La casta senza vergogna: ne fa peggio di Bertoldo e pretende pure che ce ne stiamo zitti

E’ inutile che i soliti politicanti e soldatini della casta ripetano, per il proprio tornaconto di bottega, che con l’emergenza coronavirus ogni critica – squalificata in partenza come “polemica” – deve tacere.

E’ bene che i cittadini ricordino cosa è avvenuto nelle ultime settimane che hanno radicalmente stravolto la nostra esistenza.

Attorno al 20 di febbraio, la situazione nel Belpaese ha cominciato a degenerare. Entro la domenica 23 febbraio alcuni comuni italiani erano già stati messi in quarantena. Quel giorno il Mattino esortava alla chiusura delle frontiere con l’Italia, dicendo che bisognava lasciar passare solo i frontalieri (sani) necessari al settore sanitario o ad altri servizi essenziali, e possibilmente alloggiarli in Ticino. Su 70mila frontalieri, dunque, solo qualche migliaio andava fatto passare. Priorità numero uno: fermare i 45mila frontalieri che lavorano nel terziario, che sono quasi i due terzi del totale.

Altro che “sciacallaggio”!

E cosa è successo? Davanti all’ipotesi di chiudere le frontiere, i soldatini della casta, con i soliti pennivendoli di regime al seguito, si sono messi a starnazzare istericamente. Proprio come i cani di Pavlov, quelli che cominciavano a salivare al suono della campanella. “Razzismo! Sciacallaggio! Sa po’ mia! L’economia ha bisogno dei frontalieri! Devono entrare tutti! Chi vuole chiudere le frontiere è tarato!” (L’ultima boiata è del sommo cadregaro PLR Mauro Dell’Ambrogio, oltretutto soggetto a rischio data l’età). E cosa scriveva già il direttore del Corrierino liblab Fabio Pontiggia? Chi vuole chiudere le frontiere è un “mediocre”?

Naturalmente i camerieri dell’UE in Consiglio federale di chiudere le frontiere non ne hanno voluto sapere. Non ne vogliono sapere nemmeno ora. Rifiutano perfino i controlli sanitari sul confine. Libera circolazione über Alles! Chissenefrega della salute pubblica: “coronavirus? E’ solo un’influenza”!

Ci hanno messi nella palta

I signori della partitocrazia, con la devastante libera circolazione delle persone, hanno reso l’economia di questo Cantone dipendente ed anzi succube dall’estero. I loro imprenditori compagni di merende, per ingrassare le proprie tasche, hanno lasciato a casa ticinesi per assumere frontalieri. E poi hanno ancora il coraggio di strillare che senza frontalieri l’economia si trova nella palta? Dopo che LORO hanno messo l’economia ticinese in questa situazione? Ma che vadano a Baggio a suonare l’organo!

E’ chiaro che chi non ha applicato la preferenza indigena ma ha fatto il contrario, col fischio che adesso deve accedere a risarcimenti “anticrisi” pagati con i soldi del contribuente!

Nelle ville dei radikalchic…

Le frontiere non sono state chiuse ai 70mila frontalieri che infatti possono ancora entrare liberamente. Se il loro numero si è ridotto è solo per scelte altrui: datori di lavoro o Stati esteri. Non dei camerieri di Bruxelles in Consiglio federale, che di quello che succede in Ticino se ne fregano.

Ed infatti in questo sfigatissimo Cantone entrano ancora allegramente perfino le signore frontaliere che vanno a svolgere le pulizie nelle ville dei radikalchic benpensanti. Non sia mai che a costoro tocchi spolverare di persona! Piuttosto ci infettiamo tutti!

Carnevale

Di recente si è appreso che il maledetto virus avrebbe cominciato a diffondersi subito dopo le vacanze di carnevale. Eh già. I carnevali sono stati fermati solo dopo la fine del Rabadan. Dove l’affluenza di pubblico italico, proveniente dalla zona rossa, è importante. E intanto il Belpaese  aveva già chiuso il carnevale di Venezia. Che è “un po’ più importante” di quello di Bellinzona. Però sotto i castelli l’evento doveva a tutti i costi svolgersi regolarmente.  Forse per favorire gli organizzatori PLR? E com’era già la teoria del medico cantonale? “Al Rabadan è più facile trovarsi di fianco a Miss Mondo che ad un contagiato”?

Le scuole

Poi, la ripresa scolastica. Molti residenti in Ticino hanno trascorso le vacanze in Italia. Alcuni per turismo. Tanti altri perché sono italiani. Del resto, in un Cantone dove un terzo della popolazione è straniera ed un altro terzo ha il doppio passaporto…

Ma naturalmente le scuole sono rimaste aperte ad oltranza. Questo grazie al Consigliere di Stato di quello stesso P$ in prima fila nel rifiutare la chiusura delle frontiere. Come sappiamo, le scuole sono state chiuse a seguito dell’iniziativa di alcuni comuni, tra i quali la più grande città del Cantone, ossia Lugano, a maggioranza relativa leghista.  Poi è arrivata anche la Confederazione a decretare la medesima misura per tutto il Paese. Dopo che l’inquietante capo della Divisione malattie trasmissibili Daniel Koch prima ha predicato che le scuole dovevano restare aperte ad oltranza perché “l’è tüt a posct”.

La salute? E’ secondaria

Se le frontiere fossero state chiuse subito (e le scuole anche, come del resto chiedevano molti medici) forse non ci troveremmo in questa situazione di palta. Ma la casta eurolecchina ancora una volta ha deciso che la salute dei cittadini è secondaria. Prima di tutto viene la sacra libera circolazione e gli interessi di saccoccia di quelli che hanno assunto frontalieri invece dei ticinesi. Ed è evidente che qualcuno immaginava che, alla peggio, sarebbe stato possibile isolare il Ticino dalla Svizzera per preservare il resto del Paese. Ma gli è andata buca. Per questo ci sono dei responsabili.

E non si venga a raccontare la solita storiella del “senno di poi”. L’esempio italiano l’avevamo davanti quando c’era ancora tempo per decidere. E’ stato ignorato. Di più: ancora l’11 marzo il kompagno Berset,  davanti alla deputazione ticinese alle Camere federali, sfotteva le misure prese dall’Italia: “è solo questione d’immagine, non servono a niente, il governo vuole far vedere alla popolazione che sta facendo qualcosa”. Un paio di giorni dopo, anche la Svizzera faceva chiudere tutto, o quasi.

E questo kompagno, ormai screditato alla grande (come pure i suoi colleghi) ha ancora avuto la bella idea di venire in Ticino a raccontarci fregnacce sulla “vicinanza di Berna”, invece di seguire le sue stesse indicazioni e di starsene a casa?

Di questi grandi statisti e – ovviamente – dei loro partiti, la gente si ricorderà. Eccome che se ne ricorderà. Anche se il governicchio cantonale ci impedisce di votare per le elezioni comunali, sabotando la democrazia diretta.

Lorenzo Quadri