Sull’iniziativa “Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie” decideranno i cittadini svizzeri il prossimo 11 marzo. L’iniziativa vuole fissare il numero delle residenze secondarie in ogni Comune ad un massimo del 20%. Il Ticino è quasi tutto in zona rossa. Ossia, a parte nei centri urbani, quasi ovunque il valore soglia è già raggiunto.

L’iniziativa viene proposta come mirata a tutelare i cantoni turistici, ma se così fosse non si spiegherebbe come mai Grigioni e Vallese sono sul piede di guerra. In effetti, le residenze secondarie sono un elemento importante del turismo. Senza di esse regioni discoste già spopolate sarebbero ancora più abbandonate. Il problema è, come sempre, di misura. Ricordiamoci poi che nelle nostre valli la maggioranza delle residenze secondarie sono di ticinesi.

C’è poi un problema non di poco conto. Trattasi della telenovela, se così si può chiamare, dei rustici. Come noto il Ticino si trova di fatto messo sotto tutela dalla Confederazione. L’ARE, Ufficio federale per lo sviluppo territoriale, fa opposizione di principio contro qualsiasi domanda di costruzione per la ristrutturazione di rustici. Dopo infinite difficoltà, si intravede una soluzione. Il Gran Consiglio ha votato il PUC PEIP 1, cui però dovrà fare seguito il PUC PEIP 2, e allora forse si riuscirà finalmente a rilasciare le licenze edilizie per la ristrutturazione dei rustici e per la loro trasformazione, appunto, in residenze secondarie. Ma se si mette il tetto del 20%, di rustici ne potranno venire ristrutturati assai pochi.

Che in passato ci siano stati degli eccessi cementificatori è difficile da negare. Questo non vale però solo per le residenze secondarie. Al  momento infatti più che delle case di vacanza, bisognerebbe preoccuparsi per la continua costruzione di palazzoni che non si sa chi andrà ad abitare. Tornando alle residente secondarie,  dal 1° luglio scorso è in vigore la revisione  della legge federale sulla pianificazione del territorio, che rende obbligatorio, entro il 2014, l’aggiornamento dei piani direttori, allo scopo di limitare il numero di nuove abitazioni di vacanza. La legge prevede inoltre di promuovere l’industria alberghiera, le abitazioni primarie a prezzi moderati e di incrementare l’occupazione delle residenze secondarie.

Dunque, per evitare gli eccessi di letti freddi sono sicuramente meglio misure mirate e calibrate secondo la realtà dei singoli Cantoni e Comuni, e non i Diktat giacobini come quelli proposti dall’iniziativa: calati dall’alto e uguali per tutti,  questi Diktat sono lesivi del federalismo e delle specificità del territorio, e vanno attualmente per la maggiore in certi ambienti, in particolare quelli rosso-verdi.

Del resto il fatto che perfino gli uffici federali – quelli che per principio fanno opposizione contro ogni domanda di ristrutturazione di rustici che proviene dal Ticino in nome della “tutela del territorio” – siano contrari all’iniziativa “Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie”, reputandola eccessiva, parla da sé. Se è eccessiva per loro…