Habemus Tricket. Con Norman Gobbi. Alla fine, dopo la riunione fiume di venerdì, il gruppo parlamentare democentrista alle Camere federali ha partorito i tre candidati per il tricket trilingue da sottoporre all’Assemblea federale il prossimo 9 dicembre, quando si tratterà di nominare il successore della quasi ex ministra del 4% Widmer Schlumpf.
E sul “tricket” c’è anche Gobbi, in rappresentanza della Svizzera italiana. I “compagni di viaggio” sono, come noto, Guy Parmelin per la Romandia e Thomas Aeschi per la Svizzera tedesca.
Chance concreta
Il Ticino ha dunque una concreta chance di rientrare in Consiglio federale, dove manca da 16 anni. 16 anni in cui la situazione in questo sempre meno ridente Cantone si è nettamente degradata, sia dal profilo occupazionale che da quello della sicurezza. Principale responsabile: la devastante libera circolazione delle persone. In questi anni cruciali il Ticino non era rappresentato nella stanza dei bottoni a Berna. In Consiglio federale hanno trovato comodo, fin troppo comodo, dar retta alle squinternate – ed interessate – tesi secondo cui “tout va bien, Madame la Marquise”.
Grazie alla buona collaborazione tra Lega ed Udc questa situazione estremamente svantaggiosa per noi potrebbe finalmente cambiare. L’Udc, che è il primo partito svizzero, ha riconosciuto che il Ticino è il Cantone che si trova nella situazione più difficile di tutti. Ed ha pure riconosciuto il diritto della Svizzera italiana ad essere rappresentata in Consiglio federale, come peraltro prevede la Costituzione.
Altro che “boutade”!
Il Tricket, per quanto sostenuto dalla presidenza, non era acquisito in partenza. C’è chi aveva altre idee. Ad esempio, sì alla presentazione di tre candidati, ma senza quote linguistiche. Altra proposta è stata quella del “quadricket” ossia un ticket con quattro posti, uno per un ticinese, uno per un romando, e due per due svizzeri tedeschi. Quest’ultima variante avrebbe però implicitamente significato che le tre regioni linguistico-culturali della Svizzera non hanno, tra loro, pari dignità.
Alla fine il tricket è stato accolto con una robusta maggioranza. E questo è il primo segnale importante. Gobbi ha incassato un ottimo risultato nella votazione del gruppo e questo, chiaramente, è un ottimo auspicio. Il gruppo Udc, dunque, sostiene la candidatura Gobbi.
Alla faccia di chi diceva che si trattava di una “boutade”. Di una manovra diversiva in vista della votazione del ballottaggio per gli Stati, che si sarebbe sgonfiata subito dopo. Tali tesi sono l’ennesimo tentativo di onanismo mentale di chi rifiuta di accettare l’ipotesi che un odiato leghista potesse essere candidato ufficiale al Consiglio federale. Ed invece è proprio così. Chissà quanta bile sta travasando un certo lic iur… E’ evidente che la campagna di denigrazione e di odio, orchestrata da lui e dai suoi amichetti con la morale a senso unico, non ha sortito alcun effetto. Il fatto che Gobbi sia stato attaccato dalla stampa svizzero tedesca dimostra peraltro che la candidatura è solida e credibile. D’altra parte, la seduta di designazione dei candidati ufficiali è durata parecchio di più del previsto: inizialmente la fine della riunione di venerdì era stata agendata per le 17.30, poi spostata alle 18.15. E’ finita alle 19.30. Le lunghe discussioni dimostrano che nulla era scontato.
Non conta solo la provenienza
Alla fine, con voto unanime, il gruppo Udc ha ancora confermato il tricket con l’impegno esplicito a sostenere queste tre candidature. L’assemblea federale il 9 dicembre ha dunque la possibilità di scegliere tra Gobbi, Aeschi e Parmelin il secondo consigliere federale Udc. Venisse eletto qualcun altro, non sarebbe il Consigliere federale dell’Udc bensì quello degli altri partiti. Sarebbe quindi un nuovo caso Widmer Schlumpf. Le chance Norman e del Ticino sono dunque buone. Gobbi non è sostenuto solo perché ticinese: sarebbe riduttivo. Il gruppo Udc l’ha appoggiato massicciamente, nella convinzione che possa essere un buon Consigliere federale. Che, tra l’altro, sosterrà incondizionatamente il 9 febbraio.
Lorenzo Quadri