Il rapporto annuale dell’ONG immigrazionista infrange ogni record
Amnesty International sempre più penosa. L’ultimo rapporto di questa ONG del piffero contro la Svizzera è vergognoso. Amnesty vi farnetica accuse senza senso. Bercia di “razzismo sistemico” (uhhh, che pagüüüraaa!) di “diritto all’aborto minacciato” (?); polemizza sulla modalità di accoglienza dei rifugiati e – naturalmente – blatera di clima.
Le fregnacce della ONG sono particolarmente fastidiose perché prendono di mira anche delle decisioni popolari. Ad esempio l’affossamento della fallimentare nuova Legge sul CO2 voluto dai cittadini. Hai capito? I tamberla di Amnesty pensano di poter mettere il becco nella nostra democrazia diretta!
A dimostrazione che il suo rapporto non vale la carta su cui è scritto, la ONG basa le proprie accuse di “razzismo sistemico” sulle storielle raccontate da Carlos-Brian. Ovvero dal giovane criminale “non patrizio” che è già costato milioni di franchi alla collettività! E che adesso, non si capisce come ciò sia possibile, passa il tempo a pubblicare video insulsi su tiktok.
In tema di migranti economici, naturalmente, Amnesty blatera che “la rapida assistenza fornita (dalla Svizzera) alle persone in fuga dal conflitto in Ucraina è in netto contrasto con le lacune normative (uella!) applicate ai richiedenti l’asilo di altri paesi che sono stati ammessi solo provvisoriamente”.
Semmai, la “lacuna” sta nel fatto che le persone ammesse provvisoriamente rimangono qui invece di venire allontanate! Comunque, per fare contenta Amnesty, possiamo abolire subito lo statuto S ed i privilegi che esso comporta: così non ci saranno più i vituperati “netti contrasti”.
Inutile dire che la SSR, foraggiata con il canone più caro del mondo, dà spazio a simili corbellerie.
Che queste ONG del piffero se la prendano con la Svizzera, è inaccettabile. Come è inaccettabile che il governicchio federale non le mandi a scopare il mare una volta per tutte.
Osiamo almeno sperare che il ridicolo rapporto contro la Svizzera finisca per direttissima nell’unico posto adatto: il cestino del rüt.
Lorenzo Quadri