio federale ha licenziato il messaggio sulla riforma 2020. Esso prevede, per finanziare il primo pilastro, un aumento dell’IVA oltre che l’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne da 64 a 65 anni.
Frena Ugo! Forse è il caso, prima di mettere le mani nelle tasche della gente o di pretendere che le donne lavorino un anno in più, di guardarsi un po’ in giro. Anche perché è facile raccontare la storiella – ed infatti la sentiamo da parecchi anni ormai… – che la gente vive sempre più a lungo quindi è logico che lavori anche qualche anno in più e blablabla. Se la speranza di vita è aumentata, quella lavorativa certamente no. Grazie alla devastante libera circolazione (altro che “immigrazione uguale ricchezza”) i ticinesi vengono lasciati a casa e sostituiti da frontalieri. Chi perde un impiego a 55 anni ha ben poche speranze di trovarne un altro. Anzi: l’età in cui non è più possibile rientrare nel mondo del lavoro si abbassa sempre di più, ragion per cui aumentare l’età della pensione non pare poi una scelta così “ineluttabile”. Anche perché quando i bernesi tentano di spacciare qualcosa come “ineluttabile” è buona norma non bersela. La storiella dell’ “ineluttabilità” ce l’hanno propinata anche con lo smantellamento del segreto bancario.
Per tutti tranne che per noi?
Si pone inoltre anche una questione di priorità. E allora non sta né in cielo né in terra che agli svizzerotti si vada a dire che non ci sono soldi per la loro AVS – la “madre” di tutte le assicurazioni sociali! – e quindi devono pagare più IVA e andare in pensione dopo, quando si continuano a sperperare i miliardi all’estero.
Pensiamo in prima linea agli aiuti allo sviluppo, che divorano ben più di 3 miliardi all’anno. Cifra che, oltretutto, è in continua e vertiginosa crescita. Nel 2008 erano 2.2 miliardi, il piano finanziario del 2018 ne prevede quasi 3.6! Ma naturalmente nessuno fa un cip: non è politikamente korretto! Senza contare che l’efficacia di questi aiuti è più che dubbia. Se servissero, infatti, l’Europa non sarebbe invasa da migranti economici. E gli svizzerotti, non contenti di pagare più di 3 miliardi per gli aiuti allo sviluppo, rischiano di pagarne altrettanti per i finti rifugiati. Nel 2016 la Confederazione ha messo a preventivo 1.5 miliardi di Fr per l’asilo, calcolando però un arrivo di 24mila richiedenti. Visto che ne potrebbero arrivare il doppio, perché guai a chiudere le frontiere come fa la maggioranza dei paesi UE (“è roba da razzisti e fascisti”) anche i costi a carico del contribuente lievitano in proporzione. Però per i finti rifugiati i soldi ci sono. Per gli svizzeri che hanno lavorato tutta la vita, invece, no.
Contributi di coesione
E non è finita, perché sul piatto della bilancia, ossia nel calderone dei nostri soldi sperperati all’estero, bisogna aggiungere i contributi di coesione all’UE, i costi per la partecipazione ad inutili istituzioni sovrannazionali, quelli generati da fallimentari accordi internazionali (vedi i 100 milioni all’anno per Schengen che non aumenta di certo la nostra sicurezza ma proprio il contrario), eccetera eccetera.
Visto che a questo giochetto non ci stiamo, è evidente che la Lega presenterà un atto parlamentare a Berna con la richiesta di tagliare gli aiuti all’estero e “girare” nelle casse dell’AVS i risparmi così conseguiti. Poi vedremo o chi uscirà a strillare che “sa po’ mia” perché gli accordi con l’estero vanno rispettati, mentre quei minchioni dei nostri concittadini si possono invece prendere impunemente a calci.
Lorenzo Quadri