Altro che integrazione! Ed è facile immaginare quali saranno prossimi passi…
Nei giorni scorsi si è appresa una notizia molto interessante, anche se purtroppo non certo in senso positivo. Nel canton Vaud l’Associazione delle comunità islamiche ha preso posizione contro la nuova legge che vieta l’accattonaggio, varata dal Gran Consiglio. Si tratta di una presa di posizione politica, la prima dell’associazione, motivata come segue: l’elemosina e la carità sono uno dei pilastri dell’Islam.
Campanelli d’allarme
A questo punto cominciano a suonarci alcuni campanelli d’allarme.
Tanto per cominciare, ci troviamo davanti ad una presa di posizione politica ispirata da dettami islamici. Quindi le comunità musulmane vodesi vengono in Svizzera per fare politica secondo precetti di tipo religioso (o che loro dicono essere religiosi: se il Corano approvi effettivamente l’accattonaggio o meno, non sappiamo).
E su questa ispirazione, vengono contestate delle decisioni degli organi legislativi svizzeri, democraticamente eletti. Ci pare proprio, dunque, di trovarci davanti ad un chiaro esempio di immigrati che non intendono affatto adeguarsi alle regole e alle usanze elvetiche, ma che mirano ad imporre le proprie, in casa nostra. E ce lo dicono anche. Se nei paesi islamici l’accattonaggio è ritenuta cosa positiva, da noi non è così. Sicché, se gli immigrati islamici intendono promuoverlo, lo facciano a casa loro. Non a casa nostra. Chi non si vuole adeguare non è al suo posto in Svizzera.
Prossime mosse
La futura sequenza è fin troppo evidente. E’ chiaro che, nel caso concreto, ci troviamo confrontati con una sorta di “ballon d’essai”. Un primo tentativo di influire sulla politica del paese ospite in nome dei principi islamici. Il seguito non ci vuole una fantasia particolare per immaginarlo. Creazione di un partito di ispirazione musulmana (dato il regime di naturalizzazioni facili, gli eventuali promotori non farebbero molta fatica per trovare i candidati con passaporto rosso), presentazione alle elezioni ed insediamento di rappresentanti negli organi politici.
Così, una fetta alla volta, in perfetta tattica del salame, si cambiano le leggi dall’interno.
Il tutto con la complicità attiva dei politikamente korretti, di quelli del “dobbiamo aprirci ed essere multikulti”, e chi non ci sta viene denigrato e delegittimato come becero populista islamofobo e razzista. Di modo che nessuno, per paura dell’infamante etichetta, osi fare cip.
Complicità attiva
Complicità attiva, perché già adesso gli spalancatori di frontiere – a partire dal presidente del P$$ Levrat – vorrebbero rendere l’islam religione ufficiale in Svizzera, con la scusa di poter, in cambio (?), imporre delle regole contro l’estremismo. Si tratta, lo capisce anche il Gigi di Viganello, di un goffo pretesto per sdoganare l’islamizzazione della Svizzera, perché imporre restrizioni in nome della sicurezza – ad esempio proibire i finanziamenti esteri dei luoghi di culto musulmani od imporre che le prediche vi si tengano nella lingua locale – è già possibile adesso. Non c’è alcun bisogno di balordi riconoscimenti ufficiali che non stanno né in cielo né in terra. L’islam, infatti, con la Svizzera non c’entra un tubo. Questo è un paese cristiano da 1500 anni, e su tali basi è costruito.
Avanti così…
Imporre le nostre regole, dunque, è già possibile adesso. Però bisogna volerlo. E la maggioranza politica, rimbambita dal multikulti, non vuole.
Avanti così, “apriamoci” a chi ha velleità di conquista, rifiutiamo di imporre i nostri valori per paura dell’etichetta di fascista islamofobo; permettiamo che le nostre leggi vengano contestate, abrogate e rifatte in base ai principi coranici. Poi vedremo dove andremo a finire. Come primo passo ci troveremo ad applicare la sharia, come farneticano i Blancho di turno.
Certo, prima o poi anche i politikamente korretti, forse, scenderanno dal pero. Ma allora sarà troppo tardi.
Lorenzo Quadri