Pretendevano che già tra un anno si potessero immatricolare solo veicoli elettrici
Proprio vero che non c’è limite al peggio! Durante l’ultima seduta della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale (CTT-N) i Verdi-anguria hanno tentato di far passare un’iniziativa parlamentare farneticante, l’ennesima, con cui volevano introdurre un divieto di immatricolare in Svizzera veicoli a benzina o diesel a partire dal 2023. Ovvero tra un anno e due mesi! Va da sé che nessun altro Paese al mondo ha preso decisioni del genere. Né si sogna di prenderle.
Per fortuna sono stati asfaltati. Nel senso che l’iniziativa è stata respinta per 14 voti contro 9. Quel 9 sta però a significare che i ro$$i hanno appoggiato la delirante proposta. A dimostrazione che la gauche-caviar diventa sempre più antisociale! Del resto, i $inistrati sono ricchi. Ed il “loro” $indakato UNIA è miliardario.
Infatti, nel dibattito parlamentare sulla rovinosa legge sul CO2, (poi affossata dalle urne lo scorso 13 giugno) alcuni politicanti ro$$overdi sono saliti al pulpito a dichiarare che chi non si può permettere i nuovi balzelli sulla benzina può sempre acquistare un’auto elettrica. Come dire: “se i poveri non hanno pane, che comprino le brioches!”.
L’auto deve tornare un lusso?
Si dà infatti il caso che i veicoli elettrici costino assai più di quelli a benzina. Oltretutto stabilire che tra poco più di un anno (!) si potranno immatricolare in Svizzera solo vetture elettriche ne avrebbe fatto aumentare ancora il prezzo (aumento della domanda). Per i ro$$overdi, dunque, l’auto deve tornare ad essere un lusso per ricchi. E chi, diversamente dai danarosi politicanti della gauche-caviar, non vive in una villa dotata di garage per tre o quattro veicoli, ma deve posteggiare in zona blu, come fa a ricaricare l’auto elettrica? Cala la prolunga dalla finestra?
Visto poi che le colonnine di ricarica pubbliche sono ancora poche, è facile prevedere cosa avrebbero fatto i solerti amministratori locali nel caso la balorda iniziativa verde fosse diventata realtà. Avrebbero speso una paccata di milioni dei contribuenti per moltiplicare le ricariche in posteggi che sarebbero stati convertiti ad uso esclusivo dei detentori di auto elettriche. Alla faccia di chi ha ancora un modello a benzina.
Boomerang climatico
L’iniziativa dei Verdi-anguria sarebbe stata un boomerang anche dal profilo ambientale. Per schivare l’obbligo di passare alla più costosa auto elettrica, che avrebbe messo nella palta in prima linea i meno abbienti, i conducenti avrebbero fatto tirar là ad oltranza i veicoli a benzina. In particolare i modelli più vecchi, quelli che inquinano di più.
E come la mettiamo con l’invasione da sud voluta dalla partitocrazia? Chiaramente, i 72mila frontalieri uno per macchina avrebbero potuto continuare ad infesciare le strade di questo sfigatissimo Cantone con veicoli a benzina o diesel. Mentre i ticinesi sarebbero stati costretti alla mobilità elettrica.
Non c’era “penuria”?
Non è finita. Da qualche settimana i politicanti bernesi hanno un nuovo hobby: strillare alla penuria di elettricità. Il loro obiettivo è fare il lavaggio del cervello ai cittadini, preparando il terreno per l’ennesima calata di braghe davanti all’UE, questa volta in campo di approvvigionamento elettrico. I camerieri di Bruxelles vogliono cedere sovranità e miliardi agli eurobalivi in cambio di corrente.
Ma come: c’è carenza di elettricità, però si pretende di elettrificare in quattro e quattr’otto il parco veicoli elvetico, moltiplicando quindi il consumo? Qualche eco-isterico deve essere caduto dal seggiolone da piccolo.
Intanto a Glasgow
I Verdi-anguria pretendono di imporre sempre più sacrifici, tasse e divieti agli svizzerotti strillando all’accordo di Parigi da rispettare. Peccato che l’accordo in questione sia già morto e sepolto. I paesi che raggiungeranno gli obiettivi da esso previsti si conteranno sulle dita di una mano; ammesso e non concesso che ce ne saranno. Al vertice di Glasgow sul clima, l’accordo in questione verrà con ogni probabilità rottamato e rivisto al ribasso. La kompagna Simonetta Sommaruga si è già appellata alla comunità internazionale (la quale, evidentemente, dei suoi appelli se ne fa un baffo) blaterando come una Gretina che gli accordi di Parigi non devono essere disattesi. Chiaro, l’abbandono degli obiettivi parigini priverebbe di ogni giustificazione le misure vessatorie che la Simonetta ed i suoi burocrati pretendono di imporci strillando che “La Terra brucia”!
Se qualcuno pensa che gli svizzerotti, oltretutto in periodo di crisi economica, saranno disposti a spararsi nei gioielli di famiglia per fare i primi della classe in materia di emissioni di CO2, quando il resto del mondo se ne impipa, forse ha fatto male i conti. Ricordiamo per l’ennesima volta che la Svizzera produce meno dell’uno per MILLE del CO2 globale!
Lorenzo Quadri