L’ “esecrabile” camicia contadina fa sbroccare docenti e dirigenti scolastici ro$$i
Troppi presunti educatori vogliono demonizzare e criminalizzare i nostri simboli identitari perché “bisogna aprirsi”: urge repulisti
E ti pareva! La camicia azzurrina con le Edelweiss ricamate, tipica dei contadini svizzeri, è di nuovo al centro di una polemica.
In quel di Erlach (BE), a cinque studenti di un istituto superiore rei di essersi presentati ad una festa scolastica indossando la camicia “contadina”, è stato chiesto di cambiarsi. La dirigenza scolastica si è poi arrampicata sui vetri tentando di spiegare che il problema non era la camicia in sé, bensì una questione cromatica legata al “dress code” (uella): era stato infatti stabilito che tutti avrebbero dovuto indossare dei capi scuri, ed anche ad un ragazzo che portava la maglietta di un club di hockey sarebbe stato chiesto di cambiarsi. Molto credibile, come no! Comunque, visto che della camicia con le stelle alpine esiste anche la versione scura (sfondo antracite) ci piacerebbe proprio sapere se sfoggiando quella i giovani sarebbero stati bene accolti dalla dirigenza scolastica, oppure…
Il precedente di Gossau
Ricordiamo che già nel 2015 in una scuola media di Gossau a 10 studenti che si erano presentati a lezione con la contestata camicia, spiegando di volersi mostrare “svizzeri fieri e patriottici”, un’insegnante aveva chiesto di cambiarsi. La farneticante iniziativa della maestrina ro$$a di turno era stata giustificata dalla direzione scolastica con la seguente fetecchiata: “uno studente che indossa la camicia contadina è normale, dieci lo fanno per lanciare un messaggio”. Ecco, appunto. Ai troppi docenti e dirigenti scolastici ro$$i che vogliono indottrinare i giovani al fallimentare multikulti, alla demonizzazione ed alla criminalizzazione del patriottismo, alla negazione della propria identità e del concetto di nazione, al “devono entrare tutti” – un po’ come quegli insegnanti del Belapese che, a scopo propagandistico, assegnano temi dal titolo “siamo tutti stranieri” – non sta bene che degli allievi, scandalosamente ribelli, mostrino con orgoglio la propria svizzeritudine. Guai! Ciò urterebbe la sensibilità (?) dei migranti! E si sa che tutto ruota attorno ai desideri, veri o presunti, dei migranti! Gli svizzerotti (chiusi e gretti) non devono avere altra ambizione che “aprirsi”, far sentire gli stranieri benvenuti, anzi indispensabili, anzi padroni in casa nostra! Questo occorre inculcare nelle giovani generazioni!
A parte il fatto che se uno straniero che vive in Svizzera si sente offeso dai nostri simboli identitari vuol dire che qui non è al suo posto e quindi fa il favore di raccogliere i suoi stracci e tornare al natìo paesello, per fortuna non tutti i giovani sono disposti a farsi fare il lavaggio del cervello dai troppi “educatori” che approfittano del proprio ruolo e della propria autorità per indottrinare politicamente al pensiero unico spalancatore di frontiere, lecchino della fallita UE, xenofilo ed islamofilo.
Queste resistenze studentesche di stampo patriottico evidentemente danno fastidio, eccome che danno fastidio!
E’ sempre più chiaro che in certe direzioni scolastiche politicizzate urge un repulisti.
Lorenzo Quadri