I soldi ci sono: basta risparmiare su regali all’estero, finti rifugiati e kultura

Ohibò, ecco che (ri)cominciano i catastrofismi sull’AVS e sui suoi conti in rosso. Ovviamente la casta se ne serve per giustificare iniziative quali l’innalzamento dell’età di pensionamento, il salasso sull’IVA, eccetera.

Curiosamente, ma tu guarda i casi della vita, un paio di settimane fa l’annuncio dei conti AVS in profondo rosso è avvenuto in contemporanea con quello del mega-attivo registrato nelle casse della Confederella: l’esercizio 2018 chiude con un attivo di 3 miliardi invece che con il preventivato passivo di 300 milioni. E’ l’ennesima volta che accade, con differenze anche plateali tra preventivi (rossi) e consuntivi (nerissimi).

Già qui qualcosa stride. In effetti, se il problema sono i conti dell’AVS, cominciamo a girare al primo pilastro gli utili della Confederazione. Con gli attivi di un anno, abbiamo già tamponato due anni di deficit del primo pilastro.

Niente marchette all’UE

Inoltre: non sta né in cielo né in terra che lo Stato trovi risorse per tutto tranne che per l’AVS! Se mancano i soldi al primo pilastro, non si affamano i nostri anziani. Tanto più che – è notizia recente – i pensionati svizzeri sono tra i più a rischio di povertà in Europa. E nemmeno si può pretendere di far lavorare la gente fino a 70 anni quando si sa benissimo che a 50, se si perde il lavoro, si è già tagliati fuori. Semplicemente, si comincia a risparmiare sul superfluo.

Tanto per cominciare: non si versa il contributo di coesione all’UE. Ovvero, niente marchetta da 1.3 miliardi di Fr “per oliare”,per dirla con i termini della partitocrazia che sostiene tale oscenità (a partire dall’eurosenatore PPD Pippo Lombardi e dal presidente del PLR Bixio Caprara).

5 miliardi per l’estero?

E poi si comincia a risparmiare dove c’è grasso che cola. Ad esempio nel settore degli aiuti all’estero e dell’asilo. Si dà infatti il caso che a queste voci la Confederella spenda ogni anno 5 miliardi di franchetti. Una marea di soldi va in fumo per mantenere migranti economici con lo smartphone, rispettivamente parte per l’estero in programmi di aiuti allo sviluppo che però non servono ad un tubo, poiché i paesi che ne beneficiano, e da decenni, non si “sviluppano” affatto. La teoria che simili contributi servirebbero a limitare l’immigrazione clandestina, alla luce di quel che succede nel mondo in generale ed in Svizzera in particolare, è così ridicola da non meritare nemmeno una confutazione: si confuta da sola.

Come se non bastasse, spesso e volentieri i paesi destinatari di questi aiuti con una mano incassano, ma con l’altra si rifiutano di firmare accordi di riammissione per i loro finti rifugiati. E la partitocrazia spalancatrice di frontiere insorge scandalizzata all’idea di far dipendere gli aiuti dalla firma di accordi di riammissione: “sa po’ mia! E’ becero populismo e razzismo!”.

Morale della favola: da questi 5 miliardi se ne può tranquillamente togliere 1.5 da destinare alle casse dell’AVS. Anche nella gestione dei soldi pubblici occorre darsi delle priorità, così come avviene in  qualsiasi economia domestica. Il finanziamento dell’AVS è prioritario. I regali all’estero no. I nostri anziani sono prioritari. I migranti economici vanno rimandati a casa loro.

Altri elementi

Non è finita: ampie possibilità di risparmio esistono anche ad altre voci di spesa. Vedi la kultura per pochi intimi con la puzza sotto il naso ed il borsello rigonfio. Come diceva già il Nano: prima il pane, poi la kultura.

Ulteriore elemento: nella denegata ipotesi in cui dovessimo firmare lo sconcio accordo quadro istituzionale, i regali miliardari all’UE li dovremmo versare d’ufficio. Non potremmo quindi più decidere di non pagarli. Ergo: basta non sottoscrivere il vergognoso tratto coloniale che tanto piace al PLR KrankenCassis ed alla partitocrazia, e si risparmia una barca di soldi da destinare al primo pilastro. Oltre, va da sé, a salvare la nostra indipendenza ed i nostri diritti popolari.

L’imbarazzo della scelta

Tra attivi miliardari della Confederazione cui attingere, marchette alla fallita UE da non versare, miliardi sperperati per l’asilo, per regali all’estero e per la kultura senza pubblico su cui si può tranquillamente tagliare, ben si capisce che gli allarmismi sulle casse vuote dell’AVS sono delle fake news del triciclo PLR-PPD-P$$. I soldi per l’AVS si possono trovare senza imporre particolari sacrifici. Il problema è che per la partitocrazia spalancatrice di frontiere, quella che denigra “prima i nostri” perché lei applica il “prima gli altri”, gli svizzeri e le loro necessità sono l’ultima ruota del carro.

Lorenzo Quadri