Peccato che poi sostengano la ministra del 5% che ci ha svenduti all’UE ed entrino nei comitati di sabotaggio del “maledetto voto” del 9 febbraio, mentre snobbano quelli “contro la strisciante adesione all’UE”
Incredibile ma vero, adesso che le elezioni si avvicinano, in casa PPDog si improvvisamente si accorgono che l’amministrazione federale è farcita di euroturbo. La “strepitosa” (si fa per dire) notizia la apprendiamo dal Corrierone del Ticino di giovedì. Il quotidiano di Muzzano interpella sul tema la consigliera nazionale uregiatta zurighese Kathy Riklin.
La Riklin in Ticino – non solo in Ticino, in effetti – è giustamente sconosciuta. Trattasi però della presidente della delegazione elvetica per i rapporti con l’UE e con l’AELS. Un gremio che non serve assolutamente ad un tubo, come tutte queste delegazioni del resto. Però permette di rimediare qualche intervista in periodo elettorale. Che torna sempre comodo.
Giudici stranieri
Fatto sta che la deputata uregiatta, non solo a titolo personale bensì a nome del partito, si scandalizza perché il ministro degli esteri PLR Didier Burkhaltèèèr, quello del “dobbiamo aprirci all’UE”, punta con i suoi accoliti a sottomettere la Svizzera alla Corte di giustizia UE: ciò significa sottometterla a giudici stranieri.
Che il PLR Burkhaltèèèr, esponente di un partito nemico giurato del 9 febbraio – in Ticino il suo comitato si è espresso all’unanimità contro l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, venendo asfaltato dalle urne – sostenga simili posizioni aberranti, non è certo una sorpresa. Il ministro degli Esteri PLR è infatti il fautore della ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto dell’Unione europea in Svizzera. Quindi Burkhaltèèèr non vuole solo i giudici stranieri. Vuole anche che siano gli eurofalliti ad imporre le loro leggi agli svizzerotti.
“Non so chi altri…”
Si ricorderà inoltre che l’ambasciatore elvetico presso l’UE, Roberto Balzaretti, nei mesi scorsi davanti al Parlamento europeo aveva dichiarato che la Svizzera sarebbe disposta a sottoporsi, sulla questione del proseguimento degli accordi bilaterali dopo la votazione del 9 febbraio, al giudizio della Corte di giustizia UE. E ha pure aggiunto: “non so quale altro paese non UE sarebbe disposto a fare questo passo”.
Non lo sappiamo nemmeno noi. Però non facciamo molta fatica ad immaginare la risposta: neanche uno. Perché nessun altro paese è altrettanto fesso.
Verso l’adesione
Poiché è impensabile che l’ambasciatore abbia fatto una dichiarazione del genere – che è gravissima e gravida di conseguenze – senza essere stato autorizzato dai vertici del suo dipartimento, ecco che il cerchio si chiude.
E’ evidente che l’adesione alla Corte UE non sarebbe che un’ulteriore agevolazione all’adesione all’Unione europea tout-court.
Adesso la buona Riklin, anche a nome del suo partito, il PPD, si scaglia contro chi vuole i giudici stranieri e la strisciante adesione all’UE. Peccato che il PPD non abbia affatto delle posizioni diverse da queste.
Si vede proprio che le elezioni si avvicinano: gli uregiatti si sentono in dovere di dire qualcosa di antieuropeista. Specie sui media ticinesi. Se non siamo al livello di quei kompagni che fingono di essere diventati euroscettici dalla sera alla mattina per turlupinare i cittadini, non siamo neppure troppo lontani.
Alcune domandine
Come mai quando l’ambasciatore Balzaretti ha annunciato urbis et orbis disponibilità della Svizzera a sottomettersi al giudizio della Corte di giustizia UE sulla questione dei bilaterali, gli uregiatti non hanno fatto un cip? Come mai nessun esponente PPDog, malgrado ne siano stati contattati parecchi, ha accettato di entrare nell’associazione “contro la strisciante adesione all’UE”? Come mai di uregiatti ce ne sono invece, e di peso, nei comitati di sabotaggio del 9 febbraio, quelli che finanziati dal miliardario residente negli USA (dove paga le tasse costui, ammesso che le paghi?), comitati che hanno evidentemente l’intento di cancellare il “maledetto voto” e spianare la strada all’adesione?
A proposito: Il PPD sosterrà ancora o no la ministra del 5% Widmer Schlumpf?
Morale della favola: è un po’ tardi arrivare a tre mesi dalle elezioni federali a tentare di rifarsi una verginità euroscettica quando per anni si è seguita una linea ben diversa.
Lorenzo Quadri