Come volevasi dimostrare, i proprietari verranno munti alla grande. Grazie, Triciclo!
La casta, imbesuita dal climatismo e dal mantra della “decarbonizzazione”, intende elettrificare l’intera mobilità, sia pubblica che privata. La decisione presa dalla fallita UE di non permettere più l’immatricolazione di nuovi veicoli con motore a scoppio a partire dal 2035 avrà evidentemente conseguenze anche per la Svizzera. Come detto a più riprese, non ci sarà però l’elettricità necessaria per tutti. E quindi, per non dover spegnere la luce o i riscaldamenti, rispettivamente per non fermare treni, tram e bus, le auto elettriche dovranno restare spente. Nella migliore delle ipotesi ci saranno delle prescrizioni su giorni ed orari in cui sarà possibile ricaricarle.
Tassa d’importazione
Ma c’è anche un altro problema, questa volta di tipo fiscale e dunque di finanze pubbliche, che entra ora di prepotenza sulla scena.
Di recente è stato reso noto che il governicchio federale intende introdurre la tassa di importazione – che ammonta al 4% – anche sui veicoli elettrici. Che finora ne erano esentati. Tuttavia questa esenzione ha un costo. Nel 2022 si calcola che essa abbia comportato, per la Confederella, minori entrate per circa 75 milioni di franchetti. Cifra che si stima salirà a 100-150 milioni nel 2023. Tra il 2024 e il 2030 nelle casse federali potrebbero mancare dai 2 ai 3 miliardi.
Di conseguenza, il governicchio federale ha messo in consultazione la proposta di cancellare l’esenzione dei veicoli elettrici dalla tassa d’importazione. L’ovvio risultato sarà un aumento dei prezzi di queste vetture, che già sono più care di quelle a benzina. La mobilità individuale diventerà sempre più un lusso per ricchi.
Se non c’è la benzina…
Ma la tassa d’importazione è il “meno della cavagna”. Il principale problema fiscale derivante dalle auto elettriche è un altro: dipende dal mancato consumo di benzina. Quest’ultima, come noto, è gravata da dazi e sovraddazi, in parte destinati a finanziare la rete delle strade nazionali ed i programmi d’agglomerato, ed in parte indirizzati nelle casse generali della Confederazione. Non si tratta di noccioline. Nel 2022 questi balzelli hanno fruttato in totale quasi 4.4 miliardi di franchi, di cui circa 3 a destinazione vincolata per compiti nell’ambito stradale ed aereo.
Queste entrate si ridurranno progressivamente fino ad azzeramento: è la logica conseguenza dell’elettrificazione della mobilità. Di conseguenza, bisognerà (?) recuperarle tassando le automobili elettriche. Ed infatti progetti in tal senso sono in fase di elaborazione a Berna. Si tratta di definire le modalità della “mungitura”. Lo scenario peggiore sarebbe se la Confederella optasse per una tassa sulla base dei km percorsi. Ovvero: lo Stato-guardone controlla di chi va dove e quando. Ciò implicherebbe la creazione di un Grande Fratello che, se vedrà la luce, verrà ben presto abusato per introdurre il road pricing, il mobility pricing e varie altre boiate-pricing mirate a limitare la libertà di movimento degli odiati automobilisti penalizzandoli sul borsello. In concreto: chi si sposterà nelle ore di punta dovrà versare un pedaggio speciale. Questo significa bastonare, ancora una volta, i lavoratori del ceto medio e basso (che mica possono scegliersi liberamente l’orario di lavoro).
L’altra alternativa è inserire un contatore nella presa dei veicoli che fatturi un balzello sull’elettricità acquistata.
Specchietti per le allodole
La politichetta ha dunque creato vari specchietti per le allodole per pistonare le automobili elettriche. Adesso uno dopo l’altro vengono a cadere. Chi, in buone fede, ha abboccato credendo che le promesse sarebbero state mantenute nel tempo – e non disdette da un momento all’altro all’insegna del “contrordine compagni, abbiamo scherzato” – rimane infinocchiato. Alla faccia della “certezza del diritto” con cui la partitocrazia ama sciacquarsi la bocca.
Non bisogna poi dimenticare che, a seguito della svolta “green” ideologica, il prezzo della corrente è destinato ad impennarsi.
Quindi i conducenti delle auto elettriche dovranno pagare di più per acquistare i veicoli (tassa d’importazione), di più per l’elettricità ed in aggiunta sorbirsi nuovi, salati balzelli sulla corrente consumata.
Sempre in coda?
Senza questi nuovi balzelli a carico dei veicoli elettrici non ci saranno i soldi per le strade nazionali (su cui circolano anche le auto elettriche).
A tal proposito, ad ulteriore dimostrazione che i ro$$overdi sono contro tutte le automobili, incluse quelle che non emettono CO2: i kompagni rifiutano per motivi ideologici di aumentare la capacità delle autostrade allo scopo di ridurre le colonne. Tuttavia, se non si fa nulla, entro il 2040 il 20% della rete autostradale elvetica sarà costantemente intasata. Logica conseguenza: il traffico si riverserà sulle strade cantonali e comunali. Grazie alla gauche-caviar.
Hai capito i $inistrati? Prima fanno esplodere la popolazione tramite immigrazione incontrollata, poi però pretendono di non adeguare le infrastrutture. Eh no! Se i climatisti non volevano investire per le strade (che sono un servizio pubblico), dovevano opporsi alla libera circolazione delle persone. Invece…
Considerazione conclusiva
I balzelli sulla benzina cofinanziano anche i programmi di agglomerato; quelli che servono a pompare i trasporti pubblici e la mobilità dolce buttando fuori le macchine (incluse “ovviamente” quelle elettriche) dai centri urbani.
Gli hater degli automobilisti non si sono ancora accorti che i soldi di questi ultimi servono a finanziare i piani di mobilità lenta che tanto piacciono ai ro$$overdi. Applausi a scena aperta.
Lorenzo Quadri