“Minimum Tax”: imposizione degli USA, altro che vittoria dell’UE!
La presidenta della Commissione UE Ursula von der Divano (stesso livello del suo predecessore “Grappino” Juncker, ma senza nemmeno la scusante dell’ubriachezza) si esalta per l’accordo trovato all’interno dell’OCSE sulla cosiddetta Minimum Tax, che impone una tassazione minima del 15% alle multinazionali.
La soldatina Ursula pretende di vendere l’accordo come una vittoria della fallita UE. Il che fa ridere i polli. L’UE allo sfascio non vince più nulla, e sullo scacchiere mondiale diventa sempre più irrilevante. Il resto del mondo ormai la considera solo alla stregua di un ricettacolo per migranti economici. La Minimum Tax è un’imposizione degli USA di “Sleepy Joe” Biden, vogliosi di rimpinguarsi gli esausti forzieri, svuotati dalla pandemia da stramaledetto virus cinese. Ma come mettere le mani nelle tasche delle multinazionali senza che queste scappino altrove? Elementare, Watson: si costringe il resto del mondo ad aumentare la propria pressione fiscale, così che nessuno sia in grado di concorrenziare gli States con offerte più convenienti.
Al di là delle disquisizioni sull’ammontare delle tassazioni delle multinazionali o sull’opportunità o meno di chiamarle maggiormente alla cassa, il punto è che ci troviamo davanti ad una grave violazione della sovranità nazionale: l’ennesima commessa da organismi sovranazionali quali l’OCSE. Il diritto di fissare le tasse è una componente essenziale della sovranità di uno Stato. Le principali rivoluzioni (francese, americana) sono nate proprio attorno al diritto di stabilire le tassazioni. E adesso ad arrogarsi questa prerogativa sono gremi internazionali del piffero.
Inutile dire che la Confederella, come da copione, si adegua senza un cip. Almeno paesi come l’Irlanda, l’Ungheria, l’Estonia, prima di calare le braghe hanno opposto resistenza. Gli svizzerotti no. Non sia mai! Giù, chinati a 90 gradi!
Quanto alle conseguenze della nuova aliquota minima per le multinazionali sull’erario elvetico (compreso quello dei Cantoni),lo scenario è ancora nebuloso. Si parla di 3-4 miliardi all’anno in meno: ennesima dimostrazione che alzare le imposte non riempie i forzieri. E qualcuno questi soldi ce li dovrà mettere. Stante in particolare l’incapacità (o mancanza di volontà) della partitocrazia di tenere sotto controllo la spesa pubblica.
Lorenzo Quadri